Nell’ambito del piano regionale di protezione dell’ambiente dai pericoli derivanti dalla presenza sul territorio lucano di materiali contenenti amianto, sono stati recentemente conclusi i lavori relativi ad un accurato studio basato su rilievi di terreno e redazione di cartografia geologica e geomorfologica, campionature ed analisi di rocce, polveri e aerodispersi, analisi geomorfica quantitativa e telerilevamento. Vengono qui presentati i risultati salienti dell’indagine geo-ambientale. Le successioni ofiolitiche al confine calabro-lucano appartenenti alle Unità Liguridi sono in parte caratterizzate da sezioni di basamento oceanico (gabbri e basalti, metabasiti, etc.) e masse serpentinizzate in cui sono contenuti minerali del cosiddetto gruppo dell’amianto. L’area di affioramento si estende a nord della morfostruttura carbonatica della Catena del Pollino, a formare una fascia ampia in media 10 km e lunga circa 40 km parallela alla dorsale montuosa. All’interno di questa fascia dominano le unità di copertura, in buona parte affette da metamorfismo di basso grado, ma anche gli affioramenti dei corpi serpentinitici risultano arealmente e volumetricamente significativi. Le rocce associate alla sequenza ofiolitica sono rappresentate da peridotiti serpentinizzate e metabasiti verdine o azzurrine in affioramenti di dimensioni variabili da qualche metro ad una decina di metri. Le prime contengono olivina, ortopirosseno, serpentino, lizardite, spinello, granulazioni di magnetite e rara clorite in vene, le seconde - caratterizzate da una tessitura cataclastico-milonitica che conserva parte dell’originaria struttura magmatica - presentano un assemblaggio mineralogico costituito da plagioclasi albitizzati e sericitizzati, epidoto, clorite, titanite, a luoghi glaucofane e lawsonite. L’analisi mineralogica mediante diffrattometria di raggi X di alcuni campioni di metabasiti e di serpentiniti ha permesso di accertare la presenza di tremolite e actinolite, oltre a pumpellyite, phrenite, clorite e quarzo. Anche l’analisi quantitativa al SEM degli aerodispersi, campionati nei dintorni degli abitati di San Severino Lucano e Viggianello, rivela una concentrazione di fibre di amianto superiore ai valori normativi. Il calcolo di alcuni parametri geomorfici (area del bacino A, densità di drenaggio D, numero di anomalia gerarchica Ga, indice di anomalia gerarchica Δa, deflusso torbido unitario Tu) e l’indicizzazione degli affioramenti delle successioni ofiolitiche ricadenti nei bacini idrografici del Torrente Frido, Fiume Sinni, Fiume Mercure, Torrente Torno, Torrente Rubbio, Fiume Sarmento e Fiume Noce hanno permesso di stabilire una relazione tra il deflusso superficiale e la diffusione del materiale proveniente dallo smantellamento erosivo delle rocce contenenti amianto, sia lungo le valli fluviali che in zone distanti dai luoghi sorgente. L’utilizzo di tecniche di remote sensing (basato su dati da piattaforma Mivis) ha confermato, grazie al riconoscimento della firma spettrale delle serpentiniti, la presenza in misura significativa di tali materiali lungo gli alvei fluviali, oltre a consentire l’individuazione di masse serpentiniche, quando deprivate della copertura pedologica e del manto vegetazionale, e la possibilità di un monitoraggio in continuo. In conclusione, la distribuzione delle litologie a maggior pericolosità di rilascio di fibre di amianto a ridosso della Catena del Pollino e la dispersione dei materiali detritici lungo le aste fluviali e in atmosfera su un areale ancora più vasto suggerisce la necessità dell’intensificazione del monitoraggio geo-ambientale nell’area del confine calabro-lucano, anche a causa del massiccio utilizzo antropico di inerti provenienti da affioramenti di serpentiniti.

