L’analisi chimica da sempre ricopre un ruolo fondamentale nella conservazione del nostro patrimonio culturale. La caratterizzazione di manufatti artistici, pittorici e archeologici aiuta a rispondere a domande cruciali tipo quando e come una specifica opera è stata realizzata, nonché a comprenderne i processi degradativi ed, anche, eventuale contraffazione. E’ necessario, tuttavia, che le analisi siano non invasive, non distruttive ma sensibili ed efficaci. Negli ultimi venti anni la chimica delle proteine e la spettrometria di massa si sono evolute e adattate per l’analisi di campioni nel campo dei beni culturali, tanto che è stato coniato il termine paleoproteomica, ad indicare la proteomica applicata al mondo delle proteine antiche [1-3]. Ad esempio tale analisi ha consentito l'identificazione dei materiali proteici presenti nello strato non originale del Gruppo di quattro clarisse, un frammento di un dipinto murale realizzato nella Sala Capitolare di San Francesco, a Siena, da Ambrogio Lorenzetti . Nello specifico, la spettrometria di massa tandem ha identificato la presenza di colla di pecora e mucca e proteine dell'albume d'uovo di gallina e anatra, ingredienti adoperati da artisti rinascimentali con l’intento di effettuare interventi di protezione o di restauro sull’affresco trecentesco. Risalendo alla tipologia di proteine animali impiegate e il danno da loro subito, è possibile effettuare interventi di restauro e di conservazione più mirati. Inoltre, dato che tale indagine può essere usata su dipinti, materiali e antichi strumenti musicali, una volta chiarito quali sono i materiali e le proteine usate da un determinato artista, si possono scovare eventuali falsi artistici e storici. Questo lavoro condotto da un team multidisciplinare di ricercatori (chimici, umanisti e restauratori) ha voluto sottolineare l’importanza della stretta collaborazione tra arte e scienza.
L’arte pittorica svelata attraverso la Spettrometria di massa
Chiara MannoniVisualization
;S. A. BufoSupervision
;Laura Scrano
Writing – Review & Editing
2024-01-01
Abstract
L’analisi chimica da sempre ricopre un ruolo fondamentale nella conservazione del nostro patrimonio culturale. La caratterizzazione di manufatti artistici, pittorici e archeologici aiuta a rispondere a domande cruciali tipo quando e come una specifica opera è stata realizzata, nonché a comprenderne i processi degradativi ed, anche, eventuale contraffazione. E’ necessario, tuttavia, che le analisi siano non invasive, non distruttive ma sensibili ed efficaci. Negli ultimi venti anni la chimica delle proteine e la spettrometria di massa si sono evolute e adattate per l’analisi di campioni nel campo dei beni culturali, tanto che è stato coniato il termine paleoproteomica, ad indicare la proteomica applicata al mondo delle proteine antiche [1-3]. Ad esempio tale analisi ha consentito l'identificazione dei materiali proteici presenti nello strato non originale del Gruppo di quattro clarisse, un frammento di un dipinto murale realizzato nella Sala Capitolare di San Francesco, a Siena, da Ambrogio Lorenzetti . Nello specifico, la spettrometria di massa tandem ha identificato la presenza di colla di pecora e mucca e proteine dell'albume d'uovo di gallina e anatra, ingredienti adoperati da artisti rinascimentali con l’intento di effettuare interventi di protezione o di restauro sull’affresco trecentesco. Risalendo alla tipologia di proteine animali impiegate e il danno da loro subito, è possibile effettuare interventi di restauro e di conservazione più mirati. Inoltre, dato che tale indagine può essere usata su dipinti, materiali e antichi strumenti musicali, una volta chiarito quali sono i materiali e le proteine usate da un determinato artista, si possono scovare eventuali falsi artistici e storici. Questo lavoro condotto da un team multidisciplinare di ricercatori (chimici, umanisti e restauratori) ha voluto sottolineare l’importanza della stretta collaborazione tra arte e scienza.File | Dimensione | Formato | |
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