Il reperto archeologico proveniente dal sito fortificato medievale di Rocca Montis Draconis, rinvenuto durante la campagna di scavo dell’anno 2008, è un’armatura brigantina datata alla seconda metà del XV secolo. Dopo il rinvenimento è stata assicurata una accurata manutenzione per la conservazione del manufatto in ambiente climatizzato; alcune placche, attentamente selezionate, sono state oggetto di operazioni di prima pulitura con ausilio del laser (presso i laboratori di restauro dell’Accademia di belle Arti di Carrara – corso di Restauro 2, doc. A. Giuffredi). Quindi è stato possibile, nell’anno 2010-2011 avviare il lungo e complesso lavoro di restauro. L’intervento, effettuato attraverso un finanziamento congiunto del Comune di Mondragone (CE) e della Regione Campania – Settore Musei, è stato affidato all’Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICTP-CNR) di Pozzuoli in collaborazione con la direzione scientifica del Museo Civico Archeologico ‘Biagio Greco’ ed il Laboratorio di Conservazione e Restauro dello stesso Museo. Le placche costituenti il reperto sono state documentate ed archiviate in un database durante il periodo di stasi. I frammenti di tale reperto, sono stati selezionati e sottoposti ad indagini diagnostiche prima delle operazioni di restauro. In particolare, su tali frammenti sono state effettuate indagini morfologiche mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) ed analisi elementare mediante spettrometria a dispersione di energia (EDS) in modo da effettuare il riconoscimento dei diversi elementi costituenti il manufatto (metalli, tessuti, cuoio) e di valutarne il loro stato di conservazione. Nella prima fase del restauro è stata effettuata una pulitura laser delle placche costituenti l'armatura. Tale metodologia di pulitura ha consentito di salvaguardare lo stato di conservazione sia delle superfici in metallo ed in cuoio, sia le caratteristiche morfologiche del tessuto in gran parte mineralizzato presente sia sul recto che sul verso delle placche. Al contrario, la pulitura dei rivetti collocati sul perimetro delle piastre, è stata effettuata meccanicamente e chimicamente, in modo da salvaguardare la patina nobile presente su tali elementi. La pulitura laser effettuata su 540 placche, in parte saldate tra loro nella fase di interramento (in gruppi di tre/quattro elementi), ed in parte spezzate in più punti (riassemblate dopo una ricerca degli attacchi, che si presentavano particolarmente evidenti), ha permesso di ottenere un risultato rilevante: una superficie ossidata di colore scuro, stabile e con tutti gli elementi applicati su di essa (tessuto e cuoio) estremamente visibili e riconoscibili. Le operazioni sono state concluse con l’allestimento della corazza su un supporto sagomato, collocato in una vetrina in poli(metilmetacrilato) opportunamente realizzata per l'esposizione, all'interno della quale è stato installato un sistema di monitoraggio del microclima. Il caso della brigantina di Mondragone, è l’esempio di come sia possibile applicare la metodologia di pulitura con ausilio del laser su un manufatto polimaterico archeologico, valutando un intervento tradizionale dove necessario (nel caso in oggetto sui rivetti in ottone), documentando il lavoro da un punto di vista diagnostico effettuato prima, durante e dopo le operazioni di restauro.

Progetto esecutivo di restauro della brigantina di Rocca Montis Dragonis (Mondragone – CE). Le nuove metodologie di restauro con ausilio del laser per la conservazione di un reperto polimaterico

SOGLIANI, FRANCESCA;
2011-01-01

Abstract

Il reperto archeologico proveniente dal sito fortificato medievale di Rocca Montis Draconis, rinvenuto durante la campagna di scavo dell’anno 2008, è un’armatura brigantina datata alla seconda metà del XV secolo. Dopo il rinvenimento è stata assicurata una accurata manutenzione per la conservazione del manufatto in ambiente climatizzato; alcune placche, attentamente selezionate, sono state oggetto di operazioni di prima pulitura con ausilio del laser (presso i laboratori di restauro dell’Accademia di belle Arti di Carrara – corso di Restauro 2, doc. A. Giuffredi). Quindi è stato possibile, nell’anno 2010-2011 avviare il lungo e complesso lavoro di restauro. L’intervento, effettuato attraverso un finanziamento congiunto del Comune di Mondragone (CE) e della Regione Campania – Settore Musei, è stato affidato all’Istituto di Chimica e Tecnologia dei Polimeri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICTP-CNR) di Pozzuoli in collaborazione con la direzione scientifica del Museo Civico Archeologico ‘Biagio Greco’ ed il Laboratorio di Conservazione e Restauro dello stesso Museo. Le placche costituenti il reperto sono state documentate ed archiviate in un database durante il periodo di stasi. I frammenti di tale reperto, sono stati selezionati e sottoposti ad indagini diagnostiche prima delle operazioni di restauro. In particolare, su tali frammenti sono state effettuate indagini morfologiche mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) ed analisi elementare mediante spettrometria a dispersione di energia (EDS) in modo da effettuare il riconoscimento dei diversi elementi costituenti il manufatto (metalli, tessuti, cuoio) e di valutarne il loro stato di conservazione. Nella prima fase del restauro è stata effettuata una pulitura laser delle placche costituenti l'armatura. Tale metodologia di pulitura ha consentito di salvaguardare lo stato di conservazione sia delle superfici in metallo ed in cuoio, sia le caratteristiche morfologiche del tessuto in gran parte mineralizzato presente sia sul recto che sul verso delle placche. Al contrario, la pulitura dei rivetti collocati sul perimetro delle piastre, è stata effettuata meccanicamente e chimicamente, in modo da salvaguardare la patina nobile presente su tali elementi. La pulitura laser effettuata su 540 placche, in parte saldate tra loro nella fase di interramento (in gruppi di tre/quattro elementi), ed in parte spezzate in più punti (riassemblate dopo una ricerca degli attacchi, che si presentavano particolarmente evidenti), ha permesso di ottenere un risultato rilevante: una superficie ossidata di colore scuro, stabile e con tutti gli elementi applicati su di essa (tessuto e cuoio) estremamente visibili e riconoscibili. Le operazioni sono state concluse con l’allestimento della corazza su un supporto sagomato, collocato in una vetrina in poli(metilmetacrilato) opportunamente realizzata per l'esposizione, all'interno della quale è stato installato un sistema di monitoraggio del microclima. Il caso della brigantina di Mondragone, è l’esempio di come sia possibile applicare la metodologia di pulitura con ausilio del laser su un manufatto polimaterico archeologico, valutando un intervento tradizionale dove necessario (nel caso in oggetto sui rivetti in ottone), documentando il lavoro da un punto di vista diagnostico effettuato prima, durante e dopo le operazioni di restauro.
2011
8840441999
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11563/63673
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