Il paesaggio culturale dei Sassi di Matera è il risultato di una lunga strategia adattativa basata sulla gestione sostenibile dell’acqua. In questa città, l’acqua non è stata solo risorsa vitale, ma elemento determinante della struttura urbana, diventando la vera matrice della forma della città. Le falde delle colline argillose circostanti alimentavano le fontane pubbliche attraverso cunicoli sotterranei progettati per garantire un approvvigionamento costante. Il surplus d’acqua veniva raccolto nei palombari, grandi cisterne pubbliche scavate nel banco roccioso, e distribuito alle cisterne private e semiprivate dei vicinati, che raccoglievano anche le acque meteoriche convogliate dalle coperture degli edifici. Queste cisterne servivano esclusivamente all’uso domestico e all’abbeveraggio del bestiame e l’acqua in eccesso defluiva nei Grabiglioni, torrenti naturali che convogliavano il flusso verso il Torrente Gravina, completando un ciclo idrico urbano integrato e sostenibile. Il sistema idrico ha modellato vicoli, piazze e abitazioni, integrando gestione delle risorse e morfologia urbana, trasformando l’acqua in fattore organizzatore della città. La progressiva perdita di leggibilità di questo complesso apparato, dovuta a trasformazioni edilizie e alla sospensione delle pratiche tradizionali, rende oggi cruciale il recupero e la valorizzazione di queste infrastrutture. L’articolo propone la “musealizzazione" di una parte di questi sistemi idrici, come primo nucleo di un progetto più ampio volto a restituire visibilità a un patrimonio unico a livello globale. Il recupero delle infrastrutture storiche consente di preservare le testimonianze ingegneristiche e di ricostruire il sapere tecnico e ambientale che ha permesso all’acqua di plasmare l’identità culturale e paesaggistica della città.

I percorsi dell’acqua: “musealizzare” le infrastrutture idriche storiche dei Sassi di Matera, Italia

Daniele Altamura;Ruggero Ermini;Antonella Guida
2025-01-01

Abstract

Il paesaggio culturale dei Sassi di Matera è il risultato di una lunga strategia adattativa basata sulla gestione sostenibile dell’acqua. In questa città, l’acqua non è stata solo risorsa vitale, ma elemento determinante della struttura urbana, diventando la vera matrice della forma della città. Le falde delle colline argillose circostanti alimentavano le fontane pubbliche attraverso cunicoli sotterranei progettati per garantire un approvvigionamento costante. Il surplus d’acqua veniva raccolto nei palombari, grandi cisterne pubbliche scavate nel banco roccioso, e distribuito alle cisterne private e semiprivate dei vicinati, che raccoglievano anche le acque meteoriche convogliate dalle coperture degli edifici. Queste cisterne servivano esclusivamente all’uso domestico e all’abbeveraggio del bestiame e l’acqua in eccesso defluiva nei Grabiglioni, torrenti naturali che convogliavano il flusso verso il Torrente Gravina, completando un ciclo idrico urbano integrato e sostenibile. Il sistema idrico ha modellato vicoli, piazze e abitazioni, integrando gestione delle risorse e morfologia urbana, trasformando l’acqua in fattore organizzatore della città. La progressiva perdita di leggibilità di questo complesso apparato, dovuta a trasformazioni edilizie e alla sospensione delle pratiche tradizionali, rende oggi cruciale il recupero e la valorizzazione di queste infrastrutture. L’articolo propone la “musealizzazione" di una parte di questi sistemi idrici, come primo nucleo di un progetto più ampio volto a restituire visibilità a un patrimonio unico a livello globale. Il recupero delle infrastrutture storiche consente di preservare le testimonianze ingegneristiche e di ricostruire il sapere tecnico e ambientale che ha permesso all’acqua di plasmare l’identità culturale e paesaggistica della città.
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