La ricerca di dottorato indaga il ruolo delle comunità resilienti nella tutela attiva del paesaggio e nella valorizzazione delle aree interne della Basilicata e trova una definizione di senso nelle attività di ricerca-azione e Terza Missione condotte all’interno del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università degli Studi della Basilicata. Il contesto di riferimento è quello dei territori del margine , quelle aree interessate da fenomeni di contrazione, abbandoni, dove si concentrano le disuguaglianze e l’esercizio della cittadinanza si mostra più difficile che altrove. In una regione come la Basilicata, che è costituita per oltre il 90% da aree interne, il tema acquista una rilevanza significativa. Se ci si riferisse all’arcipelago di Mario Cucinella , fatto di terre che sono “isole ai margini dei flussi” (Bonomi, 2018), dove i territori del margine assumono un’evidenza centrale rispetto ai nodi di reti costituiti dalle metropoli, la Basilicata sarebbe la porzione di terra emersa più consistente. Risulta evidente che in questo ribaltamento di senso diventa necessario re-inquadrare il significato di internità. La ricerca, pertanto, costruisce un proprio lessico basato su una scala di valori che ridefiniscono i confini dei territori marginali, andando oltre l'idea che dei parametri quantitativi, in un determinato territorio, siano più importante delle sue unità relazionali. Tali unità sono quelle che Alessandro Melis definisce comunità resilienti, con particolare riferimento alla connessione tra ambiente fisico e struttura sociale. Egli sostiene che ciò che è stato costruito in modo monofunzionale e specializzato - rispondendo al paradigma urbano del secolo scorso (ad esempio seguendo il criterio della zonizzazione) - è destinato a non essere resiliente. Cosa che non avviene nei contesti in cui la configurazione fisica di un insediamento corrisponde all'organizzazione sociale. (Melis, 2021). In tal senso i comuni lucani diventano insediamenti privilegiati per sperimentare un rinnovato patto sociale tra comunità e territorio, in linea con l’obiettivo "Città e comunità sostenibili" dell'Agenda 2030 che mira a rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili. La definizione che le Nazioni Unite danno di habitat resiliente, nell’ambito dell’enunciazione dei diciassette obiettivi noti come Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) è di “uno spazio vitale che riduce la propria vulnerabilità a stress cronici o a eventi drammatici ed estremi e risponde in modo creativo ai cambiamenti economici, sociali e ambientali per aumentare la propria sostenibilità a lungo termine” (United Nations, 2015). Creatività, ridondanza e pensiero associativo sono anche le coordinate su cui Alessandro Melis ha costruito il progetto curatoriale del Padiglione Italia “Comunità Resilienti” della XVII Biennale di Architettura di Venezia. Da un punto di vista metodologico, il progetto trova il suo riferimento teorico nel paradigma Convivium City (Rizzi, 2016) che prevede l’attivazione di processi di rigenerazione urbana attraverso l’attivazione di tre fasi interdipendenti, ma non necessariamente consecutive, che sono anche i significati della parola-concetto “convivio” ovvero convivenza, condivisione della conoscenza e convivialità. Un paradigma teorico-pratico che la ricerca innova e adatta al contesto rurale delle aree interne lucane, dove acquista di significato dall’azione sul campo e dall’interazione con le comunità che lo abitano, poiché mutua dalle scienze sociali l’approccio metodologico della Action-Research (Lewin 1946), una specifica modalità di produzione di sapere scientifico attivata dall’azione sul territorio. L’azione sul campo, infatti, è centrale nella ricerca, che utilizza la co-progettazione come modalità operativa per portare avanti delle trasformazioni nello spazio pubblico ed innescare delle progettualità con impatti di lunga gittata. Diventa così uno spazio di apprendimento strategico che abilita le comunità a rispondere in maniera efficace alle trasformazioni che interessano il proprio contesto territoriale, ovvero a renderle più resilienti. La ricerca vuole sollecitare una riflessione sulla resilienza come spazio di apprendimento sociale (Colucci & Cottino, 2015) in cui la competenza collettiva, sviluppata attraverso un approccio di tipo cooperativo, può fronteggiare gli stress esogeni che sempre più spesso prendono le sembianze di investimenti e riforme che cadono a cascata sui territori richiedendo una risposta tempestiva da parte delle comunità locali . Di fronte agli scenari complessi che le contingenze contemporanee ci presentano è necessario pensare l'architettura come una pratica di ricerca, che tiene insieme più discipline e più attori, creando delle “occasioni di natura trasversale in grado di innescare delle progettualità inedite” (Dini, 2016). Durante i tre anni di dottorato di ricerca si è alimentata una relazione di tipo cooperativo e uno scambio continui con il territorio; attraverso il racconto delle attività svolte sul campo si vuole rimarcare l’importanza del ruolo attivo dell’Università nel suo contesto di appartenenza come supporto tecnico e scientifico alle dinamiche in essere nei diversi comuni, dove si instaura di volta in volta una comunità “elettiva” costituita da cittadini, ricercatori, studiosi ed altre forze sociali, che opera per un tempo limitato al fine di innescare un processo di rigenerazione/riattivazione di luoghi-bene comune, di cui la collettività si farà promotrice e garante. In un momento storico non ordinario che ha portato il mondo intero ad interrogarsi su nuove modalità di vivere insieme, questa ricerca di dottorato prova a rispondere attraverso un paradigma aperto in cui la comunità costituisce la condizione necessaria per definire nuove prospettive per l’abitare contemporaneo, in cui la dimensione sociale e quella spaziale convergono, attraverso temi chiave quali la resinificazione dei luoghi dell’abitare, la definizione di nuove prossimità e l’attivazione di competenze collettive.

