“Considerazioni su i mezzi da restituire il valore proprio a’ doni che la natura ha largamente conceduto al Regno delle Due Sicilie” è il titolo del vasto progetto territoriale del 1832 di Carlo Afan de Rivera, direttore generale del Corpo di Ponti e Strade, e dichiara un assunto: un Sud “feracissimo” che nasconde tesori da scoprire. L’immagine di un Sud di tesori nascosti è un topos utilizzato dalla letteratura di età murattiana, ma anche da quella del decennio napoleonico. L'antichità è il passato idealizzato visto come modello, la cui ricchezza è messa principalmente in relazione al primato agricolo. Nella politica borbonica viene confermata la convinzione diffusa, di taglio fisiocratico, che la base della potenziale ricchezza resti la terra, e che il Sud sia strutturalmente connotato come paese a vocazione agricola. Nei progetti preunitari la tesi fisiocratica della superiorità dell’agricoltura sulle altre attività viene declinata nella prospettiva di una rinascita economica e sociale del Mezzogiorno da attuare solo a partire da un grande piano di bonifica integrale. A questa opera pubblica viene attribuito il ruolo prioritario: già Pietro Colletta, direttore di Ponti e Strade tra il 1812 e il 1815, ne definisce i termini, e dopo Afan de Rivera ne fa il centro del suo progetto. Afan de Rivera indica la pianificazione quale strumento necessario di razionalizzazione e di buon governo, ed ha come finalità la bonifica integrale del territorio. Dopo l’unità le opzioni per la “modernizzazione” del nuovo stato italiano vedranno i progetti per il Sud schiacciati su esigenze nazionali, all’interno di strategie generali in cui il Meridione viene collocato come “questione meridionale”, ovvero come problema, sclerotizzato in un ruolo di ritardo rispetto all’altra parte del paese, al traino del Nord che si va industrializzando.

IL MEZZOGIORNO NELL'OTTOCENTO PREUNITARIO: PIANI TERRITORIALI E COSTRUZIONI DELLE EDENTITA'

COLONNA, Angela Patrizia
2006-01-01

Abstract

“Considerazioni su i mezzi da restituire il valore proprio a’ doni che la natura ha largamente conceduto al Regno delle Due Sicilie” è il titolo del vasto progetto territoriale del 1832 di Carlo Afan de Rivera, direttore generale del Corpo di Ponti e Strade, e dichiara un assunto: un Sud “feracissimo” che nasconde tesori da scoprire. L’immagine di un Sud di tesori nascosti è un topos utilizzato dalla letteratura di età murattiana, ma anche da quella del decennio napoleonico. L'antichità è il passato idealizzato visto come modello, la cui ricchezza è messa principalmente in relazione al primato agricolo. Nella politica borbonica viene confermata la convinzione diffusa, di taglio fisiocratico, che la base della potenziale ricchezza resti la terra, e che il Sud sia strutturalmente connotato come paese a vocazione agricola. Nei progetti preunitari la tesi fisiocratica della superiorità dell’agricoltura sulle altre attività viene declinata nella prospettiva di una rinascita economica e sociale del Mezzogiorno da attuare solo a partire da un grande piano di bonifica integrale. A questa opera pubblica viene attribuito il ruolo prioritario: già Pietro Colletta, direttore di Ponti e Strade tra il 1812 e il 1815, ne definisce i termini, e dopo Afan de Rivera ne fa il centro del suo progetto. Afan de Rivera indica la pianificazione quale strumento necessario di razionalizzazione e di buon governo, ed ha come finalità la bonifica integrale del territorio. Dopo l’unità le opzioni per la “modernizzazione” del nuovo stato italiano vedranno i progetti per il Sud schiacciati su esigenze nazionali, all’interno di strategie generali in cui il Meridione viene collocato come “questione meridionale”, ovvero come problema, sclerotizzato in un ruolo di ritardo rispetto all’altra parte del paese, al traino del Nord che si va industrializzando.
2006
8889693037
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