La permanenza del patrimonio architettonico reclama azioni sempre più programmate mirate alla conoscenza e al monitoraggio del suo stato di conservazione, per consentirne interventi di riuso compatibili con la trasmissione dell’eredità materiale arrivata fino a noi. L'innovazione tecnologica consente oggi di mettere a punto tecniche avanzate di indagine sullo stato di conservazione di un edificio fornendoci le caratteristiche dei materiali impiegati e dei relativi sistemi costruttivi e tecnologici, permettendo così di ottenere un quadro diagnostico dettagliato. Così il patrimonio edilizio da imbarazzante onere per la collettività diventa la risorsa primaria per uno sviluppo compatibile ed equilibrato. E in tale ottica il recupero si fa “atto di cultura”, come azione di “recupero integrato”, che dalle ragioni del riuso e dalle priorità materiche e tecnologiche si estende alle componenti urbanistiche, ecologiche e ambientali. Evidente è la difficoltà di condurre interventi così articolati seguendo rigidi approcci di tipo rigidamente prescrittivo e vincolistico: auspichiamo un progetto di conoscenza appropriato in cui le istanze del recupero, con qualità specifiche paragonabili a quelle delle nuove costruzioni, siano integrate (e non sovrapposte) a quelle della conservazione (anziché cancellazione/remozione) dell’autenticità della risorsa materiale, secondo un approccio metodologico di tipo globale, che parta dalla prioritaria definizione delle prestazioni e dei requisiti richiesti per poi individuare le conseguenti azioni finalizzate da intraprendere. Il progetto di conoscenza diventa quindi il momento fondamentale del processo di recupero. Come noto, i metodi tradizionali di analisi dello stato di conservazione di un manufatto riposano su prove distruttive e non che tuttavia possono essere eseguite in modo incrociato consentendo la classificazione delle patologie che interessano l’edificio, anche per migliorare, con soluzioni innovative, la durabilità dell’intervento. Abbiamo qui prescelto come casi di studio il Lion Chambers di Glasgow, opera degli architetti scozzesi J. Salmon e J. Gillespie (1904 - 1907), oggi sede di uffici di avvocati locali, ed il Teatro Duni di Matera, progettato dall’architetto E. Stella (1946 - 1949), due tra le prime realizzazioni in c.a. nel contesto culturale in cui rispettivamente sorgono, seppur realizzati a distanza di quasi quarant’anni

Diagnostica e conservazione: casi-studio a confronto (Glasgow e Matera)

GUIDA, Antonella Grazia;PAGLIUCA, ANTONELLO
2013-01-01

Abstract

La permanenza del patrimonio architettonico reclama azioni sempre più programmate mirate alla conoscenza e al monitoraggio del suo stato di conservazione, per consentirne interventi di riuso compatibili con la trasmissione dell’eredità materiale arrivata fino a noi. L'innovazione tecnologica consente oggi di mettere a punto tecniche avanzate di indagine sullo stato di conservazione di un edificio fornendoci le caratteristiche dei materiali impiegati e dei relativi sistemi costruttivi e tecnologici, permettendo così di ottenere un quadro diagnostico dettagliato. Così il patrimonio edilizio da imbarazzante onere per la collettività diventa la risorsa primaria per uno sviluppo compatibile ed equilibrato. E in tale ottica il recupero si fa “atto di cultura”, come azione di “recupero integrato”, che dalle ragioni del riuso e dalle priorità materiche e tecnologiche si estende alle componenti urbanistiche, ecologiche e ambientali. Evidente è la difficoltà di condurre interventi così articolati seguendo rigidi approcci di tipo rigidamente prescrittivo e vincolistico: auspichiamo un progetto di conoscenza appropriato in cui le istanze del recupero, con qualità specifiche paragonabili a quelle delle nuove costruzioni, siano integrate (e non sovrapposte) a quelle della conservazione (anziché cancellazione/remozione) dell’autenticità della risorsa materiale, secondo un approccio metodologico di tipo globale, che parta dalla prioritaria definizione delle prestazioni e dei requisiti richiesti per poi individuare le conseguenti azioni finalizzate da intraprendere. Il progetto di conoscenza diventa quindi il momento fondamentale del processo di recupero. Come noto, i metodi tradizionali di analisi dello stato di conservazione di un manufatto riposano su prove distruttive e non che tuttavia possono essere eseguite in modo incrociato consentendo la classificazione delle patologie che interessano l’edificio, anche per migliorare, con soluzioni innovative, la durabilità dell’intervento. Abbiamo qui prescelto come casi di studio il Lion Chambers di Glasgow, opera degli architetti scozzesi J. Salmon e J. Gillespie (1904 - 1907), oggi sede di uffici di avvocati locali, ed il Teatro Duni di Matera, progettato dall’architetto E. Stella (1946 - 1949), due tra le prime realizzazioni in c.a. nel contesto culturale in cui rispettivamente sorgono, seppur realizzati a distanza di quasi quarant’anni
2013
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