Nei primi quarant’anni di vita del cinematografo, la disfida di Barletta ricevette ben tre trasposizioni filmiche: nel 1909 per mano di Ernesto Maria Pasquali, nel 1915 grazie a Umberto Paradisi e Domenico Gaido, e nel 1938 con il film di Alessandro Blasetti. Ne seguì, poi, una quarta nel 1976, per la regia di Pasquale Festa Campanile. In nessuno dei film in questione si registrano aspetti particolarmente rilevanti dal punto di vista estetico e linguistico, nonostante quello di Blasetti presenti alcune caratteristiche di rilievo nel suo uso dei piani sequenza (in particolare quello iniziale), un utilizzo alquanto insolito del plurilinguismo (anticamera forse dell’inclusione neorealista di dialetti e lingue straniere), e, in generale, una tensione interna alla costruzione di una cinematografia nazional-popolare, che tanto si ispira a due modelli, solo apparentemente antitetici: quello hollywoodiano e quello sovietico. Nel saggio ci si concentra, appunto, sul film del 1938, in particolare.

«Le tre, o per meglio dire, quattro vite cinematografiche di Ettore Fieramosca e della disfida di Barletta (1909-1976)»

Manuela Gieri
2017-01-01

Abstract

Nei primi quarant’anni di vita del cinematografo, la disfida di Barletta ricevette ben tre trasposizioni filmiche: nel 1909 per mano di Ernesto Maria Pasquali, nel 1915 grazie a Umberto Paradisi e Domenico Gaido, e nel 1938 con il film di Alessandro Blasetti. Ne seguì, poi, una quarta nel 1976, per la regia di Pasquale Festa Campanile. In nessuno dei film in questione si registrano aspetti particolarmente rilevanti dal punto di vista estetico e linguistico, nonostante quello di Blasetti presenti alcune caratteristiche di rilievo nel suo uso dei piani sequenza (in particolare quello iniziale), un utilizzo alquanto insolito del plurilinguismo (anticamera forse dell’inclusione neorealista di dialetti e lingue straniere), e, in generale, una tensione interna alla costruzione di una cinematografia nazional-popolare, che tanto si ispira a due modelli, solo apparentemente antitetici: quello hollywoodiano e quello sovietico. Nel saggio ci si concentra, appunto, sul film del 1938, in particolare.
2017
978-88-6728-921-9
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