Comunità resilienti. Traiettorie di ricerca-azione per le aree marginali della Basilicata / Parentini, Silvia. - (2023 May 31).

Comunità resilienti. Traiettorie di ricerca-azione per le aree marginali della Basilicata

PARENTINI, SILVIA
2023-05-31

Abstract

La ricerca di dottorato indaga il ruolo delle comunità resilienti nella tutela attiva del paesaggio e nella valorizzazione delle aree interne della Basilicata e trova una definizione di senso nelle attività di ricerca-azione e Terza Missione condotte all’interno del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo dell’Università degli Studi della Basilicata. Il contesto di riferimento è quello dei territori del margine , quelle aree interessate da fenomeni di contrazione, abbandoni, dove si concentrano le disuguaglianze e l’esercizio della cittadinanza si mostra più difficile che altrove. In una regione come la Basilicata, che è costituita per oltre il 90% da aree interne, il tema acquista una rilevanza significativa. Se ci si riferisse all’arcipelago di Mario Cucinella , fatto di terre che sono “isole ai margini dei flussi” (Bonomi, 2018), dove i territori del margine assumono un’evidenza centrale rispetto ai nodi di reti costituiti dalle metropoli, la Basilicata sarebbe la porzione di terra emersa più consistente. Risulta evidente che in questo ribaltamento di senso diventa necessario re-inquadrare il significato di internità. La ricerca, pertanto, costruisce un proprio lessico basato su una scala di valori che ridefiniscono i confini dei territori marginali, andando oltre l'idea che dei parametri quantitativi, in un determinato territorio, siano più importante delle sue unità relazionali. Tali unità sono quelle che Alessandro Melis definisce comunità resilienti, con particolare riferimento alla connessione tra ambiente fisico e struttura sociale. Egli sostiene che ciò che è stato costruito in modo monofunzionale e specializzato - rispondendo al paradigma urbano del secolo scorso (ad esempio seguendo il criterio della zonizzazione) - è destinato a non essere resiliente. Cosa che non avviene nei contesti in cui la configurazione fisica di un insediamento corrisponde all'organizzazione sociale. (Melis, 2021). In tal senso i comuni lucani diventano insediamenti privilegiati per sperimentare un rinnovato patto sociale tra comunità e territorio, in linea con l’obiettivo "Città e comunità sostenibili" dell'Agenda 2030 che mira a rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili. La definizione che le Nazioni Unite danno di habitat resiliente, nell’ambito dell’enunciazione dei diciassette obiettivi noti come Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) è di “uno spazio vitale che riduce la propria vulnerabilità a stress cronici o a eventi drammatici ed estremi e risponde in modo creativo ai cambiamenti economici, sociali e ambientali per aumentare la propria sostenibilità a lungo termine” (United Nations, 2015). Creatività, ridondanza e pensiero associativo sono anche le coordinate su cui Alessandro Melis ha costruito il progetto curatoriale del Padiglione Italia “Comunità Resilienti” della XVII Biennale di Architettura di Venezia. Da un punto di vista metodologico, il progetto trova il suo riferimento teorico nel paradigma Convivium City (Rizzi, 