Nata per la soddisfazione di bisogni e necessità dell’uomo, l’architettura acquista, nella cultura contemporanea del recupero edilizio, quel valore di memoria costruita delle diverse epoche, attraverso stili, materiali e innovazioni tecniche. Il ruolo di testimonianza, che oggi l’architettura possiede, in molti casi viene criticamente interpretato dai professionisti che rende altresì soggettivo il riconoscimento di una identità storica e di un valore culturale di un manufatto. Il costruito nei Sassi è stato raramente un’operazione unitaria, essendo composto da aggiunte, rimaneggiamenti e ampliamenti che nel tempo sono andati a influire su questo straordinario contesto paesaggistico. Pertanto esso è il risultato di una sommatoria di fasi di trasformazione dovuta a fattori funzionali che ne hanno determinato il paesaggio rupestre che oggi conosciamo. A seguito del riconoscimento del valore culturale dei Sassi e soprattutto della nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura nel 2019, sono state incentivate molte strategie di recupero e valorizzazione. Da un lato si riscontrano interventi di vero e proprio restauro congiunti all’attribuzione di nuove funzioni compatibili per motivi culturali e scientifici rifacendosi al concetto della cosiddetta conservazione integrata, mentre dall’altro lato operazioni consistenti (manutenzione, trasformazione, sostituzione, rinnovamento, ripristino e raramente recupero) per rendere idonei gli edifici alle esigenze del vivere contemporaneo per ragioni economiche e d’uso. Anche qui ci troviamo di fronte, come avviene ancora in molti centri storici incuranti delle indicazioni della Carta di Gubbio, allo scontro tra considerare i Sassi patrimonio culturale, edilizio storico ed estraniato che porta alla salvaguardia dell’identità del genius loci di questo territorio VS valutare i Sassi patrimonio edilizio storico soppesato alla stregua di quello esistente che porta alla promozione dell’alterità rispetto ai caratteri locali e tradizionali.

Identità e alterità. Strategie di recupero e valorizzazione dei Sassi di Matera

A. Guida
2022-01-01

Abstract

Nata per la soddisfazione di bisogni e necessità dell’uomo, l’architettura acquista, nella cultura contemporanea del recupero edilizio, quel valore di memoria costruita delle diverse epoche, attraverso stili, materiali e innovazioni tecniche. Il ruolo di testimonianza, che oggi l’architettura possiede, in molti casi viene criticamente interpretato dai professionisti che rende altresì soggettivo il riconoscimento di una identità storica e di un valore culturale di un manufatto. Il costruito nei Sassi è stato raramente un’operazione unitaria, essendo composto da aggiunte, rimaneggiamenti e ampliamenti che nel tempo sono andati a influire su questo straordinario contesto paesaggistico. Pertanto esso è il risultato di una sommatoria di fasi di trasformazione dovuta a fattori funzionali che ne hanno determinato il paesaggio rupestre che oggi conosciamo. A seguito del riconoscimento del valore culturale dei Sassi e soprattutto della nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura nel 2019, sono state incentivate molte strategie di recupero e valorizzazione. Da un lato si riscontrano interventi di vero e proprio restauro congiunti all’attribuzione di nuove funzioni compatibili per motivi culturali e scientifici rifacendosi al concetto della cosiddetta conservazione integrata, mentre dall’altro lato operazioni consistenti (manutenzione, trasformazione, sostituzione, rinnovamento, ripristino e raramente recupero) per rendere idonei gli edifici alle esigenze del vivere contemporaneo per ragioni economiche e d’uso. Anche qui ci troviamo di fronte, come avviene ancora in molti centri storici incuranti delle indicazioni della Carta di Gubbio, allo scontro tra considerare i Sassi patrimonio culturale, edilizio storico ed estraniato che porta alla salvaguardia dell’identità del genius loci di questo territorio VS valutare i Sassi patrimonio edilizio storico soppesato alla stregua di quello esistente che porta alla promozione dell’alterità rispetto ai caratteri locali e tradizionali.
2022
978-88-6336-585-6
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