Tutti i materiali, ivi compresi i materiali lapidei che nell’immaginario collettivo costituiscono una sorta di perenne baluardo contro l’azione del tempo, sono inesorabilmente sottoposti a complessi fenomeni di alterazione e degrado in grado di compromettere la fruibilità e la conservazione del bene architettonico. L’entità e il tipo di degrado sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche chimico-fisiche dei materiali, le quali condizionano la complessa interazione tra i materiali e l’ambiente in cui sorge la costruzione. Di conseguenza, per comprendere appieno i meccanismi di degrado in atto e individuare il tipo di trattamento da adottare per preservare il manufatto, è necessario effettuare preliminarmente analisi chimiche, fisiche e microstrutturali sui materiali impiegati nella costruzione. In perfetta analogia con quanto avviene in campo medico, una volta compresa la patologia attraverso un sapiente utilizzo delle tecniche diagnostiche, occorrerà scegliere la cura più efficace per annullare, o quanto meno ridurre, il danno, escludendo danni collaterali irreparabili in considerazione dell’unicità del bene sul quale s’interviene. La scelta dei prodotti da impiegare negli interventi di restauro e delle relative tecniche di applicazione sui manufatti costituiscono allo stato una delle sfide tecniche e scientifiche ancora aperte, con enormi margini di avanzamenti conoscitivi e di innovazioni tecnologiche. Difatti, ai prodotti per il restauro di materiali lapidei vengono richiesti una serie di stringenti e imperativi requisiti, spesso in contrasto tra di loro, di seguito sinteticamente elencati: a) proprietà chimiche, fisiche e meccaniche compatibili con quelle del substrato lapideo per evitare che si verifichino fessurazioni e distacchi; b) bassa tensione superficiale e buona bagnabilità in modo da penetrare facilmente all’interno del materiale deteriorato; c) capacità di ridurre la porosità solo parzialmente senza compromettere la permeabilità al vapor d’acqua; d) non devono alterare il colore delle superfici; e) non devono contenere sostanze dannose in grado di innescare o amplificare fenomeni deteriorativi; f) devono garantire la reversibilità del trattamento; g) devono essere durevoli, economici, facili da applicare e non contenere sostanze nocive per la salute degli operatori o dannose per l’ambiente. In definitiva, volendo richiamare l’analogia con il campo medico, la messa a punto di un nuovo formulato per il restauro in grado di soddisfare tutti i requisiti sopra elencati ha lo stesso grado di difficoltà della ricerca di un unico farmaco in grado di curare ogni tipo di malattia del genere umano. Il contributo formativo offerto nell’ambito del progetto denominato “Laboratorio di formazione e pratica dell’architettura nei Sassi di Matera e stazione di ricerca e creatività” ha avuto la finalità di fornire gli elementi di base necessari per la comprensione della complessità della tematica del restauro dei materiali calcarenitici e dei loro fenomeni di degrado. Nel seguito si riportano, in forma sintetica e a titolo esemplificativo, alcuni argomenti trattati nel modulo formativo impartito secondo l’approccio metodologico della scienza e tecnologia dei materiali.

Il patrimonio storico: caratteristiche chimico-fisiche dei materiali lapidei per la costruzione di murature e per le finiture in area materana, in Laboratorio di pratiche della conoscenza nei Sassi di Matera

Graziella Bernardo
Conceptualization
2016-01-01

Abstract

Tutti i materiali, ivi compresi i materiali lapidei che nell’immaginario collettivo costituiscono una sorta di perenne baluardo contro l’azione del tempo, sono inesorabilmente sottoposti a complessi fenomeni di alterazione e degrado in grado di compromettere la fruibilità e la conservazione del bene architettonico. L’entità e il tipo di degrado sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche chimico-fisiche dei materiali, le quali condizionano la complessa interazione tra i materiali e l’ambiente in cui sorge la costruzione. Di conseguenza, per comprendere appieno i meccanismi di degrado in atto e individuare il tipo di trattamento da adottare per preservare il manufatto, è necessario effettuare preliminarmente analisi chimiche, fisiche e microstrutturali sui materiali impiegati nella costruzione. In perfetta analogia con quanto avviene in campo medico, una volta compresa la patologia attraverso un sapiente utilizzo delle tecniche diagnostiche, occorrerà scegliere la cura più efficace per annullare, o quanto meno ridurre, il danno, escludendo danni collaterali irreparabili in considerazione dell’unicità del bene sul quale s’interviene. La scelta dei prodotti da impiegare negli interventi di restauro e delle relative tecniche di applicazione sui manufatti costituiscono allo stato una delle sfide tecniche e scientifiche ancora aperte, con enormi margini di avanzamenti conoscitivi e di innovazioni tecnologiche. Difatti, ai prodotti per il restauro di materiali lapidei vengono richiesti una serie di stringenti e imperativi requisiti, spesso in contrasto tra di loro, di seguito sinteticamente elencati: a) proprietà chimiche, fisiche e meccaniche compatibili con quelle del substrato lapideo per evitare che si verifichino fessurazioni e distacchi; b) bassa tensione superficiale e buona bagnabilità in modo da penetrare facilmente all’interno del materiale deteriorato; c) capacità di ridurre la porosità solo parzialmente senza compromettere la permeabilità al vapor d’acqua; d) non devono alterare il colore delle superfici; e) non devono contenere sostanze dannose in grado di innescare o amplificare fenomeni deteriorativi; f) devono garantire la reversibilità del trattamento; g) devono essere durevoli, economici, facili da applicare e non contenere sostanze nocive per la salute degli operatori o dannose per l’ambiente. In definitiva, volendo richiamare l’analogia con il campo medico, la messa a punto di un nuovo formulato per il restauro in grado di soddisfare tutti i requisiti sopra elencati ha lo stesso grado di difficoltà della ricerca di un unico farmaco in grado di curare ogni tipo di malattia del genere umano. Il contributo formativo offerto nell’ambito del progetto denominato “Laboratorio di formazione e pratica dell’architettura nei Sassi di Matera e stazione di ricerca e creatività” ha avuto la finalità di fornire gli elementi di base necessari per la comprensione della complessità della tematica del restauro dei materiali calcarenitici e dei loro fenomeni di degrado. Nel seguito si riportano, in forma sintetica e a titolo esemplificativo, alcuni argomenti trattati nel modulo formativo impartito secondo l’approccio metodologico della scienza e tecnologia dei materiali.
2016
978-88-95110-21-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/131773
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