Non tanto nell’ottica della commistione dei linguaggi o per eliminare le barriere tra poesia e pittura, ma con una consapevolezza nuova che ne accresce piuttosto l’ambiguità, Carlo Levi rappresenta una sorta di epica della poesia in un dipinto che ruota attorno alla figura di Rocco Scotellaro. Si tratta dell’enorme telero "Lucania ’61", commissionato da Mario Soldati, direttore del Comitato per le Celebrazioni del Primo Centenario dell'Unità d'Italia, per rappresentare la Lucania, la regione in cui l’artista torinese era stato confinato durante il fascismo e alla quale aveva dedicato il romanzo che lo portò alla fama, il Cristo si è fermato a Eboli (1945). L’enorme dipinto (18,50 per 3,20 metri), conservato nel Museo di Palazzo Lanfranchi a Matera, è dedicato al poeta Scotellaro, sindaco socialista di Tricarico all’indomani della seconda guerra mondiale, luce di speranza per i contadini pure descritti da Levi, precocemente e improvvisamente scomparso nel 1953 a soli trent’anni. Nel lato sinistro del telero Levi, primo editore delle poesie di Scotellaro, ritrae il momento del funerale con la morte e il pianto rituale della madre, mentre nel destro il poeta, vivo, sembra recitare la sua “marsigliese” contadina. Sullo sfondo le immagini dei Sassi, i volti scavati della gente ritratta dal vero, i poeti tra cui spicca Umberto Saba . Vera e moderna epopea di un popolo senza altre parole che non quelle in versi, il dipinto di Levi è il tentativo di tradurre sulla tela anche la storia irrisolta delle diverse questioni meridionali, sublimata nella poesia.

Pittura-poesia e poesia-pittura: Scotellaro, Levi e “Lucania ’61”

IMBRIANI, MARIA TERESA
2015-01-01

Abstract

Non tanto nell’ottica della commistione dei linguaggi o per eliminare le barriere tra poesia e pittura, ma con una consapevolezza nuova che ne accresce piuttosto l’ambiguità, Carlo Levi rappresenta una sorta di epica della poesia in un dipinto che ruota attorno alla figura di Rocco Scotellaro. Si tratta dell’enorme telero "Lucania ’61", commissionato da Mario Soldati, direttore del Comitato per le Celebrazioni del Primo Centenario dell'Unità d'Italia, per rappresentare la Lucania, la regione in cui l’artista torinese era stato confinato durante il fascismo e alla quale aveva dedicato il romanzo che lo portò alla fama, il Cristo si è fermato a Eboli (1945). L’enorme dipinto (18,50 per 3,20 metri), conservato nel Museo di Palazzo Lanfranchi a Matera, è dedicato al poeta Scotellaro, sindaco socialista di Tricarico all’indomani della seconda guerra mondiale, luce di speranza per i contadini pure descritti da Levi, precocemente e improvvisamente scomparso nel 1953 a soli trent’anni. Nel lato sinistro del telero Levi, primo editore delle poesie di Scotellaro, ritrae il momento del funerale con la morte e il pianto rituale della madre, mentre nel destro il poeta, vivo, sembra recitare la sua “marsigliese” contadina. Sullo sfondo le immagini dei Sassi, i volti scavati della gente ritratta dal vero, i poeti tra cui spicca Umberto Saba . Vera e moderna epopea di un popolo senza altre parole che non quelle in versi, il dipinto di Levi è il tentativo di tradurre sulla tela anche la storia irrisolta delle diverse questioni meridionali, sublimata nella poesia.
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