Il libro contiene i risultati della ricerca MIUR-PRIN 2002, Unità di Ricerca dell’Università della Basilicata. L'obiettivo è stato quello di affrontare il tema del recupero e della valorizzazione di ambiti fortemente caratterizzati da sperimentazione di tecniche costruttive del Moderno nel territorio della Basilicata e tende a realizzare un abaco delle tecnologie edilizie utilizzate individuando gli effetti dell’innovazione, prima tecnologica poi normativa, sulle realizzazioni. Lo studio critico di queste emergenze architettoniche e delle innovazioni tecnologiche in esse presenti, riferite a quel particolare momento storico che ha segnato la loro realizzazione, viene approfondito attraverso il rilievo con metodologie scientifiche, la documentazione e la classificazione degli organismi architettonici, dei siti storici e delle parti di realtà ambientali scelti in casi-studio, legate alla caratterizzazione di alcune aree geografiche e realtà sociali-insediative. La presenza nel territorio di questa regione, di un patrimonio costituito da complessi insediativi di edilizia minore e di emergenze architettoniche specialistiche, caratterizzato dalla sperimentazione delle tecniche costruttive moderne o da nuove tecniche di posa in opera con materiali tradizionali, poco conosciute e per nulla studiate e valorizzate, è il fattore trainante della ricerca. Lo studio ha analizzato le forme del costruire e i materiali della tradizione correlati e confrontati con le innovazione costruttive della prima metà del XX secolo, al fine di consentire comparazioni e classificazioni, al fine della formazione di un codice di valorizzazione e salvaguardia. Il percorso teorico e metodologico è stato strutturato attraverso fasi e momenti rappresentativi: Ricerca cartografica di archivio e delle fonti storiche; Fase di rilievo diretto con l'ausilio di riprese fotografiche e strumentali; Archiviazione informatica delle immagini e del materiale raccolto; Catalogazione, classificazione e comparazione degli aspetti formali, geometrici, compositivi e tecnici delle parti di città, degli organismi architettonici e del loro contesto ambientale e territoriale; Analisi critica dei dati raccolti e definizione di strategie progettuali da adottarsi per la riqualificazione e lo sviluppo sostenibile del territorio lucano. Oggetto di studio sono realtà architettoniche specifiche come i nuclei omogenei posti nei centri minori rurali ed urbani e gli edifici complessi, anche questi inseriti in strutture urbane o presenti sul territorio, in modo da giungere alla conoscenza e alla creazione di una rete di riferimenti certi per sviluppare e gestire progetti e programmi di riqualificazione per lo sviluppo sostenibile. Possono essere suddivisi in luoghi della realtà socio-politica di trasformazione agraria ed urbanistica dei territori lucani: 1) Borghi rurali di nuova fondazione dei primi del ‘900; 2) Insediamenti degli anni 1940-60 realizzati in seguito alla Riforma Fondiaria; e 3) Manufatti architettonici diffusi sul territorio legati all’economia e alla produzione (Mulini, centrali Idroelettriche, stazioni ferroviarie e case cantoniere, caserme, attività sociali e servizi). In seguito a variazione delle condizioni storiche, economiche, sociali e culturali e variazione delle prestazioni funzionali e degli standard abitativi e residenziali si sono lentamente verificati l’abbandono dei luoghi, il degrado dei manufatti architettonici e la perdita della loro funzione sociale e del ruolo culturale e attualmente manca la metodologia per una corretta azione tutoria specifica del patrimonio in oggetto. Lo studio storico-critico è stato approfondito attraverso il rilievo con metodologie scientifiche, la documentazione e la classificazione degli organismi architettonici, dei siti storici e delle parti di realtà ambientali scelti nel caso-studio. La qualità dello spazio architettonico costruito acquista oggi un ruolo fondamentale in tutte le operazioni di recupero e riconversione di aree urbanizzate in ambiti fortemente caratterizzati. La disponibilità di alcuni contesti urbanizzati tra le emergenze storiche (complessi insediativi di edilizia minore) esistenti nell'intero territorio della Basilicata, hanno determinato il convincimento di poter riqualificare e riconvertire tali ambiti, per uno sviluppo sostenibile. L'operazione di rilevamento dei nuclei omogenei dei centri minori, borghi di nuova fondazione del XX secolo e nuclei della Riforma agraria, in stato di degrado e non, può fornire uno strumento di base, attualmente inesistente, il