How does work a medieval chronicler? The Chronicon by the of Bolognese Dominican friar Francesco Pipino can provide a useful example. In his work, transmitted by the sole copy Modena, Biblioteca Estense, α.X.1.5, he put together information from many sources. For the most recent events, Pipino used as primary source the compilations by Riccobaldo from Ferrara (another chronicler of that time); but he also used (just like the so-called Cronica Sicilie) some rhetorical material very similar to the collection of dictamina transmitted by the so-called Ms. Fitalia (Palermo, Biblioteca della Società siciliana per la storia patria, I.B.25). Writing of history and dictamen were part of the same rhetoric culture, in a period in which the profession of chronicler had not yet acquired fully autonomous characters. Come lavorava un cronista medievale? Un esempio può essere fornito da Francesco Pipino, un frate domenicano bolognese, che fu attivo soprattutto all’inizio del XIV secolo. Nel suo Chronicon, trasmesso da un solo codice (Modena, Biblioteca Estense, α.X.1.5), egli mise assieme informazioni tratte da fonti poco note. Per dare più delineata fisionomia a tali fonti, qui si prova a offrire un piccolo saggio basato sullo studio di alcune vicende cronologicamente più vicine all’autore, e più specificamente della storia di Federico II, dei suoi figli Corrado e Manfredi, e di Carlo I d’Angiò, fino allo scoppio dei Vespri. Ne viene fuori che come fonte primaria Pipino usò le compilazioni di Riccobaldo da Ferrara, altro cronista dell’epoca, ma si servì anche di materiale di origine retorica, come una raccolta di dictamina molto simile a quella conservata nel cosiddetto Codice Fitalia (Palermo, Biblioteca della Società siciliana per la storia patria, I.B.25), le cui epistole furono usate anche da altre cronache coeve, come la cosiddetta Cronica Sicilie. La scrittura della storia e la composizione ornata delle epistole in stilus supremus facevano parte della stessa cultura retorica, in un’epoca in cui la professione del cronista non aveva ancora acquisito caratteri pienamente autonomi.

Una costellazione di informazioni cronachistiche: Francesco Pipino, Riccobaldo da Ferrara, codice Fitalia e “Cronica Sicilie”

DELLE DONNE, FULVIO
2016-01-01

Abstract

How does work a medieval chronicler? The Chronicon by the of Bolognese Dominican friar Francesco Pipino can provide a useful example. In his work, transmitted by the sole copy Modena, Biblioteca Estense, α.X.1.5, he put together information from many sources. For the most recent events, Pipino used as primary source the compilations by Riccobaldo from Ferrara (another chronicler of that time); but he also used (just like the so-called Cronica Sicilie) some rhetorical material very similar to the collection of dictamina transmitted by the so-called Ms. Fitalia (Palermo, Biblioteca della Società siciliana per la storia patria, I.B.25). Writing of history and dictamen were part of the same rhetoric culture, in a period in which the profession of chronicler had not yet acquired fully autonomous characters. Come lavorava un cronista medievale? Un esempio può essere fornito da Francesco Pipino, un frate domenicano bolognese, che fu attivo soprattutto all’inizio del XIV secolo. Nel suo Chronicon, trasmesso da un solo codice (Modena, Biblioteca Estense, α.X.1.5), egli mise assieme informazioni tratte da fonti poco note. Per dare più delineata fisionomia a tali fonti, qui si prova a offrire un piccolo saggio basato sullo studio di alcune vicende cronologicamente più vicine all’autore, e più specificamente della storia di Federico II, dei suoi figli Corrado e Manfredi, e di Carlo I d’Angiò, fino allo scoppio dei Vespri. Ne viene fuori che come fonte primaria Pipino usò le compilazioni di Riccobaldo da Ferrara, altro cronista dell’epoca, ma si servì anche di materiale di origine retorica, come una raccolta di dictamina molto simile a quella conservata nel cosiddetto Codice Fitalia (Palermo, Biblioteca della Società siciliana per la storia patria, I.B.25), le cui epistole furono usate anche da altre cronache coeve, come la cosiddetta Cronica Sicilie. La scrittura della storia e la composizione ornata delle epistole in stilus supremus facevano parte della stessa cultura retorica, in un’epoca in cui la professione del cronista non aveva ancora acquisito caratteri pienamente autonomi.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/118316
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