Gli allevamenti di tipo estensivo gestiti con criteri razionali possono esercitare azioni peculiari nella conservazione di alcuni habitat e permettono nel tempo di contenere le specie invasive e con scarso valore alimentare, consentendo di mantenere una elevata diversità vegetale (Cosentino et al., 2010; Pirani et al., 2008). Nelle direttive europee si evidenzia il valore intrinseco della diversità biologica e dei suoi componenti ecologici, genetici e socio-economici, nella salvaguardia di ambienti naturali o semi-naturali di particolare pregio. La conservazione della biodiversità zootecnica si basa sulla conoscenza di un territorio di riferimento, della sua biodiversità storica, o che in tale territorio è possibile realizzare, nonché delle criticità e dei punti di forza del settore zootecnico. Determinare il carico sostenibile con il mantenimento delle biocenosi è fondamentale, specialmente quando si opera all’interno di aree protette. Il Domestic Animal Information System (DAD-IS) della FAO aggiorna e suddivide i tipi genetici a rischio di estinzione e attualmente rileva 233 razze di interesse zootecnico in più rispetto ai dati censiti nel 2000. Gli ovini registrano il più alto numero di nuove razze inserite (+39), seguono i caprini (+31) e i bovini (+28). I tipi genetici autoctoni a forte rischio di erosione genetica potrebbero avere un’importante occasione di ripresa attraverso il PSR 2007/2013 indirizzato al “miglioramento dell’ambiente" e rafforzando le azioni volte alla valorizzazione del paesaggio rurale. L’indagine effettuata ha riguardato le principali specie di interesse zootecnico e la loro distribuzione nell’anno 2012, desunta dall’Anagrafe Nazionale Zootecnica (Banca Dati Nazionale, BDN), nelle quattro aree protette regionali: Parchi Nazionali dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese e del Pollino; Parchi Regionali di Gallipoli-Cognato e Piccole Dolomiti Lucane e delle Chiese Rupestri del Materano. Le estensioni dei territori comunali ricadenti nelle aree protette sono state fornite dagli Enti Parco e la perimetrazione è stata realizzata in Ambiente GIS. Risulta che il 20% della superficie totale regionale ricade nei parchi regionali, nazionali e riserve naturali per un totale di circa 200.000 ha. Dal monitoraggio sulle attività zootecniche è emerso che la maggior parte delle aziende zootecniche è a conduzione diretta, con elevata frammentazione fondiaria e con sistema di allevamento prevalente semibrado per tutte le specie allevate e l’età media degli imprenditori è in contro tendenza rispetto al quadro nazionale caratterizzato da una senilizzazione del settore; ciò è in parte dovuto alla attivazione della Misura 112 “Primo insediamento". Nel 2012 in tutta la regione sono allevati e iscritti alla BDN: 260.679 capi ovini, 89.103 bovini, 62.008 caprini. Nelle aree protette si concentra il 40% dei bovini, il 37% dei caprini e il 30% degli ovini. In questo contesto di rivalutazione dell’attività silvo-pastorale il modello produttivo emerso è la piccola impresa agricola dove l’allevatore riveste ancora un ruolo focale rispetto ai processi di pianificazione e per il presidio e il governo delle aree parco.
L'allevamento bovino e ovicaprino nei Parchi della Basilicata
PAOLINO, ROSANNA;COSENTINO, Carlo;MUSTO, MAURO;FRESCHI, Pierangelo;
2014-01-01
Abstract
Gli allevamenti di tipo estensivo gestiti con criteri razionali possono esercitare azioni peculiari nella conservazione di alcuni habitat e permettono nel tempo di contenere le specie invasive e con scarso valore alimentare, consentendo di mantenere una elevata diversità vegetale (Cosentino et al., 2010; Pirani et al., 2008). Nelle direttive europee si evidenzia il valore intrinseco della diversità biologica e dei suoi componenti ecologici, genetici e socio-economici, nella salvaguardia di ambienti naturali o semi-naturali di particolare pregio. La conservazione della biodiversità zootecnica si basa sulla conoscenza di un territorio di riferimento, della sua biodiversità storica, o che in tale territorio è possibile realizzare, nonché delle criticità e dei punti di forza del settore zootecnico. Determinare il carico sostenibile con il mantenimento delle biocenosi è fondamentale, specialmente quando si opera all’interno di aree protette. Il Domestic Animal Information System (DAD-IS) della FAO aggiorna e suddivide i tipi genetici a rischio di estinzione e attualmente rileva 233 razze di interesse zootecnico in più rispetto ai dati censiti nel 2000. Gli ovini registrano il più alto numero di nuove razze inserite (+39), seguono i caprini (+31) e i bovini (+28). I tipi genetici autoctoni a forte rischio di erosione genetica potrebbero avere un’importante occasione di ripresa attraverso il PSR 2007/2013 indirizzato al “miglioramento dell’ambiente" e rafforzando le azioni volte alla valorizzazione del paesaggio rurale. L’indagine effettuata ha riguardato le principali specie di interesse zootecnico e la loro distribuzione nell’anno 2012, desunta dall’Anagrafe Nazionale Zootecnica (Banca Dati Nazionale, BDN), nelle quattro aree protette regionali: Parchi Nazionali dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese e del Pollino; Parchi Regionali di Gallipoli-Cognato e Piccole Dolomiti Lucane e delle Chiese Rupestri del Materano. Le estensioni dei territori comunali ricadenti nelle aree protette sono state fornite dagli Enti Parco e la perimetrazione è stata realizzata in Ambiente GIS. Risulta che il 20% della superficie totale regionale ricade nei parchi regionali, nazionali e riserve naturali per un totale di circa 200.000 ha. Dal monitoraggio sulle attività zootecniche è emerso che la maggior parte delle aziende zootecniche è a conduzione diretta, con elevata frammentazione fondiaria e con sistema di allevamento prevalente semibrado per tutte le specie allevate e l’età media degli imprenditori è in contro tendenza rispetto al quadro nazionale caratterizzato da una senilizzazione del settore; ciò è in parte dovuto alla attivazione della Misura 112 “Primo insediamento". Nel 2012 in tutta la regione sono allevati e iscritti alla BDN: 260.679 capi ovini, 89.103 bovini, 62.008 caprini. Nelle aree protette si concentra il 40% dei bovini, il 37% dei caprini e il 30% degli ovini. In questo contesto di rivalutazione dell’attività silvo-pastorale il modello produttivo emerso è la piccola impresa agricola dove l’allevatore riveste ancora un ruolo focale rispetto ai processi di pianificazione e per il presidio e il governo delle aree parco.File | Dimensione | Formato | |
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