cui obiettivo è la conoscenza scientifica per la conservazione finalizzata agli interventi di recupero. La ricerca parte appunto dalla considerazione del vasto patrimonio edilizio storico di edilizia minore sparsa sul territorio, presente nella nostra regione. La Basilicata è una regione nella quale i beni ambientali, paesaggistici e culturali sono a livelli di compromissione ancora modesti e si presentano con caratteristiche tali da costituire un sistema nel quale sono massimi i vantaggi competitivi disponibili ed acquisibili. Nell'ambito del lungo processo culturale ed amministrativo di recupero dell'immagine figurale storica (ambiente originario), questa trasformazione deve assicurare l'uso corretto, attraverso un processo di "modificazione controllata" che punta alla tutela delle qualità paesaggistiche peculiari come principale "bene culturale" produttivo la cui irriproducibilità è il pregio maggiore. Le "regole di modificazione" sono tendenzialmente concepite per la ricomposizione del paesaggio naturale e storico originario e per il controllo delle azioni antropiche successive di qualificazione e di miglioramento dei "servizi ambientali". Per proteggere un'area vasta è impossibile instaurare un regime di vincoli fisici diffuso ovvero puntare sulla "conservazione vincolistica integrale". Nella lettura e nelle indicazioni progettuali, è stata scelta la via della "modificazione controllata" di alcuni punti discreti di territorio, partendo dal presupposto che per garantire la conservazione di gran parte del territorio (anche allo stato naturale) è preferibile concentrare gli interventi insediativi e normarli con alcune regole di modificazione. Con queste regole è stato fin qui sviluppato il progetto, puntando su: recupero di un'immagine "naturale" riconoscibile come storicamente originaria; lettura delle sovrapposizioni degli interventi di modificazioni operate dall'uomo con materiali naturali e artificiali; creazione di "nuovi luoghi" naturali-artificiali e valorizzazione delle risorse naturali e ambientali; applicazione delle forme del costruire proprie della tradizione locale ed impiego di materiali compatibili (legno, tufo, pietra) all'ambiente. Lo studio raccoglie la catalogazione di tipologie di edilizia minore, con valenze storico culturali legate alla caratterizzazione di alcune aree geografiche e realtà sociali-insediative. La metodologia d'indagine finalizzata all'intervento di recupero di tale patrimonio edilizio prevede l'individuazione di tecnologie e materiali locali dove l'arte storica del costruire ha assunto e torna quindi ad assumere il vero significato di recupero formale e funzionale, con integrazione di riletture tematiche negli interventi e utilizzazione di materiali e tecniche innovative compatibili. Le tipologie considerate sono quelle degli insediamenti rurali ed urbani legati alla storia socio-economico culturale del secolo appena trascorso, ancora oggi utilizzati oppure ormai abbandonati, che conservano la memoria storica del costruire di quei luoghi e della realtà socio-politica di trasformazione agraria ed urbanistica dei territori lucani. L'attenzione posta a questo tipo di analisi ha avuto l'intento di convogliare il sentimento di valorizzazione, verso la conservazione ed il recupero ad una nuova funzione di questa importante testimonianza antropica nella nostra regione. Il recupero del patrimonio edilizio esistente ha assunto, negli ultimi anni, un'importanza sempre maggiore in relazione al crescente abbandono e degrado delle aree urbane marginali ed alla ridiscussione critica dei modelli di sviluppo urbano di tipo orizzontale-estensivo, nata alla luce delle mutate situazioni energetiche ed anche dei diversi atteggiamenti culturali. Qualsiasi procedura e tecnica di recupero e restauro del patrimonio esistente non possono prescindere dalla conoscenza dei materiali e della tecnologia costruttiva impiegati per la realizzazione dell'opera architettonica sul quale sorge la necessità di intervenire. Il dibattito sulle metodologie di intervento se in passato si basava prevalentemente sull'efficacia delle stesse, oggi, dopo decenni di applicazioni, sperimentazioni e verifiche si è arricchito di un nuovo tema, quello della compatibilità fisica, chimica e strutturale con il manufatto esistente. L'uso integrato di tecnologie tradizionali e moderne sembra essere l'unica via percorribile al fine di garantire un adeguato stato di conservazione e un corretto approccio filologico al bene culturale, comunque esso inteso. L'obiettivo dell'attività di