Il 23 novembre del 1980 un terremoto del decimo grado della scala Mercalli (magnitudo 6,9) devastava una vasta area compresa tra la Basilicata e la Campania, provocando circa 3000 vittime. L’evento sismico, compromettendo buona parte del patrimonio edilizio e delle attività economiche presenti nell’area colpita, mostrava la grande fragilità del nostro territorio e l’enorme difficoltà del Sistema Italia dell’epoca a reagire prontamente a fronte di eventi calamitosi di così grande portata. Per la prima volta in Italia si avviava un processo di revisione dei meccanismi e delle procedure di approccio alle grandi calamità che portò, da una parte, alla nascita dell’attuale sistema di Protezione Civile Nazionale, dall’altra determinò un impulso significativo verso gli studi per l’approfondimento della conoscenza sulla sismicità del territorio italiano e la messa a punto di tecniche sempre più efficaci di mitigazione del rischio sismico per strutture ed infrastrutture. Con l’approvazione della legge 219 del 1981, che regolamentò il processo di ricostruzione delle aree colpite dal sisma, si avviò, di fatto, anche il progetto di istituzione dell’Università degli Studi della Basilicata. Tale atto, espressione della volontà di rinascita della Basilicata a fronte di una tremenda catastrofe, rappresentò il punto di partenza di un processo che, alla luce dei risultati raggiunti, può essere definito sicuramente virtuoso, sebbene non del tutto completato. Il territorio ferito dal terremoto si avviava, dunque, a diventare sede di un centro di studi e formazione scientifica specializzata in diverse discipline, tra cui quella dell’ingegneria sismica, contribuendo, così, alla ricerca e allo sviluppo di tecniche per la realizzazione di un patrimonio edilizio più sicuro ed una società più resiliente. Si individuava, contestualmente, un efficace strumento di sviluppo economico e di sbocco lavorativo per tanti giovani lucani. A distanza di 40 anni dal disastroso terremoto, questo lavoro prova a delineare un quadro aggiornato sullo stato di avanzamento della ricerca nel settore della riduzione del rischio sismico e della prevenzione, facendo particolare riferimento al contributo fornito dall’Ateneo Lucano.
IL TERREMOTO DEL 1980, RISCHIO SISMICO E PREVENZIONE. Ricerca e sperimentazione dell’Università degli Studi della Basilicata.
Ponzo F. C.
;Nigro D.
2021-01-01
Abstract
Il 23 novembre del 1980 un terremoto del decimo grado della scala Mercalli (magnitudo 6,9) devastava una vasta area compresa tra la Basilicata e la Campania, provocando circa 3000 vittime. L’evento sismico, compromettendo buona parte del patrimonio edilizio e delle attività economiche presenti nell’area colpita, mostrava la grande fragilità del nostro territorio e l’enorme difficoltà del Sistema Italia dell’epoca a reagire prontamente a fronte di eventi calamitosi di così grande portata. Per la prima volta in Italia si avviava un processo di revisione dei meccanismi e delle procedure di approccio alle grandi calamità che portò, da una parte, alla nascita dell’attuale sistema di Protezione Civile Nazionale, dall’altra determinò un impulso significativo verso gli studi per l’approfondimento della conoscenza sulla sismicità del territorio italiano e la messa a punto di tecniche sempre più efficaci di mitigazione del rischio sismico per strutture ed infrastrutture. Con l’approvazione della legge 219 del 1981, che regolamentò il processo di ricostruzione delle aree colpite dal sisma, si avviò, di fatto, anche il progetto di istituzione dell’Università degli Studi della Basilicata. Tale atto, espressione della volontà di rinascita della Basilicata a fronte di una tremenda catastrofe, rappresentò il punto di partenza di un processo che, alla luce dei risultati raggiunti, può essere definito sicuramente virtuoso, sebbene non del tutto completato. Il territorio ferito dal terremoto si avviava, dunque, a diventare sede di un centro di studi e formazione scientifica specializzata in diverse discipline, tra cui quella dell’ingegneria sismica, contribuendo, così, alla ricerca e allo sviluppo di tecniche per la realizzazione di un patrimonio edilizio più sicuro ed una società più resiliente. Si individuava, contestualmente, un efficace strumento di sviluppo economico e di sbocco lavorativo per tanti giovani lucani. A distanza di 40 anni dal disastroso terremoto, questo lavoro prova a delineare un quadro aggiornato sullo stato di avanzamento della ricerca nel settore della riduzione del rischio sismico e della prevenzione, facendo particolare riferimento al contributo fornito dall’Ateneo Lucano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.