L’articolo si propone di confrontare le posizioni di Clifford Geertz sulla conoscenza locale con i problemi filosofici tipici delle concezioni relativiste. Il punto di partenza è l’articolo di Geertz "Contro l’antirelativismo". Le posizioni antirelativiste attaccate da Geertz sono quelle, ormai dominanti, che si fondano sulla uniformità della natura o della mente umana. Entrambe le strategie si fondano su un aspetto comune: la decostruzione dell’identità culturale mediante l’elaborazione di un’identità in quello che viene ritenuto un livello più fondamentale, con pretese di universalità. D’altra parte, le tesi relativiste classiche sembrano denunciare un’inefficacia operativa che, più che all'asserita scarsa chiarezza della loro definizione, è ascrivibile ai fenomeni di indeterminatezza concettuale in cui sono necessariamente coinvolte. Ciò porta a vedere la necessità di una distinzione tra relatività dell’informazione e relatività concettuale.Se la prima è ciò che ci vincola a una posizione locale, la seconda solleva il problema della trasparenza a noi stessi della nostra località. Tutto ciò permette di riconoscere un comune campo concettuale tra relativismo culturale classico e antirelativismo, in quanto strategie dell’identità, discordanti solo sul livello a cu essa va individuata. Ma se tali posizioni hanno un valore come strategie del nostro agire, non possono avere un valore fondazionale per tale agire. La necessità di un approccio interpretativo locale non deriva dall’ampiezza illuminata della nostra prospettiva, ma dal fatto che abbiamo bisogno di tale approccio per accedere alla nostra stessa località.
Convivere con Bellarmino. Conoscenza locale e relativismo filosofico.
NIZZO, CARLO
2004-01-01
Abstract
L’articolo si propone di confrontare le posizioni di Clifford Geertz sulla conoscenza locale con i problemi filosofici tipici delle concezioni relativiste. Il punto di partenza è l’articolo di Geertz "Contro l’antirelativismo". Le posizioni antirelativiste attaccate da Geertz sono quelle, ormai dominanti, che si fondano sulla uniformità della natura o della mente umana. Entrambe le strategie si fondano su un aspetto comune: la decostruzione dell’identità culturale mediante l’elaborazione di un’identità in quello che viene ritenuto un livello più fondamentale, con pretese di universalità. D’altra parte, le tesi relativiste classiche sembrano denunciare un’inefficacia operativa che, più che all'asserita scarsa chiarezza della loro definizione, è ascrivibile ai fenomeni di indeterminatezza concettuale in cui sono necessariamente coinvolte. Ciò porta a vedere la necessità di una distinzione tra relatività dell’informazione e relatività concettuale.Se la prima è ciò che ci vincola a una posizione locale, la seconda solleva il problema della trasparenza a noi stessi della nostra località. Tutto ciò permette di riconoscere un comune campo concettuale tra relativismo culturale classico e antirelativismo, in quanto strategie dell’identità, discordanti solo sul livello a cu essa va individuata. Ma se tali posizioni hanno un valore come strategie del nostro agire, non possono avere un valore fondazionale per tale agire. La necessità di un approccio interpretativo locale non deriva dall’ampiezza illuminata della nostra prospettiva, ma dal fatto che abbiamo bisogno di tale approccio per accedere alla nostra stessa località.File | Dimensione | Formato | |
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