ricerca è la valorizzazione e la conoscenza dei manufatti e dei nuclei fondativi in un ambito culturale più generale del recupero di un frammento di un "mosaico" che è costituito dalle complesse vicende storiche della civiltà del Mezzogiorno. La ricerca si riferisce a quella parte del patrimonio storico-culturale, architettonico ed ambientale che sembra aver perduto con il tempo il proprio ruolo riconoscibile. E' evidente che non ci riferiamo alla funzione, ma al ruolo socio culturale che questi manufatti hanno avuto nel passato e soprattutto al ruolo architettonico in senso lato. Qualsiasi siano i motivi di tale degrado o abbandono, si tratta di manufatti che "per essere di nuovo" suppongono una risposta architettonica, un vero e proprio progetto di analisi finalizzato al recupero e alla valorizzazione. Al degrado, all'abbandono, all'incompiutezza e alla relativa estraneità alla vita quotidiana, corrisponde una nuova disponibilità, una virtualità dei manufatti come architetture da "recuperare". Virtualità che si esprime non solo rispetto a come essi erano di fronte ai problemi originali, ma a come potrebbero essere "di nuovo" di fronte a nuovi problemi e a nuove opportunità. In realtà, si dovrebbe mettere in evidenza il rapporto che quasi sempre vi è tra isolamento e degrado: e la possibilità di contemperare la tutela con usi regolamentati. Il progetto vuole proporre un 'qualcosa' che vada molto al di là del semplice excursus di 'oggetti' inseriti dall'uomo nel territorio, che coincida tanto intimamente con un'unica necessità : quella conservativa. Perché finalmente ci si muova in un ottica in cui l'oggetto e la storia, la sua conoscenza e la sua salvezza camminino di pari passo. Ma la trattazione dell'ambiente, del paesaggio e del territorio nell'ottica della tutela e della conservazione degli elementi storico-architettonici è ancora difficile da affrontare, non tanto da un punto di vista pratico-operativo, quanto su quello ideologico-valutativo del cosa e come salvaguardare, ma soprattutto quali siano le premesse metodologiche per una corretta azione tutoria. Si vuole proporre una metodologia di approccio al problema della conservazione degli elementi architettonici ma inseriti in un contesto ambientale di particolare valore. I beni culturali e ambientali sono destinati a diventare, grazie alla profonda riconsiderazione degli ultimi anni, risorsa strategica per lo sviluppo della Basilicata, aggiuntiva rispetto a quelle già disponibili. Questo significa che attorno all'utilizzazione delle risorse culturali ed ambientali possono generarsi linee 'aggiuntive' di crescita economica e culturale. All'ambiente, concepito come complesso di beni naturali e di paesaggi più o meno antropizzati, considerato finora come supporto fisico necessario allo sviluppo delle attività umana e come tale oggetto di consumo, è stata riconosciuta la caratteristica di risorsa irriproducibile. La riconnessione tra prospettive di recupero-valorizzazione di beni culturali ed ambientali e sviluppo economico viene realizzata mediante il rilancio dell'offerta turistica integrata e la riqualificazione dell'ambiente e dei centri storici. Importanti sono i rapporti concettuali fisici fra materiali antichi e materiali contemporanei, per controllare meglio l'introduzione e la compatibilità di tali materiali. La catalogazione per la definizione di un abaco dei materiali e degli elementi costruttivi storici, non tralascia la considerazione dei significati profondi e simbolici dei materiali, delle tecniche e delle forme architettoniche provenienti dalla struttura storicamente stratificata degli spazi urbani. La metodologia di indagine si fonda sull'assunzione dei dati della complessità e atipicità degli edifici e rileva i seguenti dati: a) catalogazione dei rapporti tipomorfologici costitutivi; b) elencazione dei materiali e delle tecnologie costruttive; c) documentazione storico-bibliografica; d) tipologie di intervento. L'interruzione della produzione artigianale locale di molti materiali costruttivi storici (pietra, legno. ferro. ecc.), l'indisponibilità in loco, gli alti costi di approvvigionamento da fonti alternative, impongono una revisione strategica della problematica dei progetti a livello locale. Questo obiettivo della ricerca potrebbe proporre risposte certe e proposte concrete di intervento e circa l'impiego nel processo di recupero di materiali locali disponibili, con caratteristiche tecniche analoghe a quelli storicizzati per una integrazione e la sostituzione degli stessi. Conseguentemente l'aspetto