Nel 1992 a Rio de Janeiro è stata sottoscritta la “Convezione Internazionale sulla Diversità Biologica” ratificata nel 1994 dall’Italia con l’approvazione della Legge n.124. Negli anni successivi si sono susseguite diverse strategie e piani di azione europei e nazionali per giungere nel 2004 alla “Conferenza degli Stakeholder” a Malahide (Irlanda) che ha proposto il “Countdown 2010”, iniziativa rivolta ai governi, alle ONG e a diversi settori economici e sociali, per sensibilizzarli sul raggiungimento dell’obiettivo nella riduzione della perdita di biodiversità entro il 2010. L’Unione Europea ha ridefinito nel 2006 una nuova strategia che esplicita la volontà di dare seguito agli accordi, alle azioni e alle linee strategiche assunte e ratificate nel passato descrivendole nella Comunicazione della Commissione “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre - Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano”. In Italia, nell’ultimo decennio, alla “Strategia Paneuropea sulla Diversità Biologica e Paesaggistica”, è legata l’istituzione di nuove aree protette, di parchi regionali e nazionali che potrebbero trovare un’adeguata valorizzazione anche attuando politiche di incentivazione e di una zootecnia estensiva che ricorra all’allevamento di razze autoctone. In ampie aree interne svantaggiate e, più in generale, su tutto il “territorio rurale” italiano da più di mezzo secolo è in atto, infatti, un processo costante di abbandono solo in parte contrastato dall’istituzione di nuove aree protette. Una possibile definizione di questi territori rurali (parchi, riserve, aree rurali marginali e aree svantaggiate), elaborata attraverso l’analisi della letteratura scientifica e dai documenti programmatici dell’Unione Europea è accomunata dai seguenti elementi caratterizzanti: bassa densità abitativa in confronto ai principali centri urbani periferici; un tessuto economico-produttivo basato principalmente sull’agricoltura e l’allevamento, in misura minore sull’artigianato locale e sulle piccole e medie imprese; un settore forestale determinante l’assetto generale del territorio e dell’ambiente, con influenze dirette sul paesaggio e sull’identità locale. Dall’analisi dei principali indicatori economici e dei dati statistici riguardanti il settore primario, si stima che sul territorio nazionale la riduzione dell’attività pastorale è ormai già oltre il 60%. Questa dinamica, congiuntamente alla modernizzazione delle tecniche agronomiche e zootecniche, è causa di estese trasformazioni e di un crescente degrado del paesaggio agro-silvo-pastorale. La valorizzazione, il mantenimento e il presidio potrebbero essere attuati mediante l’implementazione e la reintroduzione di animali autoctoni adattabili alle condizioni geomorfologiche dell’ambiente in esame. L’introduzione e l’invasione di specie estranee al territorio rappresenta infatti il secondo fattore di minaccia per gravità che investe attualmente la biodiversità nel mondo, come si può facilmente evincere dai rapporti dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN). La minaccia non si limita a causare l’estinzione di numerose specie autoctone creando forti squilibri negli ecosistemi ma impatta direttamente sull’agricoltura e sulle foreste condizionando negativamente lo sviluppo delle economie locali. Lo scopo del presente volume è di diffondere una più ampia conoscenza sulle caratteristiche produttive e in generale sulla multifunzionalità della Specie Equus asinus al fine di tutelarne la biodiversità in termini di razza e/o di meticci e per il sostegno delle economie di nicchia nelle aree protette e in generale nei territori rurali. Proverbiali sono le virtù e la multifunzionalità di questo animale di minore interesse zootecnico. Negli ultimi anni, la riscoperta di questa specie fruibile in molteplici livelli come il trekking someggiato, la pet-therapy, nelle attività di fattorie didattiche, sociali e agrituristiche congiuntamente alla riscoperta ed alla crescente richiesta di latte asinino, sia come componente di prodotti per la cosmesi sia come sostituto del latte materno nei casi di intolleranza infantile, sta portando alla nascita di nuovi allevamenti e al consolidamento numerico di preesistenti realtà allevatoriali. Attualmente, vi è una sufficiente flessibilità all’interno del quadro legale comunitario che recepisce pienamente le esigenze dei terreni da pascolo semi naturali tradizionali usati per attività agricole e zootecniche. Proprio in questo contesto di rivalutazione delle aree protette e dell'attività silvo–pastorale si inseriscono le nostre attività di ricerca e le indagini conoscitive sui prodotti ottenibili dall'allevamento della specie asinina.

