L’intervento ripercorre alcuni momenti significativi nella vicenda del monachesimo nel Mezzogiorno italiano in età normanna, per mettere in luce i problemi suscitati dalla compresenza di diverse componenti etniche, linguistiche e religiose nelle comunità monastiche. In particolare l’A. si sofferma sul rapporto instaurato dai nuovi dominatori normanni con la vigorosa tradizione monastica greca, alla luce di un dibattito storiografico che ha sottolineato ampiamente il pragmatismo delle scelte normanne; in questa ottica vengono sviluppati due esempi relativi al monastero di SS. Elia e Anastasio di Carbone e al Bios di Bartolomeo di Simeri. Lo studio invece delle comunità latine fondate dai normanni e popolate da monaci franco-normanni rileva la loro sostanziale debolezza e lo scollamento dal vissuto religioso della popolazione. A ulteriore sviluppo di questo aspetto viene proposta una analisi della situazione del priorato di S. Maria di Juso, presso Montepeloso, che, dopo una prima fioritura in età ducale, venne ridotto a priorato della grande abbazia alverniate della Chaise-Dieu, mantenendo l’esercizio di ampie prerogative vescovili. Attraverso la documentazione si seguono le lotte intraprese con tenacia dagli abitanti di Montepeloso per il ripristino della sede vescovile. Solo in controluce appare nelle fonti il riferimento alla provenienza francese dei monaci, che ereditano piuttosto il forte legame con l’atto d’imperio voluto da Ruggero II dopo il 1133 e non sembrano riuscire a costruire positivi legami con la popolazione.

Aspetti della molteplicità etnica nel monachesimo del Mezzogiorno normanno

PANARELLI, Francesco
2005-01-01

Abstract

L’intervento ripercorre alcuni momenti significativi nella vicenda del monachesimo nel Mezzogiorno italiano in età normanna, per mettere in luce i problemi suscitati dalla compresenza di diverse componenti etniche, linguistiche e religiose nelle comunità monastiche. In particolare l’A. si sofferma sul rapporto instaurato dai nuovi dominatori normanni con la vigorosa tradizione monastica greca, alla luce di un dibattito storiografico che ha sottolineato ampiamente il pragmatismo delle scelte normanne; in questa ottica vengono sviluppati due esempi relativi al monastero di SS. Elia e Anastasio di Carbone e al Bios di Bartolomeo di Simeri. Lo studio invece delle comunità latine fondate dai normanni e popolate da monaci franco-normanni rileva la loro sostanziale debolezza e lo scollamento dal vissuto religioso della popolazione. A ulteriore sviluppo di questo aspetto viene proposta una analisi della situazione del priorato di S. Maria di Juso, presso Montepeloso, che, dopo una prima fioritura in età ducale, venne ridotto a priorato della grande abbazia alverniate della Chaise-Dieu, mantenendo l’esercizio di ampie prerogative vescovili. Attraverso la documentazione si seguono le lotte intraprese con tenacia dagli abitanti di Montepeloso per il ripristino della sede vescovile. Solo in controluce appare nelle fonti il riferimento alla provenienza francese dei monaci, che ereditano piuttosto il forte legame con l’atto d’imperio voluto da Ruggero II dopo il 1133 e non sembrano riuscire a costruire positivi legami con la popolazione.
2005
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