manualistico della ricerca non può prescindere dall'elaborazione ed integrazione della normativa prescrittiva dell'impiego e della lavorazione dei materiali locali, sulla gamma delle variazioni previste dai temi imposti nella casistica dei restauro conservativo. L'aumentata e diffusa sensibilità per il riconoscimento, il recupero e la tutela degli ambienti storici, accentuano l'urgenza strategica di disporre di una metodologia e di una strumentazione d'intervento specifica e locale, come risposta alta e qualificata ai temi attuali del recupero ambientale e architettonico. La conoscenza, la classificazione e la comparazione di una serie ordinata di esempi su aree campione può configurarsi come la base di un progetto più ampio che ridisegni il territorio a partire dai nodi di indagine individuati nel tentativo di riscoprire la storia e di riproporre valenze culturali smarrite. Tutto il programma di ricerca troverà applicazione su casi di studio individuati sul territorio regionale tra borghi di nuova fondazione del XX secolo e nuclei della Riforma fondiaria (edilizia minore diffusa, in ampliamenti urbani e rurali). Specifica attenzione è stata posta agli insediamenti rurali degli anni 1940-60 e alle evoluzioni che essi hanno subito nel tempo, alle motivazioni economiche e politiche che hanno portato alla Riforma Agraria con le conseguenti variazioni dell'assetto territoriale regionale. I risultati attesi si fondono nelle acquisizioni, analisi, catalogazioni e classificazioni di tutto lo svolgimento della ricerca e tendono all'elaborazione di un repertorio metodologico di intervento per il recupero tecnologico e funzionale di questi ambiti territoriali fortemente caratterizzati da tecniche costruttive innovative del Moderno(solai con putrelle in ferro e volterranee, elementi portanti in c.a.) o di sperimentazione di nuove tecniche di posa in opera con materiali tradizionali. Inoltre tale integrazione deve essere vista come un approccio metodologico interdisciplinare tra tradizione ed innovazione fondato sullo studio accurato delle esigenze espresse dall'utente e delle possibili alternative tecnologiche per il loro soddisfacimento in coerenza con i valori espressi dagli edifici. Le periferie delle nostre città sono caratterizzate da insediamenti edilizi che mostrano oggi tutta la loro inadeguatezza funzionale e formale. L'obiettivo è essenzialmente quello della riqualificazione edilizia e urbanistica e può essere raggiunto attraverso interventi di manutenzione, recupero e sostituzione del patrimonio edilizio esistente ed interventi sugli spazi pubblici e di uso pubblico. In quest'ottica, in particolare, si comprende come il patrimonio edilizio non debba essere abbandonato, ma vada gestito in modo da controllarne l'inevitabile processo di degrado, adattandolo all'evoluzione costante dei bisogni della società e dell'individuo, tenendo conto dell'accelerazione del progresso sociale, scientifico e tecnico. Il recupero e la riqualificazione del tessuto urbano ed edilizio si effettuano però, non solamente seguendo orientamenti economici, tecnici e architettonici ma anche e, sempre più spesso, con l'espressa intenzione di migliorare la qualità complessiva della vita nelle città. Il percorso teorico e metodologico, strutturato attraverso alcune fasi e momenti rappresentativi avrà come risultati: - La catalogazione, classificazione e comparazione degli aspetti formali, geometrici e compositivi degli edifici, dei siti e delle loro aree ambientali e territoriali. - Lo studio degli schemi geometrico-formali, dei modelli e dei tipi architettonici degli insediamenti. - La definizione ed analisi delle caratteristiche tecnologico-costruttive con predisposizione di norme di attuazione per il recupero dell’edilizia minore diffusa e dei Borghi della Riforma Fondiaria. - La definizione dell’evoluzione delle procedure tecniche e normative. L’obiettivo ultimo è stato quindi una definizione di Recupero, conservazione, valorizzazione, riconversione del patrimonio edilizio e ambientale per la creazione di “nuovi luoghi”, naturali-artificiali, capaci di uno sviluppo sostenibile e la conoscenza scientifica del patrimonio edilizio e ambientale, con particolare attenzione al rapporto tra tecniche e materiali innovativi degli anni del primo novecento e tecniche e materiali tradizionali.

"Forme, Norme e Tecniche dell'Edilizia del Novecento in Basilicata. L'architettura specialistica e dei borghi rurali." Contiene CD-Rom:“articolazione della ricerca, metodologia di catalogazione, schede di catalogazione.

