Complesso è per l’attività amministrativa mettere a fuoco la gestione del periurbano, ovvero quello spazio non perimetrato in alcuno strumento di pianificazione, né alla scala locale né alla scala vasta, né in quella settoriale e neppure in quella strategica. Uno spazio problematico che oscilla tra le dinamiche di espansione della città e le tendenze di marginalizzazione/resistenza dell’agricoltura mentre, inconsapevolmente, su di esso si concentrano sempre di più le attenzioni, le aspettative e gli interessi della collettività. Nell’attuale processo di pianificazione generale, soprattutto quella paesaggistica, assegnare e riconoscere un valore di tutela e sviluppo al contesto periurbano potrebbe rappresentare una maniera per individuare discipline d’uso, condivise con gli attori istituzionali e sociali coinvolti a vario titolo nel processo di pianificazione (Comuni, Enti, Cittadini), progettandone caratteri prestazionali e regole di uso del suolo. Ai professionisti riflessivi, nel senso lato in cui il mestiere di urbanisti può essere inteso,è datodi pensare, ridisegnare e problematizzare la periurbanità. Si ha motivo di credere che oggi emerga il periurbano dalla action science, ovvero da quel contesto di lavoro in cui soggetti e sistemi sociali progettano e implementano le loro intenzioni proponendosi di migliorare l’efficacia dell’azione professionale, considerando il mondo della pratica professionale non solo oggetto di osservazione ma anche contesto in cui le teorie si costruiscono e si sperimentano (Schön, 1983, Barbanente, 1999). In che modo la periurbanità può essere messa a fuoco attraverso gli strumenti che sono a disposizione per governarla? Quali sono i termini attraverso i quali il perturbano si attiva nelle politiche agrourbane costruendo campi di interferenza tra la città e la campagna? Dove la pianificazione urbanistica incontra quella dello spazio rurale? Il Piano Paesaggistico potrebbe provare a dare risposte a queste domande. Leopportunità che offre appaiono di un certo interesse per la originalità e indeterminatezza dei frame procedurali in cui il processo normativo del piano si esplicita, per la capacità di costruire volta per volta situazioni non chiuse in una razionalità tecnica, ma piuttosto montare situazioni problematiche che si muovono dalla costruzione del dubbio alla sua risoluzione. La periurbanità è una condizione che potrebbe ricadere nelle forme di razionalità progettuale, ovvero in quella particolare capacità di costruire un problema a partire da una situazione problematica, non solo per trovare gli strumenti tecnici e normativi per affrontarla ma come processo di indagine in cui la visione del periurbano si sostanzia, legittimandosi. Il lavoro presenta alcuni casi studio su cui si sta lavorando all’interno delle nuove politiche del territorio del governo regionale pugliese.

Politiche agrourbane alla ricerca di strumenti. Esercizi (e acrobazie) di copianificazione tra pianificazione paesaggistica e pianificazione ordinaria.

MININNI, MARIAVALERIA;
2012-01-01

Abstract

Complesso è per l’attività amministrativa mettere a fuoco la gestione del periurbano, ovvero quello spazio non perimetrato in alcuno strumento di pianificazione, né alla scala locale né alla scala vasta, né in quella settoriale e neppure in quella strategica. Uno spazio problematico che oscilla tra le dinamiche di espansione della città e le tendenze di marginalizzazione/resistenza dell’agricoltura mentre, inconsapevolmente, su di esso si concentrano sempre di più le attenzioni, le aspettative e gli interessi della collettività. Nell’attuale processo di pianificazione generale, soprattutto quella paesaggistica, assegnare e riconoscere un valore di tutela e sviluppo al contesto periurbano potrebbe rappresentare una maniera per individuare discipline d’uso, condivise con gli attori istituzionali e sociali coinvolti a vario titolo nel processo di pianificazione (Comuni, Enti, Cittadini), progettandone caratteri prestazionali e regole di uso del suolo. Ai professionisti riflessivi, nel senso lato in cui il mestiere di urbanisti può essere inteso,è datodi pensare, ridisegnare e problematizzare la periurbanità. Si ha motivo di credere che oggi emerga il periurbano dalla action science, ovvero da quel contesto di lavoro in cui soggetti e sistemi sociali progettano e implementano le loro intenzioni proponendosi di migliorare l’efficacia dell’azione professionale, considerando il mondo della pratica professionale non solo oggetto di osservazione ma anche contesto in cui le teorie si costruiscono e si sperimentano (Schön, 1983, Barbanente, 1999). In che modo la periurbanità può essere messa a fuoco attraverso gli strumenti che sono a disposizione per governarla? Quali sono i termini attraverso i quali il perturbano si attiva nelle politiche agrourbane costruendo campi di interferenza tra la città e la campagna? Dove la pianificazione urbanistica incontra quella dello spazio rurale? Il Piano Paesaggistico potrebbe provare a dare risposte a queste domande. Leopportunità che offre appaiono di un certo interesse per la originalità e indeterminatezza dei frame procedurali in cui il processo normativo del piano si esplicita, per la capacità di costruire volta per volta situazioni non chiuse in una razionalità tecnica, ma piuttosto montare situazioni problematiche che si muovono dalla costruzione del dubbio alla sua risoluzione. La periurbanità è una condizione che potrebbe ricadere nelle forme di razionalità progettuale, ovvero in quella particolare capacità di costruire un problema a partire da una situazione problematica, non solo per trovare gli strumenti tecnici e normativi per affrontarla ma come processo di indagine in cui la visione del periurbano si sostanzia, legittimandosi. Il lavoro presenta alcuni casi studio su cui si sta lavorando all’interno delle nuove politiche del territorio del governo regionale pugliese.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/28092
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