Nel quadro del più generale contesto della feudalità laica ed ecclesiastica che lungo il ciclo della modernità caratterizzò il Mezzogiorno d’Italia e la provincia di Basilicata, il monastero/commenda di S. Elia di Carbone, già complesso abbaziale baricentro del sistema monastico basiliano basilicatese-calabrese, è da configurare quale “peculiare caso di feudalità”, per connotazioni di status, esercizio delle giurisdizioni in ambito spirituale e temporale, riflessi d’ordine socio-economico. Frutto di un accurato percorso di ricerca, a partire dalla “mutazione di status” del monastero in commenda, a metà del XV secolo, il lavoro ne evidenzia quali connotazioni portanti: - il consistente ed esteso esercizio delle giurisdizioni non solo nella Terra di Carbone e, in essa, nei rapporti con l’università e il clero della chiesa parrocchiale “ricettizia”; - il persistente rapporto di conflittualità con i vescovi della diocesi di Anglona-Tursi; - il rilevante ed incisivo ruolo esercitato dai commendatari, tra i quali furono protagonisti di prima fila della chiesa in Italia, quali il cardinale Giulio Antonio Santoro (che, tra l’altro, nell’ambito del riassetto e rilancio della Commenda di S. Elia diede attuazione alla “separazione della mensa monacale da quella abbaziale”, in seguito alla trasformazione in congregazione dei monaci di S. Basilio ad opera di papa Gregorio XIII) e il cardinale Giovanni Battista Pamphili, futuro papa Innocenzo X; - la peculiare gestione della fase compresa tra l’abolizione delle Commende, nel 1783, con conseguente “esercizio della giurisdizione da parte del Regio Fisco”, e la soppressione del monastero, nel 1809, con relativi riflessi; - il lungo e complesso contenzioso giuridico-amministrativo che, come altrove, fece seguito all’eversione della feudalità tra l’ amministrazione comunale di Carbone e quella dei Regi Demani, subentrata “nei diritti dovuti all’ex Abbazia”.

Tra feudalità laica ed ecclesiastica. La commenda di S. Elia di Carbone nella Basilicata moderna

LERRA, Antonio Domenico S.
2016-01-01

Abstract

Nel quadro del più generale contesto della feudalità laica ed ecclesiastica che lungo il ciclo della modernità caratterizzò il Mezzogiorno d’Italia e la provincia di Basilicata, il monastero/commenda di S. Elia di Carbone, già complesso abbaziale baricentro del sistema monastico basiliano basilicatese-calabrese, è da configurare quale “peculiare caso di feudalità”, per connotazioni di status, esercizio delle giurisdizioni in ambito spirituale e temporale, riflessi d’ordine socio-economico. Frutto di un accurato percorso di ricerca, a partire dalla “mutazione di status” del monastero in commenda, a metà del XV secolo, il lavoro ne evidenzia quali connotazioni portanti: - il consistente ed esteso esercizio delle giurisdizioni non solo nella Terra di Carbone e, in essa, nei rapporti con l’università e il clero della chiesa parrocchiale “ricettizia”; - il persistente rapporto di conflittualità con i vescovi della diocesi di Anglona-Tursi; - il rilevante ed incisivo ruolo esercitato dai commendatari, tra i quali furono protagonisti di prima fila della chiesa in Italia, quali il cardinale Giulio Antonio Santoro (che, tra l’altro, nell’ambito del riassetto e rilancio della Commenda di S. Elia diede attuazione alla “separazione della mensa monacale da quella abbaziale”, in seguito alla trasformazione in congregazione dei monaci di S. Basilio ad opera di papa Gregorio XIII) e il cardinale Giovanni Battista Pamphili, futuro papa Innocenzo X; - la peculiare gestione della fase compresa tra l’abolizione delle Commende, nel 1783, con conseguente “esercizio della giurisdizione da parte del Regio Fisco”, e la soppressione del monastero, nel 1809, con relativi riflessi; - il lungo e complesso contenzioso giuridico-amministrativo che, come altrove, fece seguito all’eversione della feudalità tra l’ amministrazione comunale di Carbone e quella dei Regi Demani, subentrata “nei diritti dovuti all’ex Abbazia”.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/126279
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