GUIDA, Antonella Grazia
;
MECCA, Ippolita
2012-01-01

Abstract

Il libro contiene i risultati della ricerca MIUR-PRIN 2002, Unità di Ricerca dell’Università della Basilicata. L'obiettivo è stato quello di affrontare il tema del recupero e della valorizzazione di ambiti fortemente caratterizzati da sperimentazione di tecniche costruttive del Moderno nel territorio della Basilicata e tende a realizzare un abaco delle tecnologie edilizie utilizzate individuando gli effetti dell’innovazione, prima tecnologica poi normativa, sulle realizzazioni. Lo studio critico di queste emergenze architettoniche e delle innovazioni tecnologiche in esse presenti, riferite a quel particolare momento storico che ha segnato la loro realizzazione, viene approfondito attraverso il rilievo con metodologie scientifiche, la documentazione e la classificazione degli organismi architettonici, dei siti storici e delle parti di realtà ambientali scelti in casi-studio, legate alla caratterizzazione di alcune aree geografiche e realtà sociali-insediative. La presenza nel territorio di questa regione, di un patrimonio costituito da complessi insediativi di edilizia minore e di emergenze architettoniche specialistiche, caratterizzato dalla sperimentazione delle tecniche costruttive moderne o da nuove tecniche di posa in opera con materiali tradizionali, poco conosciute e per nulla studiate e valorizzate, è il fattore trainante della ricerca. Lo studio ha analizzato le forme del costruire e i materiali della tradizione correlati e confrontati con le innovazione costruttive della prima metà del XX secolo, al fine di consentire comparazioni e classificazioni, al fine della formazione di un codice di valorizzazione e salvaguardia. Il percorso teorico e metodologico è stato strutturato attraverso fasi e momenti rappresentativi: Ricerca cartografica di archivio e delle fonti storiche; Fase di rilievo diretto con l'ausilio di riprese fotografiche e strumentali; Archiviazione informatica delle immagini e del materiale raccolto; Catalogazione, classificazione e comparazione degli aspetti formali, geometrici, compositivi e tecnici delle parti di città, degli organismi architettonici e del loro contesto ambientale e territoriale; Analisi critica dei dati raccolti e definizione di strategie progettuali da adottarsi per la riqualificazione e lo sviluppo sostenibile del territorio lucano. Oggetto di studio sono realtà architettoniche specifiche come i nuclei omogenei posti nei centri minori rurali ed urbani e gli edifici complessi, anche questi inseriti in strutture urbane o presenti sul territorio, in modo da giungere alla conoscenza e alla creazione di una rete di riferimenti certi per sviluppare e gestire progetti e programmi di riqualificazione per lo sviluppo sostenibile. Possono essere suddivisi in luoghi della realtà socio-politica di trasformazione agraria ed urbanistica dei territori lucani: 1) Borghi rurali di nuova fondazione dei primi del ‘900; 2) Insediamenti degli anni 1940-60 realizzati in seguito alla Riforma Fondiaria; e 3) Manufatti architettonici diffusi sul territorio legati all’economia e alla produzione (Mulini, centrali Idroelettriche, stazioni ferroviarie e case cantoniere, caserme, attività sociali e servizi). In seguito a variazione delle condizioni storiche, economiche, sociali e culturali e variazione delle prestazioni funzionali e degli standard abitativi e residenziali si sono lentamente verificati l’abbandono dei luoghi, il degrado dei manufatti architettonici e la perdita della loro funzione sociale e del ruolo culturale e attualmente manca la metodologia per una corretta azione tutoria specifica del patrimonio in oggetto. Lo studio storico-critico è stato approfondito attraverso il rilievo con metodologie scientifiche, la documentazione e la classificazione degli organismi architettonici, dei siti storici e delle parti di realtà ambientali scelti nel caso-studio. La qualità dello spazio architettonico costruito acquista oggi un ruolo fondamentale in tutte le operazioni di recupero e riconversione di aree urbanizzate in ambiti fortemente caratterizzati. La disponibilità di alcuni contesti urbanizzati tra le emergenze storiche (complessi insediativi di edilizia minore) esistenti nell'intero territorio della Basilicata, hanno determinato il convincimento di poter riqualificare e riconvertire tali ambiti, per uno sviluppo sostenibile. L'operazione di rilevamento dei nuclei omogenei dei centri minori, borghi di nuova fondazione del XX secolo e nuclei della Riforma agraria, in