L'uso della terra per realizzare opere architettoniche è una pratica nata con la civiltà umana. Come l'uomo abbia capito quali erano le capacità intrinseche del materiale terra rimane un mistero. Una cosa è certa, con la semplice terra e qualche accorgimento tecnico, l'uomo, ha realizzato, le proprie dimore ed ha innalzato opere monumentali. (Doat et al. 1983). Nei Paesi industrializzati le tecniche costruttive in terra sono state pian piano abbandonate e lentamente dimenticate dopo la Seconda Guerra Mondiale quando, l’industrializzazione dei processi produttivi, la diffusione di nuovi materiali (cemento, acciaio e polimeri), la comparsa di nuove abitudini e di nuovi modi di abitare hanno reciso il legame tra l’uomo ed il suo ambiente sociale e naturale. In questi stessi Paesi, negli ultimi anni, sulla scia di un rinnovato interesse per le tecniche tradizionali, alla ricerca di quale possa essere il loro ruolo nello sviluppo del linguaggio architettonico, sono stati promossi studi e ricerche sulla terra cruda. Inoltre i problemi, legati alla conservazione, al restauro e al riuso di un patrimonio millenario costituito, dagli edifici monumentali dello Yemen (Jerome 2005) e dell’Iran, ai villaggi del Marocco (AA.VV. 1999) allo Xinjang in Cina (Stevens 1983), fino alle piramidi precolombiane in Peru, hanno dato nuovo impulso alla ricerca sulla terra cruda come materiale da costruzione e sulle tecniche costruttive tradizionali in terra (Galdieri 1987). Nei Paesi in via di sviluppo la mancanza di materiali industrializzati, troppo costosi poiché necessitano di risorse umane e di materiali endogeni, e l’opposizione al trasferimento indiscriminato di tecnologie proprie delle Nazioni industrializzate, ritenuto insensato sia dal punto di vista culturale che da quello socio-economico, hanno portato a riconsiderare l’impiego di quelle risorse materiali ed umane disponibili in loco. In Paesi come l’Africa, la Cina, la maggior parte dell’America Latina, la terra è il principale ed a volte il solo materiale da costruzione disponibile per le famiglie a basso reddito. Per questa ragione grazie a programmi governativi e alle università, anche qui si assiste ad una rilettura delle tecniche costruttive tradizionali. Questa non è da considerarsi come una chiusura alla modernità o un’involuzione, piuttosto è un modo alternativo per concepire lo sviluppo e creare una nuova strategia politica, economica e sociale che stabilisca un rapporto di continuità tra l’eredità del passato e l’avvenire. In tal senso si può pensare che la terra cruda non sia importante solo per ciò che essa rappresenta, ma per ciò che può ancora fare per lo sviluppo della società e per la creazione di edifici che comportino un minor dispendio di energia e che siano sostenibili.
LA TERRA CRUDA IN BASILICATA TRA MEMORIA TRADIZIONE E CONSERVAZIONE
GUIDA, Antonella Grazia;MECCA, Ippolita;MASINI, Nicola;
2015-01-01
Abstract
L'uso della terra per realizzare opere architettoniche è una pratica nata con la civiltà umana. Come l'uomo abbia capito quali erano le capacità intrinseche del materiale terra rimane un mistero. Una cosa è certa, con la semplice terra e qualche accorgimento tecnico, l'uomo, ha realizzato, le proprie dimore ed ha innalzato opere monumentali. (Doat et al. 1983). Nei Paesi industrializzati le tecniche costruttive in terra sono state pian piano abbandonate e lentamente dimenticate dopo la Seconda Guerra Mondiale quando, l’industrializzazione dei processi produttivi, la diffusione di nuovi materiali (cemento, acciaio e polimeri), la comparsa di nuove abitudini e di nuovi modi di abitare hanno reciso il legame tra l’uomo ed il suo ambiente sociale e naturale. In questi stessi Paesi, negli ultimi anni, sulla scia di un rinnovato interesse per le tecniche tradizionali, alla ricerca di quale possa essere il loro ruolo nello sviluppo del linguaggio architettonico, sono stati promossi studi e ricerche sulla terra cruda. Inoltre i problemi, legati alla conservazione, al restauro e al riuso di un patrimonio millenario costituito, dagli edifici monumentali dello Yemen (Jerome 2005) e dell’Iran, ai villaggi del Marocco (AA.VV. 1999) allo Xinjang in Cina (Stevens 1983), fino alle piramidi precolombiane in Peru, hanno dato nuovo impulso alla ricerca sulla terra cruda come materiale da costruzione e sulle tecniche costruttive tradizionali in terra (Galdieri 1987). Nei Paesi in via di sviluppo la mancanza di materiali industrializzati, troppo costosi poiché necessitano di risorse umane e di materiali endogeni, e l’opposizione al trasferimento indiscriminato di tecnologie proprie delle Nazioni industrializzate, ritenuto insensato sia dal punto di vista culturale che da quello socio-economico, hanno portato a riconsiderare l’impiego di quelle risorse materiali ed umane disponibili in loco. In Paesi come l’Africa, la Cina, la maggior parte dell’America Latina, la terra è il principale ed a volte il solo materiale da costruzione disponibile per le famiglie a basso reddito. Per questa ragione grazie a programmi governativi e alle università, anche qui si assiste ad una rilettura delle tecniche costruttive tradizionali. Questa non è da considerarsi come una chiusura alla modernità o un’involuzione, piuttosto è un modo alternativo per concepire lo sviluppo e creare una nuova strategia politica, economica e sociale che stabilisca un rapporto di continuità tra l’eredità del passato e l’avvenire. In tal senso si può pensare che la terra cruda non sia importante solo per ciò che essa rappresenta, ma per ciò che può ancora fare per lo sviluppo della società e per la creazione di edifici che comportino un minor dispendio di energia e che siano sostenibili.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
021mecca.pdf
accesso aperto
Descrizione: LA TERRA CRUDA IN BASILICATA TRA MEMORIA TRADIZIONE E CONSERVAZIONE
Tipologia:
Pdf editoriale
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
761.46 kB
Formato
Adobe PDF
|
761.46 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.