The contribution offers a critical reflection on the ways in which certain terms, upon entering common language, become carriers of broad and complex meanings. The central terms of this reflection are “depopulation” and “internal area,” which we recognize as part of a local and translocal, public and private vocabulary through which territorial, environmental, generational, social, political, and rhetorical idiosyncrasies are conveyed. This reflection emerges within the context of a broader anthropological research in certain areas surrounding Matera, focusing on demographic processes as theoretical devices through which we can deconstruct certain discourses that populate the collective imagination. This allows us to delve into discursive practices as part of a complex process in which transversal meanings are negotiated. This contribution examines the ways in which certain words, which in the recent past did not have the same permeability, find room in common language today, so much so that we almost believe there is an abuse of those words. Furthermore, such words lead us to reflect on how discursive practice needs to be deconstructed and denaturalized. This is because it is exposed to the rhetorical mechanisms of communicative strategies and the risk of essentializing and crystallizing phenomena, making them appear natural.

Il contributo propone una riflessione critica sui modi in cui alcuni termini, entrando nel linguaggio comune, diventano portatori di significati ampi e complessi. I termini su cui si costruisce tale riflessione sono “spopolamento” e “area interna” che riconosciamo come protagonisti di un vocabolario locale e translocale, pubblico e privato in cui si veicolano idiosincrasie territoriali, ambientali, generazionali, sociali, politiche e retoriche. Tale riflessione nasce nell’ambito di una ricerca antropologica più ampia in alcuni territori del Materano, incentrata sui processi demografici come dispositivi teorici e di conoscenza attraverso i quali possiamo decostruire alcune narrazioni che popolano l’immaginario comune e che ci consentono anche di addentrarci nelle pratiche discorsive come parte di un complesso processo in cui si negoziano i significati trasversali. Questo contributo si sofferma sui modi in cui alcune parole, che nel passato recente non avevano la stessa permeabilità, non solo oggi trovano ampio spazio nel linguaggio comune, tanto da farci credere che ci sia quasi un abuso di quelle parole, ma ci inducono anche a riflettere sui modi in cui la pratica discorsiva va decostruita e denaturalizzata poiché, esposta ai meccanismi retorici delle strategie comunicative e al rischio di essenzializzare e cristallizzare i fenomeni facendoli apparire naturali.

Polisemia. Leggere lo spopolamento tra produzioni discorsive e post-maturazione delle parole

Berardi M
2022-01-01

Abstract

The contribution offers a critical reflection on the ways in which certain terms, upon entering common language, become carriers of broad and complex meanings. The central terms of this reflection are “depopulation” and “internal area,” which we recognize as part of a local and translocal, public and private vocabulary through which territorial, environmental, generational, social, political, and rhetorical idiosyncrasies are conveyed. This reflection emerges within the context of a broader anthropological research in certain areas surrounding Matera, focusing on demographic processes as theoretical devices through which we can deconstruct certain discourses that populate the collective imagination. This allows us to delve into discursive practices as part of a complex process in which transversal meanings are negotiated. This contribution examines the ways in which certain words, which in the recent past did not have the same permeability, find room in common language today, so much so that we almost believe there is an abuse of those words. Furthermore, such words lead us to reflect on how discursive practice needs to be deconstructed and denaturalized. This is because it is exposed to the rhetorical mechanisms of communicative strategies and the risk of essentializing and crystallizing phenomena, making them appear natural.
2022
Il contributo propone una riflessione critica sui modi in cui alcuni termini, entrando nel linguaggio comune, diventano portatori di significati ampi e complessi. I termini su cui si costruisce tale riflessione sono “spopolamento” e “area interna” che riconosciamo come protagonisti di un vocabolario locale e translocale, pubblico e privato in cui si veicolano idiosincrasie territoriali, ambientali, generazionali, sociali, politiche e retoriche. Tale riflessione nasce nell’ambito di una ricerca antropologica più ampia in alcuni territori del Materano, incentrata sui processi demografici come dispositivi teorici e di conoscenza attraverso i quali possiamo decostruire alcune narrazioni che popolano l’immaginario comune e che ci consentono anche di addentrarci nelle pratiche discorsive come parte di un complesso processo in cui si negoziano i significati trasversali. Questo contributo si sofferma sui modi in cui alcune parole, che nel passato recente non avevano la stessa permeabilità, non solo oggi trovano ampio spazio nel linguaggio comune, tanto da farci credere che ci sia quasi un abuso di quelle parole, ma ci inducono anche a riflettere sui modi in cui la pratica discorsiva va decostruita e denaturalizzata poiché, esposta ai meccanismi retorici delle strategie comunicative e al rischio di essenzializzare e cristallizzare i fenomeni facendoli apparire naturali.
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