L’impiego massiccio di combustibili fossili per la produzione di energia, i contaminanti emessi dalle industrie, dalle pratiche agricole, dai centri urbani, dagli impianti di riscaldamento, dai termo-distruttori e dai veicoli a motore ecc. si ripercuotono pesantemente sui vari comparti dell’ecosistema. Il monitoraggio dell’inquinamento comunemente condotto impiegando apparecchiature a volte complesse e sofisticate offre il vantaggio di fornire in tempo reale l’andamento della concentrazione degli inquinanti in maniera abbastanza precisa ma ha come limite quello di un rilevamento di tipo puntiforme con costi molto alti. In molti casi è invece necessario considerare la dispersione, il trasporto e le ricadute di eventuali sostanze tossiche su aree vaste al fine di una più puntuale valutare delle immissioni di inquinanti nell’ambiente. L’analisi dei suoli è tuttora prioritaria ma non è un metodo sufficiente per determinare con sicurezza il grado di contaminazione di una area vasta (1); queste analisi, eseguite per valutare “l’effetto di ricaduta al suolo”, potrebbe essere affiancata dal biomonitoraggio, cioè il monitoraggio dell'inquinamento realizzato mediante organismi viventi al fine di distinguere tra contaminazione di origine crostale-terrigena e/o antropica (2). Il controllo si basa sul principio che una sostanza tossica è nociva agli organismi viventi, i quali sono in grado di indicarne la presenza e, in prima approssimazione, la quantità nell'ambiente. Tra le popolazioni vegetali i licheni sono utilizzati come biosensori per il monitoraggio di aree inquinate. La zona oggetto di indagine ricade ai margini di un pianoro che si affaccia sulla Valle dell'Ofanto ad una distanza di 11 Km, dalla zona industriale di San Nicola di Melfi. In questa studio è stato indagato il contenuto e la distribuzione nel tempo delle ricadute al suolo di elementi in traccia quali: Cd, Cr, Cu, Fe, Hg, Ni, Pb, V e Zn, affiancando alle tecniche analitiche tradizionali il monitoraggio lichenico mediante talli di Pseudoevernia furfuracea (L.) Zopf, disposti utilizzando il metodo del trapianto lichenico. I talli sono stati posizionati in lichen-bags ed i risultati analitici ottenuti sono stati correlati con i parametri climatici e di qualità dell’aria. I risultati biologici preliminari hanno mostrato l’accumulo di Al, Cd, Cr, Cu nei talli di P. furfuracea posizionati nel senso dei venti dominanti. Tali dati sono stati confermati dalle analisi tradizionali sul suolo e sui manufatti calcarei presenti sul territorio.

IMPIEGO DI BIOMONITORAGGIO E TECNICHE ANALITICHE TRADIZIONALI PER LA VALUTAZIONE DELLA RICADUTA DI METALLI PESANTI SU SUOLI A RIDOSSO DI AREE INDUSTRIALI

SCRANO, Laura;Brienza, M.;BUFO, Sabino Aurelio
2011-01-01

Abstract

L’impiego massiccio di combustibili fossili per la produzione di energia, i contaminanti emessi dalle industrie, dalle pratiche agricole, dai centri urbani, dagli impianti di riscaldamento, dai termo-distruttori e dai veicoli a motore ecc. si ripercuotono pesantemente sui vari comparti dell’ecosistema. Il monitoraggio dell’inquinamento comunemente condotto impiegando apparecchiature a volte complesse e sofisticate offre il vantaggio di fornire in tempo reale l’andamento della concentrazione degli inquinanti in maniera abbastanza precisa ma ha come limite quello di un rilevamento di tipo puntiforme con costi molto alti. In molti casi è invece necessario considerare la dispersione, il trasporto e le ricadute di eventuali sostanze tossiche su aree vaste al fine di una più puntuale valutare delle immissioni di inquinanti nell’ambiente. L’analisi dei suoli è tuttora prioritaria ma non è un metodo sufficiente per determinare con sicurezza il grado di contaminazione di una area vasta (1); queste analisi, eseguite per valutare “l’effetto di ricaduta al suolo”, potrebbe essere affiancata dal biomonitoraggio, cioè il monitoraggio dell'inquinamento realizzato mediante organismi viventi al fine di distinguere tra contaminazione di origine crostale-terrigena e/o antropica (2). Il controllo si basa sul principio che una sostanza tossica è nociva agli organismi viventi, i quali sono in grado di indicarne la presenza e, in prima approssimazione, la quantità nell'ambiente. Tra le popolazioni vegetali i licheni sono utilizzati come biosensori per il monitoraggio di aree inquinate. La zona oggetto di indagine ricade ai margini di un pianoro che si affaccia sulla Valle dell'Ofanto ad una distanza di 11 Km, dalla zona industriale di San Nicola di Melfi. In questa studio è stato indagato il contenuto e la distribuzione nel tempo delle ricadute al suolo di elementi in traccia quali: Cd, Cr, Cu, Fe, Hg, Ni, Pb, V e Zn, affiancando alle tecniche analitiche tradizionali il monitoraggio lichenico mediante talli di Pseudoevernia furfuracea (L.) Zopf, disposti utilizzando il metodo del trapianto lichenico. I talli sono stati posizionati in lichen-bags ed i risultati analitici ottenuti sono stati correlati con i parametri climatici e di qualità dell’aria. I risultati biologici preliminari hanno mostrato l’accumulo di Al, Cd, Cr, Cu nei talli di P. furfuracea posizionati nel senso dei venti dominanti. Tali dati sono stati confermati dalle analisi tradizionali sul suolo e sui manufatti calcarei presenti sul territorio.
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