Entro una cornice storica che va dagli inizi dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento, attraverso un pentagono di autori (Hegel, Nietzsche, Renan, William James e Sartre), Riccardo Roni avanza diversi spunti interpretativi per rileggere criticamente il fenomeno della soggettività morale. Consapevole tanto della grande attualità della Fenomenologia hegeliana, quanto della forza polemica della Genealogia di Nietzsche, l’autore riparte dal rapporto dialettico fra tempo e autocoscienza, per cogliere la genesi della soggettività nel suo farsi concreto, oltre i limiti di una sua declinazione soltanto formale, e perciò oltremodo pregiudiziale. Nei suoi «viaggi di scoperta», il soggetto di Hegel vive dall’interno i processi di formazione dell’autocoscienza morale come una condizione originaria, alla quale è costretto ripetutamente a tornare, in molti casi facendone esperienza al modo di una «coscienza infelice». Una soggettività siffatta vive nel tempo della storia, nella distanza che si interpone fra il desiderio come natura specifica dell’autocoscienza e il «sapere assoluto» (riconoscimento), mentre non può evitare di rapportarsi ad un mondo di oggetti per il soddisfacimento dei propri bisogni. Dopo il “sistema” di Hegel, con le posizioni di Nietzsche, Renan, William James e Sartre si avvia una graduale disarticolazione della soggettività morale, che spinge tuttavia ad una sua diversa ricomposizione entro contesti teorici differenti. In una fase storica profondamente segnata tanto dalle rivoluzioni moderne che da una rapida crescita dell’economia capitalistica, Renan cerca di riabilitare l’individuo mediante gli strumenti artificiali di una politica reazionaria, James intrecciando ricerca empirica e tradizione filosofica e, infine, Sartre, con lo studio fenomenologico delle emozioni e dell’immaginazione, ricercando nella coscienza una «spontaneità impersonale». Dalla rilettura critica delle pagine fondamentali di questi grandi filosofi, si comprende come, anche nel dibattito teoretico attuale, sia difficile “sbarazzarsi” della soggettività, nonostante l’enigmatico percorso che essa compie.

Della soggettività morale. Tra Hegel e Sartre

Riccardo Roni
2011-01-01

Abstract

Entro una cornice storica che va dagli inizi dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento, attraverso un pentagono di autori (Hegel, Nietzsche, Renan, William James e Sartre), Riccardo Roni avanza diversi spunti interpretativi per rileggere criticamente il fenomeno della soggettività morale. Consapevole tanto della grande attualità della Fenomenologia hegeliana, quanto della forza polemica della Genealogia di Nietzsche, l’autore riparte dal rapporto dialettico fra tempo e autocoscienza, per cogliere la genesi della soggettività nel suo farsi concreto, oltre i limiti di una sua declinazione soltanto formale, e perciò oltremodo pregiudiziale. Nei suoi «viaggi di scoperta», il soggetto di Hegel vive dall’interno i processi di formazione dell’autocoscienza morale come una condizione originaria, alla quale è costretto ripetutamente a tornare, in molti casi facendone esperienza al modo di una «coscienza infelice». Una soggettività siffatta vive nel tempo della storia, nella distanza che si interpone fra il desiderio come natura specifica dell’autocoscienza e il «sapere assoluto» (riconoscimento), mentre non può evitare di rapportarsi ad un mondo di oggetti per il soddisfacimento dei propri bisogni. Dopo il “sistema” di Hegel, con le posizioni di Nietzsche, Renan, William James e Sartre si avvia una graduale disarticolazione della soggettività morale, che spinge tuttavia ad una sua diversa ricomposizione entro contesti teorici differenti. In una fase storica profondamente segnata tanto dalle rivoluzioni moderne che da una rapida crescita dell’economia capitalistica, Renan cerca di riabilitare l’individuo mediante gli strumenti artificiali di una politica reazionaria, James intrecciando ricerca empirica e tradizione filosofica e, infine, Sartre, con lo studio fenomenologico delle emozioni e dell’immaginazione, ricercando nella coscienza una «spontaneità impersonale». Dalla rilettura critica delle pagine fondamentali di questi grandi filosofi, si comprende come, anche nel dibattito teoretico attuale, sia difficile “sbarazzarsi” della soggettività, nonostante l’enigmatico percorso che essa compie.
2011
9788860744180
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