Valutazione della pericolosità da rilascio di amianto da materiali naturali: un esempio dal Parco Nazionale del Pollino (Italia meridionale)

GIANO, Salvatore Ivo;SCHIATTARELLA, Marcello
2008-01-01

Abstract

Nell’ambito del piano regionale di protezione dell’ambiente dai pericoli derivanti dalla presenza sul territorio lucano di materiali contenenti amianto, sono stati recentemente conclusi i lavori relativi ad un accurato studio basato su rilievi di terreno e redazione di cartografia geologica e geomorfologica, campionature ed analisi di rocce, polveri e aerodispersi, analisi geomorfica quantitativa e telerilevamento. Vengono qui presentati i risultati salienti dell’indagine geo-ambientale. Le successioni ofiolitiche al confine calabro-lucano appartenenti alle Unità Liguridi sono in parte caratterizzate da sezioni di basamento oceanico (gabbri e basalti, metabasiti, etc.) e masse serpentinizzate in cui sono contenuti minerali del cosiddetto gruppo dell’amianto. L’area di affioramento si estende a nord della morfostruttura carbonatica della Catena del Pollino, a formare una fascia ampia in media 10 km e lunga circa 40 km parallela alla dorsale montuosa. All’interno di questa fascia dominano le unità di copertura, in buona parte affette da metamorfismo di basso grado, ma anche gli affioramenti dei corpi serpentinitici risultano arealmente e volumetricamente significativi. Le rocce associate alla sequenza ofiolitica sono rappresentate da peridotiti serpentinizzate e metabasiti verdine o azzurrine in affioramenti di dimensioni variabili da qualche metro ad una decina di metri. Le prime contengono olivina, ortopirosseno, serpentino, lizardite, spinello, granulazioni di magnetite e rara clorite in vene, le seconde - caratterizzate da una tessitura cataclastico-milonitica che conserva parte dell’originaria struttura magmatica - presentano un assemblaggio mineralogico costituito da plagioclasi albitizzati e sericitizzati, epidoto, clorite, titanite, a luoghi glaucofane e lawsonite. L’analisi mineralogica mediante diffrattometria di raggi X di alcuni campioni di metabasiti e di serpentiniti ha permesso di accertare la presenza di tremolite e actinolite, oltre a pumpellyite, phrenite, clorite e quarzo. Anche l’analisi quantitativa al SEM degli aerodispersi, campionati nei dintorni degli abitati di San Severino Lucano e Viggianello, rivela una concentrazione di fibre di amianto superiore ai valori normativi. Il calcolo di alcuni parametri geomorfici (area del bacino A, densità di drenaggio D, numero di anomalia gerarchica Ga, indice di anomalia gerarchica Δa, deflusso torbido unitario Tu) e l’indicizzazione degli affioramenti delle successioni ofiolitiche ricadenti nei bacini idrografici del Torrente Frido, Fiume Sinni, Fiume Mercure, Torrente Torno, Torrente Rubbio, Fiume Sarmento e Fiume Noce hanno permesso di stabilire una relazione tra il deflusso superficiale e la diffusione del materiale proveniente dallo smantellamento erosivo delle rocce contenenti amianto, sia lungo le valli fluviali che in zone distanti dai luoghi sorgente. L’utilizzo di tecniche di remote sensing (basato su dati da piattaforma Mivis) ha confermato, grazie al riconoscimento della firma spettrale delle serpentiniti, la presenza in misura significativa di tali materiali lungo gli alvei fluviali, oltre a consentire l’individuazione di masse serpentiniche, quando deprivate della copertura pedologica e del manto vegetazionale, e la possibilità di un monitoraggio in continuo. In conclusione, la distribuzione delle litologie a maggior pericolosità di rilascio di fibre di amianto a ridosso della Catena del Pollino e la dispersione dei materiali detritici lungo le aste fluviali e in atmosfera su un areale ancora più vasto suggerisce la necessità dell’intensificazione del monitoraggio geo-ambientale nell’area del confine calabro-lucano, anche a causa del massiccio utilizzo antropico di inerti provenienti da affioramenti di serpentiniti.
2008
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