stato di degrado e non, può fornire uno strumento di base, attualmente inesistente, il cui obiettivo è la conoscenza scientifica per la conservazione finalizzata agli interventi di recupero. La ricerca parte appunto dalla considerazione del vasto patrimonio edilizio storico di edilizia minore sparsa sul territorio, presente nella nostra regione. La Basilicata è una regione nella quale i beni ambientali, paesaggistici e culturali sono a livelli di compromissione ancora modesti e si presentano con caratteristiche tali da costituire un sistema nel quale sono massimi i vantaggi competitivi disponibili ed acquisibili. Nell'ambito del lungo processo culturale ed amministrativo di recupero dell'immagine figurale storica (ambiente originario), questa trasformazione deve assicurare l'uso corretto, attraverso un processo di "modificazione controllata" che punta alla tutela delle qualità paesaggistiche peculiari come principale "bene culturale" produttivo la cui irriproducibilità è il pregio maggiore. Le "regole di modificazione" sono tendenzialmente concepite per la ricomposizione del paesaggio naturale e storico originario e per il controllo delle azioni antropiche successive di qualificazione e di miglioramento dei "servizi ambientali". Per proteggere un'area vasta è impossibile instaurare un regime di vincoli fisici diffuso ovvero puntare sulla "conservazione vincolistica integrale". Nella lettura e nelle indicazioni progettuali, è stata scelta la via della "modificazione controllata" di alcuni punti discreti di territorio, partendo dal presupposto che per garantire la conservazione di gran parte del territorio (anche allo stato naturale) è preferibile concentrare gli interventi insediativi e normarli con alcune regole di modificazione. Con queste regole è stato fin qui sviluppato il progetto, puntando su: recupero di un'immagine "naturale" riconoscibile come storicamente originaria; lettura delle sovrapposizioni degli interventi di modificazioni operate dall'uomo con materiali naturali e artificiali; creazione di "nuovi luoghi" naturali-artificiali e valorizzazione delle risorse naturali e ambientali; applicazione delle forme del costruire proprie della tradizione locale ed impiego di materiali compatibili (legno, tufo, pietra) all'ambiente. Lo studio raccoglie la catalogazione di tipologie di edilizia minore, con valenze storico culturali legate alla caratterizzazione di alcune aree geografiche e realtà sociali-insediative. La metodologia d'indagine finalizzata all'intervento di recupero di tale patrimonio edilizio prevede l'individuazione di tecnologie e materiali locali dove l'arte storica del costruire ha assunto e torna quindi ad assumere il vero significato di recupero formale e funzionale, con integrazione di riletture tematiche negli interventi e utilizzazione di materiali e tecniche innovative compatibili. Le tipologie considerate sono quelle degli insediamenti rurali ed urbani legati alla storia socio-economico culturale del secolo appena trascorso, ancora oggi utilizzati oppure ormai abbandonati, che conservano la memoria storica del costruire di quei luoghi e della realtà socio-politica di trasformazione agraria ed urbanistica dei territori lucani. L'attenzione posta a questo tipo di analisi ha avuto l'intento di convogliare il sentimento di valorizzazione, verso la conservazione ed il recupero ad una nuova funzione di questa importante testimonianza antropica nella nostra regione. Il recupero del patrimonio edilizio esistente ha assunto, negli ultimi anni, un'importanza sempre maggiore in relazione al crescente abbandono e degrado delle aree urbane marginali ed alla ridiscussione critica dei modelli di sviluppo urbano di tipo orizzontale-estensivo, nata alla luce delle mutate situazioni energetiche ed anche dei diversi atteggiamenti culturali. Qualsiasi procedura e tecnica di recupero e restauro del patrimonio esistente non possono prescindere dalla conoscenza dei materiali e della tecnologia costruttiva impiegati per la realizzazione dell'opera architettonica sul quale sorge la necessità di intervenire. Il dibattito sulle metodologie di intervento se in passato si basava prevalentemente sull'efficacia delle stesse, oggi, dopo decenni di applicazioni, sperimentazioni e verifiche si è arricchito di un nuovo tema, quello della compatibilità fisica, chimica e strutturale con il manufatto esistente. L'uso integrato di tecnologie tradizionali e moderne sembra essere l'unica via percorribile al fine di garantire un adeguato stato di conservazione