Le ricerche archeologiche nel sito di Jure Vetere, così come articolate, hanno consentito non solo di determinare una sequenza stratigrafica valida sia per i livelli sepolti che per le strutture architettoniche ancora in evidenza, ma anche e soprattutto di costruire un modello insediativo del fenomeno monastico florense nella Calabria medievale. Gli studi sul monachesimo medievale calabrese sono stati fino ad ora prevalentemente incentrati sugli aspetti storico-documentari e architettonici relativi ai monasteri greci e latini, nonché ai rapporti tra l’organizzazione religiosa, culturale ed economica del clero greco con quello latino . Poco rilevante invece appare l’approccio archeologico alle problematiche degli insediamenti monastici; fanno eccezione le indagini sui monasteri fortificati altomedievali dell’alto tirreno calabrese e gli scavi di alcuni complessi monastici nella parte centro meridionale della regione: S. Giovanni Theresti a Bivongi, S. Elia Vecchio a Curinga, S. Elia Speleota a Melicuccà, S. Angelo in Frigillo a Mesoraca, S. Maria di Corazzo . Si tratta in ogni caso di episodi isolati e di interventi parziali, ancora distanti dal costituire dei punti di riferimento per la costruzione di un’”archeologia dei monasteri” della Calabria medievale, così come è stato fatto per altre aree regionali . In questa prospettiva, l’indagine sul sito monastico florense di jure Vetere è stata intenzionalmente indirizzata verso la scoperta e l’interrogazione del documento archeologico, per tentare di chiarire quanti più aspetti contribuiscano a delineare la fisionomia insediativa del sito in oggetto.
Conclusioni
SOGLIANI, FRANCESCA;D. Roubis
2007-01-01
Abstract
Le ricerche archeologiche nel sito di Jure Vetere, così come articolate, hanno consentito non solo di determinare una sequenza stratigrafica valida sia per i livelli sepolti che per le strutture architettoniche ancora in evidenza, ma anche e soprattutto di costruire un modello insediativo del fenomeno monastico florense nella Calabria medievale. Gli studi sul monachesimo medievale calabrese sono stati fino ad ora prevalentemente incentrati sugli aspetti storico-documentari e architettonici relativi ai monasteri greci e latini, nonché ai rapporti tra l’organizzazione religiosa, culturale ed economica del clero greco con quello latino . Poco rilevante invece appare l’approccio archeologico alle problematiche degli insediamenti monastici; fanno eccezione le indagini sui monasteri fortificati altomedievali dell’alto tirreno calabrese e gli scavi di alcuni complessi monastici nella parte centro meridionale della regione: S. Giovanni Theresti a Bivongi, S. Elia Vecchio a Curinga, S. Elia Speleota a Melicuccà, S. Angelo in Frigillo a Mesoraca, S. Maria di Corazzo . Si tratta in ogni caso di episodi isolati e di interventi parziali, ancora distanti dal costituire dei punti di riferimento per la costruzione di un’”archeologia dei monasteri” della Calabria medievale, così come è stato fatto per altre aree regionali . In questa prospettiva, l’indagine sul sito monastico florense di jure Vetere è stata intenzionalmente indirizzata verso la scoperta e l’interrogazione del documento archeologico, per tentare di chiarire quanti più aspetti contribuiscano a delineare la fisionomia insediativa del sito in oggetto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.