Nei mesi nei quali si scriveva questo VI Rapporto di Urban@it sulle città, ci siamo trovati tutti a fare i conti con la pandemia del COVID-192 e a scrivere nell’inedita condizione del lockdow3. Infatti, dalla lettura dei contributi del Rapporto, pur nella grande diversità delle visioni proposte, emerge una ricorrenza nella individuazione di nessi e integrazioni tra il tema delle “Agende urbane per la sostenibilità” e le conseguenze che la pandemia ha avuto sugli assetti delle città in termini ad un tempo spaziali, sociali ed economici. «Nulla sarà mai più come prima» è stata una delle frasi più ricorrenti, tanto in fase di diffusione del contagio, quanto in quella di ripartenza di territori, città e delle attività in esse ospitate, ma invece di abbandonarsi a questa tentazione millenarista, i curatori del Rapporto hanno optato per un atteggiamento proattivo di fronte a una crisi ad un tempo sanitaria, ambientale ed economica dai caratteri globali e sistemici. Peraltro, i temi legati alla sostenibilità oscurati in un primo tempo durante la drammatica fase di emergenza sanitaria, progressivamente quanto più ci si avvicinava alla fase di riapertura di città e territori, riflettendo a scala internazionale sulle possibilità di uscita dalla crisi post COVID-19, tanto più si confermavano le relazioni forti tra la pandemia e i cambiamenti climatici, e più in generale con la crisi del modello di sviluppo diffuso a scala globale. Secondo B. Latour (2020) anche il COVID-19 è un prodotto dell’antropocene, un effetto collaterale dell’evoluzione umana e dei suoi impatti sull’ambiente e sulle comunità. Infatti, l’alta concentrazione sociale, l’alimentazione industriale, i viaggi intercontinentali, il disboscamento e la prossimità disordinata con gli animali sembra aver accelerato il trasferimento del virus tra le specie
Sesto Rapporto sulle città “Le città protagoniste dello sviluppo sostenibile.”
Mininni Mariavaleria
2021-01-01
Abstract
Nei mesi nei quali si scriveva questo VI Rapporto di Urban@it sulle città, ci siamo trovati tutti a fare i conti con la pandemia del COVID-192 e a scrivere nell’inedita condizione del lockdow3. Infatti, dalla lettura dei contributi del Rapporto, pur nella grande diversità delle visioni proposte, emerge una ricorrenza nella individuazione di nessi e integrazioni tra il tema delle “Agende urbane per la sostenibilità” e le conseguenze che la pandemia ha avuto sugli assetti delle città in termini ad un tempo spaziali, sociali ed economici. «Nulla sarà mai più come prima» è stata una delle frasi più ricorrenti, tanto in fase di diffusione del contagio, quanto in quella di ripartenza di territori, città e delle attività in esse ospitate, ma invece di abbandonarsi a questa tentazione millenarista, i curatori del Rapporto hanno optato per un atteggiamento proattivo di fronte a una crisi ad un tempo sanitaria, ambientale ed economica dai caratteri globali e sistemici. Peraltro, i temi legati alla sostenibilità oscurati in un primo tempo durante la drammatica fase di emergenza sanitaria, progressivamente quanto più ci si avvicinava alla fase di riapertura di città e territori, riflettendo a scala internazionale sulle possibilità di uscita dalla crisi post COVID-19, tanto più si confermavano le relazioni forti tra la pandemia e i cambiamenti climatici, e più in generale con la crisi del modello di sviluppo diffuso a scala globale. Secondo B. Latour (2020) anche il COVID-19 è un prodotto dell’antropocene, un effetto collaterale dell’evoluzione umana e dei suoi impatti sull’ambiente e sulle comunità. Infatti, l’alta concentrazione sociale, l’alimentazione industriale, i viaggi intercontinentali, il disboscamento e la prossimità disordinata con gli animali sembra aver accelerato il trasferimento del virus tra le specieFile | Dimensione | Formato | |
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