Il reportage fotografico Inner Places, a cura di Marina Berardi, è il risultato di una ricerca durata tre anni, iniziata nel 2015, e condotta nell’ambito del progetto promosso dal Dipartimento di Storia Culture Religioni della Sapienza Università di Roma, dalla Cooperativa Magliana Solidale e dal Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo (CIES), il cui scopo era quello di offrire uno sguardo antropologico, in primo luogo sul quartiere romano di Magliana, la zona urbanistica 15E del Municipio Roma XI. In tale prospettiva si colloca il racconto fotografico Inner Places di Marina Berardi. Attraverso la fotografia, come strumento di osservazione e rappresentazione, l’autrice restituisce la propria esperienza, in una sorta di etnografia urbana, realizzata nella forma della narrazione fotografica, conferendole propria autonomia testuale. Lo sguardo personale dell’antropologa e l’impiego della luce, come strumento per decifrare lo spazio, sono al centro del racconto etnografico e costituiscono lo stimolo attorno al quale sviluppare una riflessione critica sul senso dei luoghi, in un dialogo costante con i suoi abitanti che si esprime attraverso la connessione visuale tra spazio pubblico e privato

Inner Places. La dimensione interpretativa dei luoghi nella restituzione fotografica di Marina Berardi

Ciriaca Coretti
2021-01-01

Abstract

Il reportage fotografico Inner Places, a cura di Marina Berardi, è il risultato di una ricerca durata tre anni, iniziata nel 2015, e condotta nell’ambito del progetto promosso dal Dipartimento di Storia Culture Religioni della Sapienza Università di Roma, dalla Cooperativa Magliana Solidale e dal Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo (CIES), il cui scopo era quello di offrire uno sguardo antropologico, in primo luogo sul quartiere romano di Magliana, la zona urbanistica 15E del Municipio Roma XI. In tale prospettiva si colloca il racconto fotografico Inner Places di Marina Berardi. Attraverso la fotografia, come strumento di osservazione e rappresentazione, l’autrice restituisce la propria esperienza, in una sorta di etnografia urbana, realizzata nella forma della narrazione fotografica, conferendole propria autonomia testuale. Lo sguardo personale dell’antropologa e l’impiego della luce, come strumento per decifrare lo spazio, sono al centro del racconto etnografico e costituiscono lo stimolo attorno al quale sviluppare una riflessione critica sul senso dei luoghi, in un dialogo costante con i suoi abitanti che si esprime attraverso la connessione visuale tra spazio pubblico e privato
2021
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