La ricerca di una identità architettonica propria della cultura italiana di inizio Novecento si è sviluppata non solo nei confini della Nazione, ma anche e soprattutto nelle sue colonie. Le architetture, i piani urbanistici realizzati da architetti e ingegneri, spesso poco conosciuti, rappresentano un patrimonio architettonico tutt’altro che minore, giacché sono testimonianza di una koinè architettonica complessa e spesso contraddittoria. Furono ampie, infatti, le risorse pubbliche stanziate per la realizzazione di faraonici progetti urbanistici ed architettonici per la costruzione della “Nuova Italia”, soprattutto in alcuni Governatorati come quelli del “Corno d’Africa”. Particolarmente interessante è anche l’ingegno che ha guidato industrie e professionisti nel progettare sistemi costruttivi che rispondessero alle esigenze proprie delle colonie italiane. Accanto ai materiali tradizionali (già poco reperibili nelle colonie) vengono importati dall’Italia materiali da costruzione moderni (acciaio, calcestruzzo, etc.) e, allo stesso tempo, vengono intrapresi studi su materiali e tecniche costruttive per le colonie, sfruttando le poche risorse locali. Fu proprio per far fronte a questa esigenza che si intuì la potenzialità della prefabbricazione, ricorrendo alle tecniche di industrializzazione per la realizzazione di edilizia economica e “leggera”, smontabile e distribuita facilmente e rapidamente nelle colonie. Alla luce di questo ampio scenario di tecniche costruttive e materiali d’Impero, fra madrepatria e Colonie, la ricerca vuole dimostrare come, solo attraverso la conoscenza del complesso apparato costruttivo e dei materiali del moderno è possibile attivare procedure ragionate di tutela e salvaguardia della memoria di una architettura “made in italy” che racconta, attraverso le sue architetture e, soprattutto, le sperimentazioni costruttive, una “nuova” architettura moderna orgogliosamente italiana.
BUILDING CONSTRUCTION AVANT-GARDE IN ITALIAN IMPERIALISM: AN ARCHITECTURE AND TECHNICAL LABORATORY
Antonello Pagliuca
;Pier Pasquale Trausi;Donato Gallo
2022-01-01
Abstract
La ricerca di una identità architettonica propria della cultura italiana di inizio Novecento si è sviluppata non solo nei confini della Nazione, ma anche e soprattutto nelle sue colonie. Le architetture, i piani urbanistici realizzati da architetti e ingegneri, spesso poco conosciuti, rappresentano un patrimonio architettonico tutt’altro che minore, giacché sono testimonianza di una koinè architettonica complessa e spesso contraddittoria. Furono ampie, infatti, le risorse pubbliche stanziate per la realizzazione di faraonici progetti urbanistici ed architettonici per la costruzione della “Nuova Italia”, soprattutto in alcuni Governatorati come quelli del “Corno d’Africa”. Particolarmente interessante è anche l’ingegno che ha guidato industrie e professionisti nel progettare sistemi costruttivi che rispondessero alle esigenze proprie delle colonie italiane. Accanto ai materiali tradizionali (già poco reperibili nelle colonie) vengono importati dall’Italia materiali da costruzione moderni (acciaio, calcestruzzo, etc.) e, allo stesso tempo, vengono intrapresi studi su materiali e tecniche costruttive per le colonie, sfruttando le poche risorse locali. Fu proprio per far fronte a questa esigenza che si intuì la potenzialità della prefabbricazione, ricorrendo alle tecniche di industrializzazione per la realizzazione di edilizia economica e “leggera”, smontabile e distribuita facilmente e rapidamente nelle colonie. Alla luce di questo ampio scenario di tecniche costruttive e materiali d’Impero, fra madrepatria e Colonie, la ricerca vuole dimostrare come, solo attraverso la conoscenza del complesso apparato costruttivo e dei materiali del moderno è possibile attivare procedure ragionate di tutela e salvaguardia della memoria di una architettura “made in italy” che racconta, attraverso le sue architetture e, soprattutto, le sperimentazioni costruttive, una “nuova” architettura moderna orgogliosamente italiana.File | Dimensione | Formato | |
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