Il paesaggio altomedievale e medievale della Basilicata è segnato da una densità boschiva molto estesa, fortemente sfruttata già dal X secolo e fino a tutta l’età angioina, da una rete idrografica importante per il governo del territorio, le comunicazioni, l’economia e la sopravvivenza stessa delle popolazioni e da una realtà insediativa che si sostituisce in maniera capillare ai precedenti sistemi di gestione, identificata negli insediamenti monastici. A tali realtà sarà affidato lo sfruttamento delle risorse del territorio rurale nonché la riorganizzazione della compagine demografica della Basilicata, attraverso la fondazione di monasteri e di strutture ad essi complementari. In una fase iniziale, tra VIII e IX secolo, fu il monachesimo latino, sostenuto dai principi longobardi, ad affermarsi anche per il tramite delle grandi istituzioni monastiche come Montecassino, Santa Sofia di Benevento e San Vincenzo al Volturno. Dalla seconda metà del X secolo, gran parte della regione è interessata dal fenomeno del monachesimo greco che segna con le sue fondazioni l’area del Vulture, l’area tra i fiumi Agri e Sinni che corrisponde alle regioni del Mercurion e del Latinianon, l’area tra i fiumi Bradano e Basento e l’area corrispondente alla fascia ionica. L’antropizzazione di estesi territori e l’incremento demografico che ne derivarono sono da attribuire all’attività dei monaci che fondarono nuovi villaggi, edificarono chiese, insediamenti monastici rupestri e subdiali, dissodarono terreni attraverso opere di deforestazione e trasformazione dell’incolto e rivitalizzarono la rete di comunicazione secondaria. Sulla linea mobile di confine si assiste, alla fine del X secolo all’istituzione di numerose sedi suffraganee della metropolia bizantina di Otranto, tra cui Matera, importante centro di controllo bizantino anche dal punto di vista amministrativo, Tricarico e Acerenza. Il territorio, già alla fine del IX secolo, appare articolato in Kastra/Kàstellion (insediamenti fortificati), distinti dai Chorìa (insediamenti aperti) e, a riprova dell’esistenza di tipologie d’insediamento differenziate, da complessi monastici di piccole e grandi dimensioni. Il ruolo di potenti aggregatori di popolazione precedentemente sparsa nelle campagne è svolto sia dagli importanti monasteri di S. Angelo a S. Chirico Raparo e S. Anastasio e S. Elia di Carbone, che dai numerosi insediamenti monastici minori, distribuiti capillarmente sul territorio regionale e ben evidenti anche nella rete di insediamenti rupestri che caratterizzano l’area del materano e l’area del Vulture. La ricerca in corso è incentrata sulla ricomposizione del quadro ricco ed articolato dell’estensione territoriale dei possedimenti e dei diritti di questi monasteri, sull’analisi delle loro componenti materiali e strutturali e del loro ruolo economico e politico-territoriale. Ulteriore aspetto indagato riguarda il rapporto tra l’organizzazione territoriale fortemente dipendente dalla distribuzione delle fondazioni monastiche di rito greco e la rivitalizzazione del monachesimo latino voluta dai Normanni dalla seconda metà dell’XI secolo, segnato da significative compresenze sia temporali che territoriali quale tratto distintivo della regione.

Archeologia degli insediamenti monastici nella Basilicata bizantina. Economia, popolamento e politica territoriale

SOGLIANI, FRANCESCA
2015-01-01

Abstract

Il paesaggio altomedievale e medievale della Basilicata è segnato da una densità boschiva molto estesa, fortemente sfruttata già dal X secolo e fino a tutta l’età angioina, da una rete idrografica importante per il governo del territorio, le comunicazioni, l’economia e la sopravvivenza stessa delle popolazioni e da una realtà insediativa che si sostituisce in maniera capillare ai precedenti sistemi di gestione, identificata negli insediamenti monastici. A tali realtà sarà affidato lo sfruttamento delle risorse del territorio rurale nonché la riorganizzazione della compagine demografica della Basilicata, attraverso la fondazione di monasteri e di strutture ad essi complementari. In una fase iniziale, tra VIII e IX secolo, fu il monachesimo latino, sostenuto dai principi longobardi, ad affermarsi anche per il tramite delle grandi istituzioni monastiche come Montecassino, Santa Sofia di Benevento e San Vincenzo al Volturno. Dalla seconda metà del X secolo, gran parte della regione è interessata dal fenomeno del monachesimo greco che segna con le sue fondazioni l’area del Vulture, l’area tra i fiumi Agri e Sinni che corrisponde alle regioni del Mercurion e del Latinianon, l’area tra i fiumi Bradano e Basento e l’area corrispondente alla fascia ionica. L’antropizzazione di estesi territori e l’incremento demografico che ne derivarono sono da attribuire all’attività dei monaci che fondarono nuovi villaggi, edificarono chiese, insediamenti monastici rupestri e subdiali, dissodarono terreni attraverso opere di deforestazione e trasformazione dell’incolto e rivitalizzarono la rete di comunicazione secondaria. Sulla linea mobile di confine si assiste, alla fine del X secolo all’istituzione di numerose sedi suffraganee della metropolia bizantina di Otranto, tra cui Matera, importante centro di controllo bizantino anche dal punto di vista amministrativo, Tricarico e Acerenza. Il territorio, già alla fine del IX secolo, appare articolato in Kastra/Kàstellion (insediamenti fortificati), distinti dai Chorìa (insediamenti aperti) e, a riprova dell’esistenza di tipologie d’insediamento differenziate, da complessi monastici di piccole e grandi dimensioni. Il ruolo di potenti aggregatori di popolazione precedentemente sparsa nelle campagne è svolto sia dagli importanti monasteri di S. Angelo a S. Chirico Raparo e S. Anastasio e S. Elia di Carbone, che dai numerosi insediamenti monastici minori, distribuiti capillarmente sul territorio regionale e ben evidenti anche nella rete di insediamenti rupestri che caratterizzano l’area del materano e l’area del Vulture. La ricerca in corso è incentrata sulla ricomposizione del quadro ricco ed articolato dell’estensione territoriale dei possedimenti e dei diritti di questi monasteri, sull’analisi delle loro componenti materiali e strutturali e del loro ruolo economico e politico-territoriale. Ulteriore aspetto indagato riguarda il rapporto tra l’organizzazione territoriale fortemente dipendente dalla distribuzione delle fondazioni monastiche di rito greco e la rivitalizzazione del monachesimo latino voluta dai Normanni dalla seconda metà dell’XI secolo, segnato da significative compresenze sia temporali che territoriali quale tratto distintivo della regione.
2015
978-88-7814-634-1
978-88-7814-636-5
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