The author discusses the relationship between Rocco Scotellaro and popular culture, starting from Scotellaro´s own positioning or, better, the positioning that has traditionally been attributed to him by Italian anthropologists. The first to acknowledge Scotellaro´s impact on the renovation of the Italian School of anthropology in the post-World War 2 period was Alberto Mario Cirese, who in Cultura egemonica e culture subaltern referred to him as one of the intellectuals who had contributed to the renewal of the national debate and to the rise of new documentation campaigns focused on Southern Italy´s subaltern classes. Scholars, however, especially focus on the importance of Scotellaro´s posthumous volume Contadini del Sud, which they believe to have defined and launched the genre of popular autobiographic writing in Italy. This essay also tackles the relations between the young poet and mayor of Tricarico and the peasant society of his time, which was the social matrix and source of inspiration for his poems. It is within this framework that Scotellaro co-authored popular chants and opposed de Martino´s view on the Rabata song. Finally, this essay makes reference to Scotellaro´s ethnographic approach to the description and interpretation of Tricarico´s Carnival.

L’intento dell’autore è quello di condurre una riflessione sui rapporti tra Rocco Scotellaro e il popolare a partire dalla collocazione che lo stesso Scotellaro ha, o che per lo meno gli è stata attribuita, nella tradizione degli studi antropologici italiani. Il ruolo di Scotellaro nella rifondazione degli studi avvenuta negli anni del secondo dopoguerra è stato riconosciuto per primo da Alberto M. Cirese, che lo aveva inserito nel suo manuale Cultura egemonica e culture subalterne tra gli intellettuali che avevano contribuito a rinnovare il dibattito e ad avviare nuove imprese documentarie sulle classi subalterne meridionali. Ma, soprattutto, a Scotellaro si fa risalire con l’opera postuma Contadini del Sud la definizione e l’avvio del genere delle scritture autobiografiche popolari in Italia. L’articolo prende poi in considerazione la relazione tra il giovane poeta e sindaco di Tricarico con la realtà contadina del suo tempo, che costituiva la sua matrice sociale e la materia di ispirazione per la sua poesia. In tale quadro si inserisce l’impegno di Scotellaro come coautore di canti popolari e la polemica con de Martino intorno alla canzone della Ràbata. Il saggio si chiude con il riferimento a uno Scotellaro etnografo nella sua descrizione e interpretazione del Carnevale di Tricarico.

Scotellaro e il popolare

MIRIZZI, Ferdinando Felice
2016-01-01

Abstract

The author discusses the relationship between Rocco Scotellaro and popular culture, starting from Scotellaro´s own positioning or, better, the positioning that has traditionally been attributed to him by Italian anthropologists. The first to acknowledge Scotellaro´s impact on the renovation of the Italian School of anthropology in the post-World War 2 period was Alberto Mario Cirese, who in Cultura egemonica e culture subaltern referred to him as one of the intellectuals who had contributed to the renewal of the national debate and to the rise of new documentation campaigns focused on Southern Italy´s subaltern classes. Scholars, however, especially focus on the importance of Scotellaro´s posthumous volume Contadini del Sud, which they believe to have defined and launched the genre of popular autobiographic writing in Italy. This essay also tackles the relations between the young poet and mayor of Tricarico and the peasant society of his time, which was the social matrix and source of inspiration for his poems. It is within this framework that Scotellaro co-authored popular chants and opposed de Martino´s view on the Rabata song. Finally, this essay makes reference to Scotellaro´s ethnographic approach to the description and interpretation of Tricarico´s Carnival.
2016
L’intento dell’autore è quello di condurre una riflessione sui rapporti tra Rocco Scotellaro e il popolare a partire dalla collocazione che lo stesso Scotellaro ha, o che per lo meno gli è stata attribuita, nella tradizione degli studi antropologici italiani. Il ruolo di Scotellaro nella rifondazione degli studi avvenuta negli anni del secondo dopoguerra è stato riconosciuto per primo da Alberto M. Cirese, che lo aveva inserito nel suo manuale Cultura egemonica e culture subalterne tra gli intellettuali che avevano contribuito a rinnovare il dibattito e ad avviare nuove imprese documentarie sulle classi subalterne meridionali. Ma, soprattutto, a Scotellaro si fa risalire con l’opera postuma Contadini del Sud la definizione e l’avvio del genere delle scritture autobiografiche popolari in Italia. L’articolo prende poi in considerazione la relazione tra il giovane poeta e sindaco di Tricarico con la realtà contadina del suo tempo, che costituiva la sua matrice sociale e la materia di ispirazione per la sua poesia. In tale quadro si inserisce l’impegno di Scotellaro come coautore di canti popolari e la polemica con de Martino intorno alla canzone della Ràbata. Il saggio si chiude con il riferimento a uno Scotellaro etnografo nella sua descrizione e interpretazione del Carnevale di Tricarico.
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