e un corretto approccio filologico al bene culturale, comunque esso inteso. L'obiettivo dell'attività di ricerca è la valorizzazione e la conoscenza dei manufatti e dei nuclei fondativi in un ambito culturale più generale del recupero di un frammento di un "mosaico" che è costituito dalle complesse vicende storiche della civiltà del Mezzogiorno. La ricerca si riferisce a quella parte del patrimonio storico-culturale, architettonico ed ambientale che sembra aver perduto con il tempo il proprio ruolo riconoscibile. E' evidente che non ci riferiamo alla funzione, ma al ruolo socio culturale che questi manufatti hanno avuto nel passato e soprattutto al ruolo architettonico in senso lato. Qualsiasi siano i motivi di tale degrado o abbandono, si tratta di manufatti che "per essere di nuovo" suppongono una risposta architettonica, un vero e proprio progetto di analisi finalizzato al recupero e alla valorizzazione. Al degrado, all'abbandono, all'incompiutezza e alla relativa estraneità alla vita quotidiana, corrisponde una nuova disponibilità, una virtualità dei manufatti come architetture da "recuperare". Virtualità che si esprime non solo rispetto a come essi erano di fronte ai problemi originali, ma a come potrebbero essere "di nuovo" di fronte a nuovi problemi e a nuove opportunità. In realtà, si dovrebbe mettere in evidenza il rapporto che quasi sempre vi è tra isolamento e degrado: e la possibilità di contemperare la tutela con usi regolamentati. Il progetto vuole proporre un 'qualcosa' che vada molto al di là del semplice excursus di 'oggetti' inseriti dall'uomo nel territorio, che coincida tanto intimamente con un'unica necessità : quella conservativa. Perché finalmente ci si muova in un ottica in cui l'oggetto e la storia, la sua conoscenza e la sua salvezza camminino di pari passo. Ma la trattazione dell'ambiente, del paesaggio e del territorio nell'ottica della tutela e della conservazione degli elementi storico-architettonici è ancora difficile da affrontare, non tanto da un punto di vista pratico-operativo, quanto su quello ideologico-valutativo del cosa e come salvaguardare, ma soprattutto quali siano le premesse metodologiche per una corretta azione tutoria. Si vuole proporre una metodologia di approccio al problema della conservazione degli elementi architettonici ma inseriti in un contesto ambientale di particolare valore. I beni culturali e ambientali sono destinati a diventare, grazie alla profonda riconsiderazione degli ultimi anni, risorsa strategica per lo sviluppo della Basilicata, aggiuntiva rispetto a quelle già disponibili. Questo significa che attorno all'utilizzazione delle risorse culturali ed ambientali possono generarsi linee 'aggiuntive' di crescita economica e culturale. All'ambiente, concepito come complesso di beni naturali e di paesaggi più o meno antropizzati, considerato finora come supporto fisico necessario allo sviluppo delle attività umana e come tale oggetto di consumo, è stata riconosciuta la caratteristica di risorsa irriproducibile. La riconnessione tra prospettive di recupero-valorizzazione di beni culturali ed ambientali e sviluppo economico viene realizzata mediante il rilancio dell'offerta turistica integrata e la riqualificazione dell'ambiente e dei centri storici. Importanti sono i rapporti concettuali fisici fra materiali antichi e materiali contemporanei, per controllare meglio l'introduzione e la compatibilità di tali materiali. La catalogazione per la definizione di un abaco dei materiali e degli elementi costruttivi storici, non tralascia la considerazione dei significati profondi e simbolici dei materiali, delle tecniche e delle forme architettoniche provenienti dalla struttura storicamente stratificata degli spazi urbani. La metodologia di indagine si fonda sull'assunzione dei dati della complessità e atipicità degli edifici e rileva i seguenti dati: a) catalogazione dei rapporti tipomorfologici costitutivi; b) elencazione dei materiali e delle tecnologie costruttive; c) documentazione storico-bibliografica; d) tipologie di intervento. L'interruzione della produzione artigianale locale di molti materiali costruttivi storici (pietra, legno. ferro. ecc.), l'indisponibilità in loco, gli alti costi di approvvigionamento da fonti alternative, impongono una revisione strategica della problematica dei progetti a livello locale. Questo obiettivo della ricerca potrebbe proporre risposte certe e proposte concrete di intervento e circa l'impiego nel processo di recupero di materiali locali disponibili, con