La presente ricerca affronta l’autonomia del pensare attraverso la ricostruzione geneaologica della facoltà di Giudizio. Il Sapere aude, imperativo dell’Illuminismo, invita alla valorizzazione del pensiero e all'utilizzo critico delle proprie facoltà intellettuali. La riflessione è il miglior modo di pensare e indagare la realtà e contribuisce alla formazione transdisciplinare e pedagogica dell’uomo. È nella riflessione sul pensiero e sulla realtà che si inserisce l’analisi arendtiana del Giudizio. Sulla scorta dell’argomentazione kantiana, contenuta nella Terza Critica, la Arendt definisce il Giudizio come possibilità di pensare la relazione tra l’uomo al singolare e l’uomo al plurale, tra filosofia e politica e tra la facoltà del pensiero e dell’azione. La presente ricerca, esaminando la riflessione arendtiana del Giudizio morale, si interroga sul giudicare a partire da sé, sulle modalità di connessione tra singolarità e pluralità nell'attività giudicativa e quale peso rivestano tali dimensioni sia nel giudizio politico sia in quello morale.
The present research has addressed the autonomy of thinking through the genetic reconstruction of the faculty of judgment. Sapere aude, imperative of the Enlightenment, invited to the enhancement of thought and the critical use of one's intellectual faculties. The reflection is the best way of thinking and investigating reality and obtained in the transdisciplinary and pedagogical way of man. It is in the reflection on thought and reality that Arendt's analysis of the Judgment is inserted. On the basis of the Kantian argumentation contained in the Third Critique, Arendt defines Judgment as the possibility of thinking about the relationship between man in the singular and man in the plural, between philosophy and politics and between the faculty of thought and action. This research questions examining Arendt's reflection on moral judgment, itself on judging from oneself, on the modalities of connection between singularity and plurality in judicial activity and what weight these dimensions have both in political moral judgment.
Hannah Arendt e la genealogia del Giudizio. Tra Selbstdenken e nuovo inizio / Vaglio, Concetta. - (2021 May 27).
Hannah Arendt e la genealogia del Giudizio. Tra Selbstdenken e nuovo inizio.
VAGLIO, CONCETTA
2021-05-27
Abstract
La presente ricerca affronta l’autonomia del pensare attraverso la ricostruzione geneaologica della facoltà di Giudizio. Il Sapere aude, imperativo dell’Illuminismo, invita alla valorizzazione del pensiero e all'utilizzo critico delle proprie facoltà intellettuali. La riflessione è il miglior modo di pensare e indagare la realtà e contribuisce alla formazione transdisciplinare e pedagogica dell’uomo. È nella riflessione sul pensiero e sulla realtà che si inserisce l’analisi arendtiana del Giudizio. Sulla scorta dell’argomentazione kantiana, contenuta nella Terza Critica, la Arendt definisce il Giudizio come possibilità di pensare la relazione tra l’uomo al singolare e l’uomo al plurale, tra filosofia e politica e tra la facoltà del pensiero e dell’azione. La presente ricerca, esaminando la riflessione arendtiana del Giudizio morale, si interroga sul giudicare a partire da sé, sulle modalità di connessione tra singolarità e pluralità nell'attività giudicativa e quale peso rivestano tali dimensioni sia nel giudizio politico sia in quello morale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
TESI DOTTORATO VAGLIO XXXIII Ciclo PDF.pdf
Open Access dal 28/05/2024
Descrizione: Tesi di Dottorato
Tipologia:
Tesi di dottorato
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
9.73 MB
Formato
Adobe PDF
|
9.73 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.