Negli ultimi anni il concetto di desertificazione non è più considerato un fenomeno marginale legato all’estensione delle zone già desertificate ma costituisce sempre più un aspetto dello studio del territorio legato non solo alle variazioni climatiche in corso che coinvolgono tutti i paesi del bacino del mediterraneo e dell’intero globo terrestre, ma bensì è conseguenza anche dell’uso improprio della risorsa suolo da parte dell’uomo. A tale fenomeno è associato, nell’immaginario collettivo, il processo di espansione dei deserti sabbiosi, ma tale visione non corrisponde alla complessità dei fenomeni di degrado del territorio, che in realtà costituiscono le forze scatenanti ed evolutive del fenomeno stesso. Un elemento comune che inconfutabilmente associa le aree soggette a desertificazione è costituito dalla progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità produttiva. In base ad un criterio di produttività biologica, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Desertificazione, tenutasi a Nairobi nel 1977, ne adottò una definizione, “riduzione o distruzione del potenziale biologico del terreno che può condurre a condizioni desertiche”, che prescindeva dalla collocazione geografica delle aree colpite (polari o tropicali), dalle loro caratteristiche climatiche, dalle cause (naturali o antropogeniche) e dai processi chimico-fisici all’origine della degrado del potenziale biologico del suolo (salinizzazione, erosione, deforestazione ecc.) successivamente. Dal 1992 la problematica “desertificazione” ha assunto una ampliata estendendo il concetto ad un ventaglio di cause notevolmente più ampio: infatti, la Conferenza delle Nazioni Unite, Rio de Janeiro 1992, su Ambiente e Sviluppo, ha scelto di adottare la definizione di desertificazione come “degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane”, ed ha introdotto esplicitamente fra le cause del fenomeno oltre alle variazioni climatiche anche, e soprattutto, le componenti di pressione antropica sul suolo. Tale definizione contiene alcuni concetti-chiave di carattere innovativo: • le cause possono essere sia di origine naturale sia di origine antropica; • il degrado viene inteso non solo come perdita delle caratteristiche bio-chimico-fisiche ma, anche, della redditività economica; • le terre aride, semi-aride, sub-umide secche, individuano le aree del pianeta maggiormente vulnerabili che, pertanto, richiedono interventi urgenti di riequilibrio. La strategia individuata dalla UNCCD per raggiungimento di un tale obiettivo, parte dalla richiesta ai paesi colpiti dal fenomeno di elaborare i Programmi di Azione Nazionali (PAN) e Regionali che fondino le loro basi nelle concrete esigenze delle popolazioni.

Applicazione di un modello concettuale DTPSIR per lo studio della desertificazione del territorio lucano

GRECO, Michele;TELESCA, Vito;
2003-01-01

Abstract

Negli ultimi anni il concetto di desertificazione non è più considerato un fenomeno marginale legato all’estensione delle zone già desertificate ma costituisce sempre più un aspetto dello studio del territorio legato non solo alle variazioni climatiche in corso che coinvolgono tutti i paesi del bacino del mediterraneo e dell’intero globo terrestre, ma bensì è conseguenza anche dell’uso improprio della risorsa suolo da parte dell’uomo. A tale fenomeno è associato, nell’immaginario collettivo, il processo di espansione dei deserti sabbiosi, ma tale visione non corrisponde alla complessità dei fenomeni di degrado del territorio, che in realtà costituiscono le forze scatenanti ed evolutive del fenomeno stesso. Un elemento comune che inconfutabilmente associa le aree soggette a desertificazione è costituito dalla progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità produttiva. In base ad un criterio di produttività biologica, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Desertificazione, tenutasi a Nairobi nel 1977, ne adottò una definizione, “riduzione o distruzione del potenziale biologico del terreno che può condurre a condizioni desertiche”, che prescindeva dalla collocazione geografica delle aree colpite (polari o tropicali), dalle loro caratteristiche climatiche, dalle cause (naturali o antropogeniche) e dai processi chimico-fisici all’origine della degrado del potenziale biologico del suolo (salinizzazione, erosione, deforestazione ecc.) successivamente. Dal 1992 la problematica “desertificazione” ha assunto una ampliata estendendo il concetto ad un ventaglio di cause notevolmente più ampio: infatti, la Conferenza delle Nazioni Unite, Rio de Janeiro 1992, su Ambiente e Sviluppo, ha scelto di adottare la definizione di desertificazione come “degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane”, ed ha introdotto esplicitamente fra le cause del fenomeno oltre alle variazioni climatiche anche, e soprattutto, le componenti di pressione antropica sul suolo. Tale definizione contiene alcuni concetti-chiave di carattere innovativo: • le cause possono essere sia di origine naturale sia di origine antropica; • il degrado viene inteso non solo come perdita delle caratteristiche bio-chimico-fisiche ma, anche, della redditività economica; • le terre aride, semi-aride, sub-umide secche, individuano le aree del pianeta maggiormente vulnerabili che, pertanto, richiedono interventi urgenti di riequilibrio. La strategia individuata dalla UNCCD per raggiungimento di un tale obiettivo, parte dalla richiesta ai paesi colpiti dal fenomeno di elaborare i Programmi di Azione Nazionali (PAN) e Regionali che fondino le loro basi nelle concrete esigenze delle popolazioni.
2003
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