Gli agrofarmaci comprendono un'ampia gamma di preparati per la difesa delle piante contro gli attacchi di organismi nocivi, oltre che per il controllo delle erbe infestanti e la regolazione dei processi fisiologici dei vegetali. Le sostanze attive contenute nei prodotti commerciali, ovvero le sostanze che esercitano la loro azione tossica nei confronti delle specie da combattere, possono rivelarsi dannose anche per altri esseri viventi che costituiscono gli organismi essenziali degli ecosistemi. Le norme attualmente in vigore prevedono che l'autorizzazione all'immissione in commercio di un agrofarmaco sia preceduta da una approfondita valutazione del rischio ambientale. Tale valutazione tiene conto delle proprietà fisico-chimiche del prodotto, delle sue proprietà ecotossicologiche, delle quantità e modalità di impiego dei prodotti, della persistenza della sostanza attiva nell'ambiente e della relativa capacità di diffusione. La normativa in vigore, dunque, comporta l'esame delle modalità di distribuzione delle sostanze attive e dei loro prodotti di degradazione e/o metaboliti nei diversi comparti ambientali ed una valutazione dei danni che tali preparati possono determinare sulle popolazioni animali e vegetali "non-bersaglio" (pesci, alghe, uccelli, organismi del suolo, insetti utili, ecc.). In quest’ottica, i test ecotossicologici permettono di definire una relazione causa-effetto, anche se in genere i risultati ottenuti, validi per le condizioni sperimentali utilizzate, non consentono di estendere le conclusioni ad altre specie o a sistemi naturali complessi, dal momento che non possono tenere conto delle complesse interazioni fra biota ed ambiente. Inoltre, poiché organismi differenti evidenziano una diversa sensibilità alle componenti attive ed ai coformulati presenti negli agrofarmaci e nessun biotest è in grado di coprire da solo l’intera varietà di risposte ai diversi tipi ed ai vari intervalli di concentrazione di ciascun xenobiotico, è opportuno implementare test multispecie in cui gli ambiti di sensibilità non si sovrappongano ma, piuttosto, siano complementari. Gli organismi da utilizzare nei test multispecie vengono solitamente scelti in base alla loro rappresentatività (un procariote, un vegetale, un animale superiore) ed in base alle loro relazioni con la catena trofica. Proprio in quest’ambito s’inserisce il nostro lavoro, realizzato con l’obiettivo di valutare la tossicità di quattro agrofarmaci (oxasulfuron, una solfonilurea; imazetapyr, un imidazolinone; dicloran, una nitro anilina; mepanipirim, una anilinopirimidina) e delle miscele dei loro prodotti di degradazione fotochimica, utilizzando tre differenti test di tossicità: il test di tossicità acuta con Daphnia Magna, il test di tossicità acuta con i batteri bioluminescenti della specie Vibrio fischeri (Microtox) e il test di fitotossicità con Lactuca sativa. Fra i quattro agrofarmaci testati il mepanipirin è quello che si è dimostrato maggiormente tossico, in quanto attivo su tutti e tre gli organismi utilizzati.

STUDIO ECOTOSSICOLOGICO DI ALCUNI AGROFARMACI

SCRANO, Laura;Lelario, Filomena;BUFO, Sabino Aurelio
2008-01-01

Abstract

Gli agrofarmaci comprendono un'ampia gamma di preparati per la difesa delle piante contro gli attacchi di organismi nocivi, oltre che per il controllo delle erbe infestanti e la regolazione dei processi fisiologici dei vegetali. Le sostanze attive contenute nei prodotti commerciali, ovvero le sostanze che esercitano la loro azione tossica nei confronti delle specie da combattere, possono rivelarsi dannose anche per altri esseri viventi che costituiscono gli organismi essenziali degli ecosistemi. Le norme attualmente in vigore prevedono che l'autorizzazione all'immissione in commercio di un agrofarmaco sia preceduta da una approfondita valutazione del rischio ambientale. Tale valutazione tiene conto delle proprietà fisico-chimiche del prodotto, delle sue proprietà ecotossicologiche, delle quantità e modalità di impiego dei prodotti, della persistenza della sostanza attiva nell'ambiente e della relativa capacità di diffusione. La normativa in vigore, dunque, comporta l'esame delle modalità di distribuzione delle sostanze attive e dei loro prodotti di degradazione e/o metaboliti nei diversi comparti ambientali ed una valutazione dei danni che tali preparati possono determinare sulle popolazioni animali e vegetali "non-bersaglio" (pesci, alghe, uccelli, organismi del suolo, insetti utili, ecc.). In quest’ottica, i test ecotossicologici permettono di definire una relazione causa-effetto, anche se in genere i risultati ottenuti, validi per le condizioni sperimentali utilizzate, non consentono di estendere le conclusioni ad altre specie o a sistemi naturali complessi, dal momento che non possono tenere conto delle complesse interazioni fra biota ed ambiente. Inoltre, poiché organismi differenti evidenziano una diversa sensibilità alle componenti attive ed ai coformulati presenti negli agrofarmaci e nessun biotest è in grado di coprire da solo l’intera varietà di risposte ai diversi tipi ed ai vari intervalli di concentrazione di ciascun xenobiotico, è opportuno implementare test multispecie in cui gli ambiti di sensibilità non si sovrappongano ma, piuttosto, siano complementari. Gli organismi da utilizzare nei test multispecie vengono solitamente scelti in base alla loro rappresentatività (un procariote, un vegetale, un animale superiore) ed in base alle loro relazioni con la catena trofica. Proprio in quest’ambito s’inserisce il nostro lavoro, realizzato con l’obiettivo di valutare la tossicità di quattro agrofarmaci (oxasulfuron, una solfonilurea; imazetapyr, un imidazolinone; dicloran, una nitro anilina; mepanipirim, una anilinopirimidina) e delle miscele dei loro prodotti di degradazione fotochimica, utilizzando tre differenti test di tossicità: il test di tossicità acuta con Daphnia Magna, il test di tossicità acuta con i batteri bioluminescenti della specie Vibrio fischeri (Microtox) e il test di fitotossicità con Lactuca sativa. Fra i quattro agrofarmaci testati il mepanipirin è quello che si è dimostrato maggiormente tossico, in quanto attivo su tutti e tre gli organismi utilizzati.
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