UN PATRIMONIO GENETICO DA PROTEGGERE E VALORIZZARE “L'ASINO”

COSENTINO, Carlo
2012-01-01

Abstract

Nel 1992 a Rio de Janeiro è stata sottoscritta la “Convezione Internazionale sulla Diversità Biologica” ratificata nel 1994 dall’Italia con l’approvazione della Legge n.124. Negli anni successivi si sono susseguite diverse strategie e piani di azione europei e nazionali per giungere nel 2004 alla “Conferenza degli Stakeholder” a Malahide (Irlanda) che ha proposto il “Countdown 2010”, iniziativa rivolta ai governi, alle ONG e a diversi settori economici e sociali, per sensibilizzarli sul raggiungimento dell’obiettivo nella riduzione della perdita di biodiversità entro il 2010. L’Unione Europea ha ridefinito nel 2006 una nuova strategia che esplicita la volontà di dare seguito agli accordi, alle azioni e alle linee strategiche assunte e ratificate nel passato descrivendole nella Comunicazione della Commissione “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre - Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano”. In Italia, nell’ultimo decennio, alla “Strategia Paneuropea sulla Diversità Biologica e Paesaggistica”, è legata l’istituzione di nuove aree protette, di parchi regionali e nazionali che potrebbero trovare un’adeguata valorizzazione anche attuando politiche di incentivazione e di una zootecnia estensiva che ricorra all’allevamento di razze autoctone. In ampie aree interne svantaggiate e, più in generale, su tutto il “territorio rurale” italiano da più di mezzo secolo è in atto, infatti, un processo costante di abbandono solo in parte contrastato dall’istituzione di nuove aree protette. Una possibile definizione di questi territori rurali (parchi, riserve, aree rurali marginali e aree svantaggiate), elaborata attraverso l’analisi della letteratura scientifica e dai documenti programmatici dell’Unione Europea è accomunata dai seguenti elementi caratterizzanti: bassa densità abitativa in confronto ai principali centri urbani periferici; un tessuto economico-produttivo basato principalmente sull’agricoltura e l’allevamento, in misura minore sull’artigianato locale e sulle piccole e medie imprese; un settore forestale determinante l’assetto generale del territorio e dell’ambiente, con influenze dirette sul paesaggio e sull’identità locale. Dall’analisi dei principali indicatori economici e dei dati statistici riguardanti il settore primario, si stima che sul territorio nazionale la riduzione dell’attività pastorale è ormai già oltre il 60%. Questa dinamica, congiuntamente alla modernizzazione delle tecniche agronomiche e zootecniche, è causa di estese trasformazioni e di un crescente degrado del paesaggio agro-silvo-pastorale. La valorizzazione, il mantenimento e il presidio potrebbero essere attuati mediante l’implementazione e la reintroduzione di animali autoctoni adattabili alle condizioni geomorfologiche dell’ambiente in esame. L’introduzione e l’invasione di specie estranee al territorio rappresenta infatti il secondo fattore di minaccia per gravità che investe attualmente la biodiversità nel mondo, come si può facilmente evincere dai rapporti dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN). La minaccia non si limita a causare l’estinzione di numerose specie autoctone creando forti squilibri negli ecosistemi ma impatta direttamente sull’agricoltura e sulle foreste condizionando negativamente lo sviluppo delle economie locali. Lo scopo del presente volume è di diffondere una più ampia conoscenza sulle caratteristiche produttive e in generale sulla multifunzionalità della Specie Equus asinus al fine di tutelarne la biodiversità in termini di razza e/o di meticci e per il sostegno delle economie di nicchia nelle aree protette e in generale nei territori rurali. Proverbiali sono le virtù e la multifunzionalità di questo animale di minore interesse zootecnico. Negli ultimi anni, la riscoperta di questa specie fruibile in molteplici livelli come il trekking someggiato, la pet-therapy, nelle attività di fattorie didattiche, sociali e agrituristiche congiuntamente alla riscoperta ed alla crescente richiesta di latte asinino, sia come componente di prodotti per la cosmesi sia come sostituto del latte materno nei casi di intolleranza infantile, sta portando alla nascita di nuovi allevamenti e al consolidamento numerico di preesistenti realtà allevatoriali. Attualmente, vi è una sufficiente flessibilità all’interno del quadro legale comunitario che recepisce pienamente le esigenze dei terreni da pascolo semi naturali tradizionali usati per attività agricole e zootecniche. Proprio in questo contesto di rivalutazione delle aree protette e dell'attività silvo–pastorale si inseriscono le nostre attività di ricerca e le indagini conoscitive sui prodotti ottenibili dall'allevamento della specie asinina.
2012
9788897781400
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/39851
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