L'articolo esamina il metodo di edizione critica usato da Wendelin Foerster nel pubblicare, come ultimo volume della serie delle Opere Comlplete di Chrétien de Troyes, il Chevalier de la Charrette. Il grande filologo tedesco aveva manifestato già in precedenza, nella sua edizione del Cligés, uno spiccato scetticismo nei confronti del metodo di Lachmann applicato a tradizioni di testi antico-francesi, a causa dell'attività contaminatoria e di rimaneggiamento dei copisti, che rendono opachi i rapporti tra i manoscritti. Tuttavia, non si era privato, fino al Chevalier de la Charrette, di tracciare comunque degli stemmata codicum, puntualmente dimostrati, per il Cligés, Erec et Enide e il Chevalier au Lion. Lo scetticismo di Foerster giunge al culmine nell'edizione del Chevalier de la Charrette, dove egli, pur presentando uno stemma (nel quale ammette di non credere fino in fondo), rinuncia a fornirne adeguata dimostrazione, in quanto esso è privo, secondo lui, di qualunque utilità pratica. In base a tali premesse, la sua prassi nella restituzione dell'originale è largamente eclettica, talvolta seguendo le indicazioni dello stemma, talvolta scegliendo in modo arbitrario le lezioni che gli paiono comunque migliori. Poiché, sottoposto a verifica, lo stemma tracciato da Foerster alla fine regge, si può dimostrare che in molti casi, dei quali si fornisce adeguata esemplificazione, lezioni da lui trascurate avrebbero potuto e dovuto, sulla base dello stemma, essere messe a testo.
Wendelin Foerster e l’edizione critica del Chevalier de la Charrette
Carlo alberto Beretta
2017-01-01
Abstract
L'articolo esamina il metodo di edizione critica usato da Wendelin Foerster nel pubblicare, come ultimo volume della serie delle Opere Comlplete di Chrétien de Troyes, il Chevalier de la Charrette. Il grande filologo tedesco aveva manifestato già in precedenza, nella sua edizione del Cligés, uno spiccato scetticismo nei confronti del metodo di Lachmann applicato a tradizioni di testi antico-francesi, a causa dell'attività contaminatoria e di rimaneggiamento dei copisti, che rendono opachi i rapporti tra i manoscritti. Tuttavia, non si era privato, fino al Chevalier de la Charrette, di tracciare comunque degli stemmata codicum, puntualmente dimostrati, per il Cligés, Erec et Enide e il Chevalier au Lion. Lo scetticismo di Foerster giunge al culmine nell'edizione del Chevalier de la Charrette, dove egli, pur presentando uno stemma (nel quale ammette di non credere fino in fondo), rinuncia a fornirne adeguata dimostrazione, in quanto esso è privo, secondo lui, di qualunque utilità pratica. In base a tali premesse, la sua prassi nella restituzione dell'originale è largamente eclettica, talvolta seguendo le indicazioni dello stemma, talvolta scegliendo in modo arbitrario le lezioni che gli paiono comunque migliori. Poiché, sottoposto a verifica, lo stemma tracciato da Foerster alla fine regge, si può dimostrare che in molti casi, dei quali si fornisce adeguata esemplificazione, lezioni da lui trascurate avrebbero potuto e dovuto, sulla base dello stemma, essere messe a testo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Miscellanea Ronchi.pdf
accesso aperto
Descrizione: Contributo in volume
Tipologia:
Pdf editoriale
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
464.85 kB
Formato
Adobe PDF
|
464.85 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Miscellanea Ronchi.pdf
accesso aperto
Descrizione: Contributo in volume
Tipologia:
Pdf editoriale
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
464.85 kB
Formato
Adobe PDF
|
464.85 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.