“Il mondo”, come argomento di fenomenologia architettonica, viene articolato su più livelli differenti, relativi al soggetto che si relaziona con l’esterno, ovvero al legame tra soggetto e contesto attraverso il gioco della percezione, della comunicazione e della rappresentazione del reale. La scala è la cornice entro cui conteniamo ciò che dal mondo ci arriva, ovvero il sistema di riferimento attraverso cui noi interpretiamo il mondo e la nostra esperienza di esso. Ma ogni modello interpretativo della realtà è efficace nella misura in cui è funzionale allo scopo stabilito, come il modello newtoniano è adeguato per la scala dei fenomeni su cui interviene la tecnologia classica. Dunque, comprendere la scala dei fenomeni osservati e relazionarsi ad essa è questione strategica per essere efficaci, congrui con l’intenzione espressa. Spostandoci sul terreno della storiografia, la domanda è: la realtà storica può essere osservata? Possiamo osservarla nello stesso modo con cui si osservano altri fenomeni del reale? Possiamo avvalerci, per osservare i fenomeni storici, di modelli definiti altrove nel panorama dei saperi e della conoscenza, per esempio i modelli della Fisica? La questione della scala è questione strategica anche per la narrazione storica? Cosa è una “microstoria”? Cosa possiamo osservare a quella scala meglio che in altre? Siamo immersi nel mondo in cui viviamo, e questa volta “il nostro mondo” diventa sinonimo di “nostra epoca”. Questa ha caratteri specifici, un particolare sistema di riferimento “vero-falso”, una propria “episteme” direbbe Foucault, un “immaginario collettivo colonizzato” direbbe Serge Latouche. Dunque, nel mondo in cui viviamo, quale visione abbiamo della realtà, quale è la cornice del quadro che ci rappresentiamo? E una volta resa visibile l’episteme nella quale sono immersa, ancora affiora un’altra domanda: cosa sta avvenendo oggi? Ci sono fenomeni guida per cogliere dal di dentro cosa e come sta cambiando il nostro mondo? Interrogandoci su questo incontriamo parole così cariche di valore come evoluzione, creatività, cooperazione; parole che potremmo trattare fenomenologicamente, nella qualità di “cose”, da guardare come per la prima volta. E allora si potrebbero allargare le cornici, e si potrebbero rileggere i confini come “l’orlo della mutazione che avanza e corre dentro di noi”.

Il Mondo

COLONNA, Angela Patrizia
2008-01-01

Abstract

“Il mondo”, come argomento di fenomenologia architettonica, viene articolato su più livelli differenti, relativi al soggetto che si relaziona con l’esterno, ovvero al legame tra soggetto e contesto attraverso il gioco della percezione, della comunicazione e della rappresentazione del reale. La scala è la cornice entro cui conteniamo ciò che dal mondo ci arriva, ovvero il sistema di riferimento attraverso cui noi interpretiamo il mondo e la nostra esperienza di esso. Ma ogni modello interpretativo della realtà è efficace nella misura in cui è funzionale allo scopo stabilito, come il modello newtoniano è adeguato per la scala dei fenomeni su cui interviene la tecnologia classica. Dunque, comprendere la scala dei fenomeni osservati e relazionarsi ad essa è questione strategica per essere efficaci, congrui con l’intenzione espressa. Spostandoci sul terreno della storiografia, la domanda è: la realtà storica può essere osservata? Possiamo osservarla nello stesso modo con cui si osservano altri fenomeni del reale? Possiamo avvalerci, per osservare i fenomeni storici, di modelli definiti altrove nel panorama dei saperi e della conoscenza, per esempio i modelli della Fisica? La questione della scala è questione strategica anche per la narrazione storica? Cosa è una “microstoria”? Cosa possiamo osservare a quella scala meglio che in altre? Siamo immersi nel mondo in cui viviamo, e questa volta “il nostro mondo” diventa sinonimo di “nostra epoca”. Questa ha caratteri specifici, un particolare sistema di riferimento “vero-falso”, una propria “episteme” direbbe Foucault, un “immaginario collettivo colonizzato” direbbe Serge Latouche. Dunque, nel mondo in cui viviamo, quale visione abbiamo della realtà, quale è la cornice del quadro che ci rappresentiamo? E una volta resa visibile l’episteme nella quale sono immersa, ancora affiora un’altra domanda: cosa sta avvenendo oggi? Ci sono fenomeni guida per cogliere dal di dentro cosa e come sta cambiando il nostro mondo? Interrogandoci su questo incontriamo parole così cariche di valore come evoluzione, creatività, cooperazione; parole che potremmo trattare fenomenologicamente, nella qualità di “cose”, da guardare come per la prima volta. E allora si potrebbero allargare le cornici, e si potrebbero rileggere i confini come “l’orlo della mutazione che avanza e corre dentro di noi”.
2008
9788896067048
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