Il processo di deterioramento dei materiali lapidei è un problema che in questi ultimi decenni sta assumendo sempre maggiore rilevanza poiché inerisce il nostro patrimonio storico-culturale. A differenza degli esseri viventi, i monumenti non posseggono sistemi di autodifesa in grado di proteggerli da eventuali attacchi di agenti esterni che iniziano la loro opera demolitrice subito dopo la realizzazione dell’opera. E’ ben nota a tutti la responsabilità assunta dallo sviluppo delle attività umane, come l’industrializzazione che immettendo inquinanti in atmosfera costituisce un rischio per l’integrità dei materiali lapidei, in ogni caso soggetti a naturali fenomeni di alterazione nella loro interazione con gli agenti climatici. Il presente lavoro esamina i vari processi degradativi causati dai fattori naturali ed antropici sulle pareti in calcarenite (tufo biancastro proveniente dalle cave di Gravina di Puglia) di un’antica masseria sita nel comune di Lavello (PZ) in contrada Gravetta (coordinate 41° 03' 36.28"N e 15° 48' 26.69"E), tra il primo nucleo del parco archeologico di “Forentum romana” (III-I secolo a.C.) e l’inceneritore “Fenice” (località san Nicola di Melfi), ad una distanza di 11 Km da quest’ultimo. Per poter identificare l’origine dei principali processi degradativi, il lavoro considera le alterazioni subite nel tempo da un provino cubico realizzato nel luglio 2009, utilizzando lo stesso materiale, e posto a ridosso dell’antica struttura oggetto di indagine. Obiettivo del lavoro, è quello di evidenziare come il clima e gli agenti trasportati in atmosfera possano contribuire, in sinergia, al deterioramento della calcarenite. Il campionamento, sia sulle pareti della masseria che sul provino cubico, è stato eseguito a cadenza trimestrale a partire dal 18 Giugno 2010 prelevando una quantità adeguata di polveri superficiali. Sulle polveri sono stati determinati i livelli di alcuni inquinanti: metalli pesanti, PCB, fitofarmaci clorurati e fosforati ed anioni (nitriti, nitrati e solfati). Altre determinazioni hanno riguardato: pH, conduttività elettrica, calcare totale, carbonio organico e sostanza organica. I dati climatici come direzione del vento, piovosità, radiazione solare, temperatura ed umidità relativa sono stati forniti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata (ARPAB). I risultati ottenuti, permettono di fare le seguenti considerazioni: il processo di deterioramento sulle superfici lapidee è lento ed irreversibile ed i fenomeni di alterazione e degrado sembrano influenzati sia dall’accumulo degli inquinanti organici ed inorganici sia dalle condizioni ambientali, nonché dall’azione sinergica di tutti questi fattori. I metalli pesanti, derivanti dall’attività industriale ed agricola, oltre ad accumularsi sulla superficie dei materiali lapidei, si raccolgono nel terreno circostante attraverso le piogge che dilavano le superfici calcaree. Non è da sottovalutare l’azione degli organismi biologici (muschi, licheni ed alghe); tali organismi, trasportati dal vento, in presenza di idonee condizioni climatiche (alte umidità relative dell’aria e temperature non troppo elevate), colonizzano facilmente le superfici lapidee. Sulle superfici del provino, in corrispondenza dei venti dominanti, si assiste nel tempo ad una diminuzione della percentuale di carbonati a favore dell’aumento di sostanza organica e di sali solubili ed un abbassamento del valore di pH.

INFLUENZA DEI FATTORI CLIMATICI ED ANTROPICI NEL PROCESSO DI DETERIORAMENTO DELLA CALCARENITE: UN CASO DI STUDIO

SASSO, SERGIO;SCRANO, Laura;BUFO, Sabino Aurelio;
2012-01-01

Abstract

Il processo di deterioramento dei materiali lapidei è un problema che in questi ultimi decenni sta assumendo sempre maggiore rilevanza poiché inerisce il nostro patrimonio storico-culturale. A differenza degli esseri viventi, i monumenti non posseggono sistemi di autodifesa in grado di proteggerli da eventuali attacchi di agenti esterni che iniziano la loro opera demolitrice subito dopo la realizzazione dell’opera. E’ ben nota a tutti la responsabilità assunta dallo sviluppo delle attività umane, come l’industrializzazione che immettendo inquinanti in atmosfera costituisce un rischio per l’integrità dei materiali lapidei, in ogni caso soggetti a naturali fenomeni di alterazione nella loro interazione con gli agenti climatici. Il presente lavoro esamina i vari processi degradativi causati dai fattori naturali ed antropici sulle pareti in calcarenite (tufo biancastro proveniente dalle cave di Gravina di Puglia) di un’antica masseria sita nel comune di Lavello (PZ) in contrada Gravetta (coordinate 41° 03' 36.28"N e 15° 48' 26.69"E), tra il primo nucleo del parco archeologico di “Forentum romana” (III-I secolo a.C.) e l’inceneritore “Fenice” (località san Nicola di Melfi), ad una distanza di 11 Km da quest’ultimo. Per poter identificare l’origine dei principali processi degradativi, il lavoro considera le alterazioni subite nel tempo da un provino cubico realizzato nel luglio 2009, utilizzando lo stesso materiale, e posto a ridosso dell’antica struttura oggetto di indagine. Obiettivo del lavoro, è quello di evidenziare come il clima e gli agenti trasportati in atmosfera possano contribuire, in sinergia, al deterioramento della calcarenite. Il campionamento, sia sulle pareti della masseria che sul provino cubico, è stato eseguito a cadenza trimestrale a partire dal 18 Giugno 2010 prelevando una quantità adeguata di polveri superficiali. Sulle polveri sono stati determinati i livelli di alcuni inquinanti: metalli pesanti, PCB, fitofarmaci clorurati e fosforati ed anioni (nitriti, nitrati e solfati). Altre determinazioni hanno riguardato: pH, conduttività elettrica, calcare totale, carbonio organico e sostanza organica. I dati climatici come direzione del vento, piovosità, radiazione solare, temperatura ed umidità relativa sono stati forniti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata (ARPAB). I risultati ottenuti, permettono di fare le seguenti considerazioni: il processo di deterioramento sulle superfici lapidee è lento ed irreversibile ed i fenomeni di alterazione e degrado sembrano influenzati sia dall’accumulo degli inquinanti organici ed inorganici sia dalle condizioni ambientali, nonché dall’azione sinergica di tutti questi fattori. I metalli pesanti, derivanti dall’attività industriale ed agricola, oltre ad accumularsi sulla superficie dei materiali lapidei, si raccolgono nel terreno circostante attraverso le piogge che dilavano le superfici calcaree. Non è da sottovalutare l’azione degli organismi biologici (muschi, licheni ed alghe); tali organismi, trasportati dal vento, in presenza di idonee condizioni climatiche (alte umidità relative dell’aria e temperature non troppo elevate), colonizzano facilmente le superfici lapidee. Sulle superfici del provino, in corrispondenza dei venti dominanti, si assiste nel tempo ad una diminuzione della percentuale di carbonati a favore dell’aumento di sostanza organica e di sali solubili ed un abbassamento del valore di pH.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/35044
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