2016) che prevede l’attivazione di processi di rigenerazione urbana attraverso l’attivazione di tre fasi interdipendenti, ma non necessariamente consecutive, che sono anche i significati della parola-concetto “convivio” ovvero convivenza, condivisione della conoscenza e convivialità. Un paradigma teorico-pratico che la ricerca innova e adatta al contesto rurale delle aree interne lucane, dove acquista di significato dall’azione sul campo e dall’interazione con le comunità che lo abitano, poiché mutua dalle scienze sociali l’approccio metodologico della Action-Research (Lewin 1946), una specifica modalità di produzione di sapere scientifico attivata dall’azione sul territorio. L’azione sul campo, infatti, è centrale nella ricerca, che utilizza la co-progettazione come modalità operativa per portare avanti delle trasformazioni nello spazio pubblico ed innescare delle progettualità con impatti di lunga gittata. Diventa così uno spazio di apprendimento strategico che abilita le comunità a rispondere in maniera efficace alle trasformazioni che interessano il proprio contesto territoriale, ovvero a renderle più resilienti. La ricerca vuole sollecitare una riflessione sulla resilienza come spazio di apprendimento sociale (Colucci & Cottino, 2015) in cui la competenza collettiva, sviluppata attraverso un approccio di tipo cooperativo, può fronteggiare gli stress esogeni che sempre più spesso prendono le sembianze di investimenti e riforme che cadono a cascata sui territori richiedendo una risposta tempestiva da parte delle comunità locali . Di fronte agli scenari complessi che le contingenze contemporanee ci presentano è necessario pensare l'architettura come una pratica di ricerca, che tiene insieme più discipline e più attori, creando delle “occasioni di natura trasversale in grado di innescare delle progettualità inedite” (Dini, 2016). Durante i tre anni di dottorato di ricerca si è alimentata una relazione di tipo cooperativo e uno scambio continui con il territorio; attraverso il racconto delle attività svolte sul campo si vuole rimarcare l’importanza del ruolo attivo dell’Università nel suo contesto di appartenenza come supporto tecnico e scientifico alle dinamiche in essere nei diversi comuni, dove si instaura di volta in volta una comunità “elettiva” costituita da cittadini, ricercatori, studiosi ed altre forze sociali, che opera per un tempo limitato al fine di innescare un processo di rigenerazione/riattivazione di luoghi-bene comune, di cui la collettività si farà promotrice e garante. In un momento storico non ordinario che ha portato il mondo intero ad interrogarsi su nuove modalità di vivere insieme, questa ricerca di dottorato prova a rispondere attraverso un paradigma aperto in cui la comunità costituisce la condizione necessaria per definire nuove prospettive per l’abitare contemporaneo, in cui la dimensione sociale e quella spaziale convergono, attraverso temi chiave quali la resinificazione dei luoghi dell’abitare, la definizione di nuove prossimità e l’attivazione di competenze collettive.
31-mag-2023
marginalità, comunità, paesaggio
Comunità resilienti. Traiettorie di ricerca-azione per le aree marginali della Basilicata / Parentini, Silvia. - (2023 May 31).
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