Il periurbano può essere inteso come esito dei nuovi scenari di sviluppo nati nella ristrutturazione geografica, della globalizzazione e delle rilocalizzazioni, fattori che hanno ridisegnato una nuova gerarchia tra territori, centri e periferie dettate dalla maggiore flessibilità e da maggiori ri-significazioni dello spazio. Il periurbano è anche per la gran parte prodotto dall’urbanistica. Un paesaggio preterintenzionale che aiuta a guardare allo sfondo dentro al quale, più che in altri luoghi, è messo a dura prova il progetto della città moderna che non ha riguardato solo la trasformazione della città e non ha investito solo la società urbana. L’urbanistica per molto tempo ha studiato la città contemporanea attraverso il tema della dispersione, esplorando differenti sfondi concettuali e ideologie, producendo una stra ordinaria quantità di analisi e costruendo due grandi retoriche: quella di chi la demonizzava, accusandola di essere energivora di risorse, fomentatrice di egoismi, individualismi e fondamentalmente antiurbana; e quella di chi, invece, ne ridimensionava i costi collettivi, sostenendo il potenziale innovativo che in alcune formule abitative decentrate potevano ravvedersi, in grado di autosostenersi con azioni abitative creative, ricorrendo a regimi di autoproduzione e basso consumo. Nonostante tutto, il periurbano ha continuato a crescere, senza regole. Le geremiadi sul consumo di suolo se da una parte ne hanno accertato la crescita, dall’altra non aiutano a problematizzarlo. Un impegno che oggi l’urbanistica non riesce a portare avanti per la complessità della scala dei processi che richiede, perché il territorio si è molto esteso e diversificato e la domanda di sostenibilità ambientale, economica e sociale ne mette a dura prova il principio di responsabilità.

Un progetto per la città contemporanea dentro la dispersione

Mariavaleria MIninni
2017-01-01

Abstract

Il periurbano può essere inteso come esito dei nuovi scenari di sviluppo nati nella ristrutturazione geografica, della globalizzazione e delle rilocalizzazioni, fattori che hanno ridisegnato una nuova gerarchia tra territori, centri e periferie dettate dalla maggiore flessibilità e da maggiori ri-significazioni dello spazio. Il periurbano è anche per la gran parte prodotto dall’urbanistica. Un paesaggio preterintenzionale che aiuta a guardare allo sfondo dentro al quale, più che in altri luoghi, è messo a dura prova il progetto della città moderna che non ha riguardato solo la trasformazione della città e non ha investito solo la società urbana. L’urbanistica per molto tempo ha studiato la città contemporanea attraverso il tema della dispersione, esplorando differenti sfondi concettuali e ideologie, producendo una stra ordinaria quantità di analisi e costruendo due grandi retoriche: quella di chi la demonizzava, accusandola di essere energivora di risorse, fomentatrice di egoismi, individualismi e fondamentalmente antiurbana; e quella di chi, invece, ne ridimensionava i costi collettivi, sostenendo il potenziale innovativo che in alcune formule abitative decentrate potevano ravvedersi, in grado di autosostenersi con azioni abitative creative, ricorrendo a regimi di autoproduzione e basso consumo. Nonostante tutto, il periurbano ha continuato a crescere, senza regole. Le geremiadi sul consumo di suolo se da una parte ne hanno accertato la crescita, dall’altra non aiutano a problematizzarlo. Un impegno che oggi l’urbanistica non riesce a portare avanti per la complessità della scala dei processi che richiede, perché il territorio si è molto esteso e diversificato e la domanda di sostenibilità ambientale, economica e sociale ne mette a dura prova il principio di responsabilità.
2017
978884923152-6
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