Tra gli anni Novanta e la prima decade del XXI secolo la scuola italiana è stata attraversata da un complesso di trasformazioni radicali e profonde, che, nel loro insieme, attraverso alterne e travagliate vicende istituzionali, hanno condotto a modificare sostanzialmente la fisionomia complessiva del sistema scolastico-formativo nazionale. Questo processo di trasformazione generale è il risultato di impulsi innovatori originatisi tanto dalle politiche nazionali in materia di istruzione e formazione, e quindi dagli interventi via via pianificati ed attuati dai vertici ministeriali, quanto dalle spinte scaturite dal fermento politico-culturale e pedagogigo-didattico prodotto direttamente dalla scuola militante. Questa dialettica fra processi di natura top-down e processi di natura bottom-up, infatti, costituisce una chiave di lettura fondamentale proposta ed utilizzata da Lastrucci in questo ed in altri lavori al fine di interpretare l’evoluzione storica del sistema scolastico e formativo. Il processo di cambiamento attraversato dal sistema scolastico e formativo italiano nel periodo indicato è stato infatti scandito, innanzi tutto, dalla ridefinizione dell’architettura generale del sistema attraverso le due riforme elaborate prima dall’esecutivo di centro-sinistra e poi da quello di centro-destra; esso è tuttavia anche il risultato di un processo di sviluppo della cultura didattica diffusa e di crescita complessiva della professionalità degli insegnanti, processo connesso all’esigenza di adeguare l’offerta formativa alle imponenti trasformazioni cui la società è andata incontro in questo torno di tempo, mediante la profusione di sforzi continui tesi a inseguire o addirittura a sopravanzare il mutamento, in contrasto con il pregiudizio secondo cui i ritmi lenti del mutamento culturale che investono il mondo della scuola e della formazione non permettano a questo di tenere il passo con i ritmi sempre più accelerati dello sviluppo e dell’innovazione tecnologica. Seguendo tale prospettiva Lastrucci cerca di mostrare come sia proprio sul piano del rapporto con le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) che si è giocata una delle partite decisive ai fini di una prospettiva tesa a rinnovare la scuola e le altre istituzioni formative per renderle più funzionali a una realtà profondamente mutata e in ulteriore sviluppo. Egli mostra altresì come la graduale – quantunque, senza dubbio, difficile e faticosa - apertura ai progressivi sviluppi delle TIC ha descritto un’evoluzione non coerente sui due diversi piani sui quali questa, secondo la prospettiva interpretativa proposta, può essere letta: quello delle politiche ministeriali e quello dell’innovazione attuata nella prassi didattica reale e più o meno diffusa. Nelle parti successive del contributo, perciò, l’autore analizza dapprima il ruolo che hanno esercitato le TIC nelle esperienze di innovazione didattica promosse direttamente dalle scuole e successivamente le ragioni ed i risultati/effetti prodotti attraverso l’iniziativa ministeriale, presentando e discutendo criticamente l’organizzazione, le fasi attuative e gli esiti del Piano per lo Sviluppo delle Tecnologie Didattiche (PSTD), del progetto Multilab e, infine, delle iniziative e dei programmi rivolti alla formazione aperta e a distanza, attraverso, soprattutto, la cooperazione fra Ministero della P.I. e RAI. Lastrucci prende in esame anche criticamente i diversi modelli pedagogici sottesi all’utilizzo delle TIC in sede didattica, in particolare l’approccio proposto da Roberto Maragliano, che ha ispirato gli orientamenti seguiti nelle politiche ministeriali durante l’attuazione del PSTD.
Lo sviluppo delle TIC nella scuola italiana
LASTRUCCI, Emilio
2005-01-01
Abstract
Tra gli anni Novanta e la prima decade del XXI secolo la scuola italiana è stata attraversata da un complesso di trasformazioni radicali e profonde, che, nel loro insieme, attraverso alterne e travagliate vicende istituzionali, hanno condotto a modificare sostanzialmente la fisionomia complessiva del sistema scolastico-formativo nazionale. Questo processo di trasformazione generale è il risultato di impulsi innovatori originatisi tanto dalle politiche nazionali in materia di istruzione e formazione, e quindi dagli interventi via via pianificati ed attuati dai vertici ministeriali, quanto dalle spinte scaturite dal fermento politico-culturale e pedagogigo-didattico prodotto direttamente dalla scuola militante. Questa dialettica fra processi di natura top-down e processi di natura bottom-up, infatti, costituisce una chiave di lettura fondamentale proposta ed utilizzata da Lastrucci in questo ed in altri lavori al fine di interpretare l’evoluzione storica del sistema scolastico e formativo. Il processo di cambiamento attraversato dal sistema scolastico e formativo italiano nel periodo indicato è stato infatti scandito, innanzi tutto, dalla ridefinizione dell’architettura generale del sistema attraverso le due riforme elaborate prima dall’esecutivo di centro-sinistra e poi da quello di centro-destra; esso è tuttavia anche il risultato di un processo di sviluppo della cultura didattica diffusa e di crescita complessiva della professionalità degli insegnanti, processo connesso all’esigenza di adeguare l’offerta formativa alle imponenti trasformazioni cui la società è andata incontro in questo torno di tempo, mediante la profusione di sforzi continui tesi a inseguire o addirittura a sopravanzare il mutamento, in contrasto con il pregiudizio secondo cui i ritmi lenti del mutamento culturale che investono il mondo della scuola e della formazione non permettano a questo di tenere il passo con i ritmi sempre più accelerati dello sviluppo e dell’innovazione tecnologica. Seguendo tale prospettiva Lastrucci cerca di mostrare come sia proprio sul piano del rapporto con le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) che si è giocata una delle partite decisive ai fini di una prospettiva tesa a rinnovare la scuola e le altre istituzioni formative per renderle più funzionali a una realtà profondamente mutata e in ulteriore sviluppo. Egli mostra altresì come la graduale – quantunque, senza dubbio, difficile e faticosa - apertura ai progressivi sviluppi delle TIC ha descritto un’evoluzione non coerente sui due diversi piani sui quali questa, secondo la prospettiva interpretativa proposta, può essere letta: quello delle politiche ministeriali e quello dell’innovazione attuata nella prassi didattica reale e più o meno diffusa. Nelle parti successive del contributo, perciò, l’autore analizza dapprima il ruolo che hanno esercitato le TIC nelle esperienze di innovazione didattica promosse direttamente dalle scuole e successivamente le ragioni ed i risultati/effetti prodotti attraverso l’iniziativa ministeriale, presentando e discutendo criticamente l’organizzazione, le fasi attuative e gli esiti del Piano per lo Sviluppo delle Tecnologie Didattiche (PSTD), del progetto Multilab e, infine, delle iniziative e dei programmi rivolti alla formazione aperta e a distanza, attraverso, soprattutto, la cooperazione fra Ministero della P.I. e RAI. Lastrucci prende in esame anche criticamente i diversi modelli pedagogici sottesi all’utilizzo delle TIC in sede didattica, in particolare l’approccio proposto da Roberto Maragliano, che ha ispirato gli orientamenti seguiti nelle politiche ministeriali durante l’attuazione del PSTD.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.