Il contributo esamina gli orientamenti del mecenatismo di Maria Maddalena d'Austria negli anni della sua reggenza del granducato mediceo (1621-1628), anni che la videro promuovere, con spirito del tutto anticipatore, il melodramma, avviando il tema delle eroine in musica, e rilanciare la grande decorazione murale, dopo la stagione di minore interesse avutasi con il governo del marito, Cosimo II de' Medici. Sostenuta dagli scritti teorici dei letterati di corte, qui recuperati e riletti, la granduchessa promosse importanti imprese ad affresco a Palazzo Pitti a Firenze e nella Villa del Poggio Imperiale, secondo un programma encomiastico e spiccatamente politico, che apre alla concezione del potere assoluto, mentre la scelta di tematiche al femminile appare in linea con gli interessi promossi in campo musicale. Si analizzano, in capitoli appositi, i diversi cantieri decorativi, che, in un carattere eminentemente corale e antologico, videro la compresenza dei maggiori artisti fiorentini del momento, sotto la guida dell'architetto granducale Giulio Parigi, incaricato dell'ampliamento degli edifici e di sovrintendere le ornamentazioni. Si distinguono gli interventi dei vari pittori impiegati e il ruolo di regista nella struttura decorativa che spettò al poco noto Michelangelo Cinganelli, allievo ed erede della bottega di Bernardino Poccetti.
Maria Maddalena d’Austria, donna di governo e virtuosa delle arti
ACANFORA, Elisa
2005-01-01
Abstract
Il contributo esamina gli orientamenti del mecenatismo di Maria Maddalena d'Austria negli anni della sua reggenza del granducato mediceo (1621-1628), anni che la videro promuovere, con spirito del tutto anticipatore, il melodramma, avviando il tema delle eroine in musica, e rilanciare la grande decorazione murale, dopo la stagione di minore interesse avutasi con il governo del marito, Cosimo II de' Medici. Sostenuta dagli scritti teorici dei letterati di corte, qui recuperati e riletti, la granduchessa promosse importanti imprese ad affresco a Palazzo Pitti a Firenze e nella Villa del Poggio Imperiale, secondo un programma encomiastico e spiccatamente politico, che apre alla concezione del potere assoluto, mentre la scelta di tematiche al femminile appare in linea con gli interessi promossi in campo musicale. Si analizzano, in capitoli appositi, i diversi cantieri decorativi, che, in un carattere eminentemente corale e antologico, videro la compresenza dei maggiori artisti fiorentini del momento, sotto la guida dell'architetto granducale Giulio Parigi, incaricato dell'ampliamento degli edifici e di sovrintendere le ornamentazioni. Si distinguono gli interventi dei vari pittori impiegati e il ruolo di regista nella struttura decorativa che spettò al poco noto Michelangelo Cinganelli, allievo ed erede della bottega di Bernardino Poccetti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.