caratteristiche tecniche analoghe a quelli storicizzati per una integrazione e la sostituzione degli stessi. Conseguentemente l'aspetto manualistico della ricerca non può prescindere dall'elaborazione ed integrazione della normativa prescrittiva dell'impiego e della lavorazione dei materiali locali, sulla gamma delle variazioni previste dai temi imposti nella casistica dei restauro conservativo. L'aumentata e diffusa sensibilità per il riconoscimento, il recupero e la tutela degli ambienti storici, accentuano l'urgenza strategica di disporre di una metodologia e di una strumentazione d'intervento specifica e locale, come risposta alta e qualificata ai temi attuali del recupero ambientale e architettonico. La conoscenza, la classificazione e la comparazione di una serie ordinata di esempi su aree campione può configurarsi come la base di un progetto più ampio che ridisegni il territorio a partire dai nodi di indagine individuati nel tentativo di riscoprire la storia e di riproporre valenze culturali smarrite. Tutto il programma di ricerca troverà applicazione su casi di studio individuati sul territorio regionale tra borghi di nuova fondazione del XX secolo e nuclei della Riforma fondiaria (edilizia minore diffusa, in ampliamenti urbani e rurali). Specifica attenzione è stata posta agli insediamenti rurali degli anni 1940-60 e alle evoluzioni che essi hanno subito nel tempo, alle motivazioni economiche e politiche che hanno portato alla Riforma Agraria con le conseguenti variazioni dell'assetto territoriale regionale. I risultati attesi si fondono nelle acquisizioni, analisi, catalogazioni e classificazioni di tutto lo svolgimento della ricerca e tendono all'elaborazione di un repertorio metodologico di intervento per il recupero tecnologico e funzionale di questi ambiti territoriali fortemente caratterizzati da tecniche costruttive innovative del Moderno(solai con putrelle in ferro e volterranee, elementi portanti in c.a.) o di sperimentazione di nuove tecniche di posa in opera con materiali tradizionali. Inoltre tale integrazione deve essere vista come un approccio metodologico interdisciplinare tra tradizione ed innovazione fondato sullo studio accurato delle esigenze espresse dall'utente e delle possibili alternative tecnologiche per il loro soddisfacimento in coerenza con i valori espressi dagli edifici. Le periferie delle nostre città sono caratterizzate da insediamenti edilizi che mostrano oggi tutta la loro inadeguatezza funzionale e formale. L'obiettivo è essenzialmente quello della riqualificazione edilizia e urbanistica e può essere raggiunto attraverso interventi di manutenzione, recupero e sostituzione del patrimonio edilizio esistente ed interventi sugli spazi pubblici e di uso pubblico. In quest'ottica, in particolare, si comprende come il patrimonio edilizio non debba essere abbandonato, ma vada gestito in modo da controllarne l'inevitabile processo di degrado, adattandolo all'evoluzione costante dei bisogni della società e dell'individuo, tenendo conto dell'accelerazione del progresso sociale, scientifico e tecnico. Il recupero e la riqualificazione del tessuto urbano ed edilizio si effettuano però, non solamente seguendo orientamenti economici, tecnici e architettonici ma anche e, sempre più spesso, con l'espressa intenzione di migliorare la qualità complessiva della vita nelle città. Il percorso teorico e metodologico, strutturato attraverso alcune fasi e momenti rappresentativi avrà come risultati: - La catalogazione, classificazione e comparazione degli aspetti formali, geometrici e compositivi degli edifici, dei siti e delle loro aree ambientali e territoriali. - Lo studio degli schemi geometrico-formali, dei modelli e dei tipi architettonici degli insediamenti. - La definizione ed analisi delle caratteristiche tecnologico-costruttive con predisposizione di norme di attuazione per il recupero dell’edilizia minore diffusa e dei Borghi della Riforma Fondiaria. - La definizione dell’evoluzione delle procedure tecniche e normative. L’obiettivo ultimo è stato quindi una definizione di Recupero, conservazione, valorizzazione, riconversione del patrimonio edilizio e ambientale per la creazione di “nuovi luoghi”, naturali-artificiali, capaci di uno sviluppo sostenibile e la conoscenza scientifica del patrimonio edilizio e ambientale, con particolare attenzione al rapporto tra tecniche e materiali innovativi degli anni del primo novecento e tecniche e materiali tradizionali.
2012
9788887687750
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