Obiettivo di questo contributo è quello di definire le linee portanti di un’analisi delle relazioni che intercorrono fra attività di volontariato ed esperienze di solidarietà, da una parte, e formazione/costruzione della cittadinanza dall’altra. Tale rapporto può essere indagato sotto due profili. Da una parte occorre esaminare qual è il contributo che le attività di volontariato forniscono alla formazione della cittadinanza in termini generali, sistemici; dall’altra, se, e attraverso quali meccanismi, la partecipazione del singolo cittadino ad attività di volontariato ed esperienze di solidarietà in forma organizzata contribuisca in modo significativo ed in misura incisiva al processo della sua formazione e alla sua crescita individuale. Per approfondire questo tema, su entrambi i piani evidenziati, l’autore mette preliminarmente a fuoco il significato del concetto di “cittadinanza”, così come questa si configura nelle società democratiche avanzate e, per conseguenza, in società che, come viene sottolineato da molti autorevoli interpreti, presentano un elevato livello di complessità nella loro organizzazione. Nei documenti ufficiali elaborati da diversi organismi sovranazionali (Commissione Europea, Consiglio d’Europa, varie Organizzazioni non governative, ecc., in particolare nel Trattato di Amsterdam), così come da parte di diversi studiosi che hanno approfondito tale questione, incluso l’autore di questo saggio, viene posto in evidenza come, oggi, nel contesto delle democrazie evolute, e quindi in special modo nel contesto dell’Europa unitaria, la cittadinanza non possa più essere considerata nei termini riduttivi di uno status riconosciuto ai cittadini sul piano formale (ossia in termini di riconoscimento giuridico di diritti e doveri nel quadro di una formulazione, nella Carta Costituzionale, delle relazioni fra cittadino e stato e quindi di una stipulazione delle condizioni de jure per l’esercizio dei primi e l’assolvimento dei secondi), ma vada definita piuttosto, essenzialmente, in termini di cittadinanza attiva. In linea molto generale si può affermare che la cittadinanza attiva si ha quando in una società democratica una quota significativa dei suoi membri esprime un elevato grado di interesse per la vita pubblica, in tutte le sue forme e manifestazioni, e, soprattutto, di partecipazione attiva e fattiva ai processi di sviluppo e di crescita a livello sociale, politico e civile. Questa visione si lega ad una interpretazione dinamica della democrazia, che rappresenta essenzialmente l’idea della democrazia sviluppata da John Dewey, il quale riguarda quest’ultima, in luogo che nei termini di un particolare sistema politico, fondato su un insieme conchiuso e ben definito – e quindi statico e di conseguenza astorico - di regole (che costituisce l’idea centrale della concezione politica, per esempio, di Norberto Bobbio, quantunque questi inquadri detta concezione nella prospettiva di un processo di graduale evoluzione da una democrazia di stampo liberale verso forme di democrazia contrassegnate in misura crescente da concreti impegni ed interventi atti a realizzare l’eguaglianza sostanziale oltre che a garantire quella formale), piuttosto come un processo continuo di crescita della società a vantaggio di tutti i suoi membri. Una società può essere infatti definita democratica, secondo Dewey, non tanto perché ha adottato una specifica forma di governo, ma piuttosto in quanto esprime una particolare forma di vita collettiva, ossia nella misura in cui è in essa presente una significativa molteplicità e varietà di interessi condivisi ed una fitta ed intensa rete di relazioni e scambi, basati sul reciproco interesse alla libera comunicazione, tra i gruppi sociali che la costituiscono. Queste due condizioni essenziali e fondanti della società democratica implicano una eguale opportunità per tutti i suoi membri di acquisire esperienze e ricevere stimoli dagli altri, nonché una notevole varietà di iniziative ed esperienze condivise, condizione sulla quale, a sua volta, si basa l’esigenza delle società democratiche, orientate al progresso e al cambiamento continui - a fronte di quelle totalitarie e comunque tese a conservare lo status quo -, di estendere e rafforzare il più possibile l’azione educativa, in modo da favorire il massimo sviluppo delle potenzialità di ogni individuo e consentire all’intera collettività di beneficiarne. Muovendo da tali presupposti e approfondendo il confronto tra le teorie politiche di J. Dewey, J. J. Rousseau, E. Durkheim e N. Bobbio, nonché richiamando i capisaldi dell’ideale educativo di Lorenzo Milani, l’autore perviene ad elaborare una proposta pedagogica fondata sull’educazione alla cittadinanza attiva e solidale. In tale modello educativo le forme di partecipazione alla vita pubblica centrate sull’impegno sociale attraverso attività di volontariato, esercitate nell’ambito di iniziative associative (formanti nel loro complesso la realtà del cosiddetto “Terzo Settore”) che concorrono, in virtù del principio di sussidiarietà, a promuovere il progresso sociale e civile e ad attuare concrete forme di sostegno a favore delle categorie di cittadini più deboli e svantaggiate, svolgono una funzione determinante nello sviluppo dell’identità sociale e della formazione civile dei futuri cittadini.

Educare alla solidarietà: il ruolo del Terzo Settore nell'educazione alla cittadinanza attiva e solidale

LASTRUCCI, Emilio
2005-01-01

Abstract

Obiettivo di questo contributo è quello di definire le linee portanti di un’analisi delle relazioni che intercorrono fra attività di volontariato ed esperienze di solidarietà, da una parte, e formazione/costruzione della cittadinanza dall’altra. Tale rapporto può essere indagato sotto due profili. Da una parte occorre esaminare qual è il contributo che le attività di volontariato forniscono alla formazione della cittadinanza in termini generali, sistemici; dall’altra, se, e attraverso quali meccanismi, la partecipazione del singolo cittadino ad attività di volontariato ed esperienze di solidarietà in forma organizzata contribuisca in modo significativo ed in misura incisiva al processo della sua formazione e alla sua crescita individuale. Per approfondire questo tema, su entrambi i piani evidenziati, l’autore mette preliminarmente a fuoco il significato del concetto di “cittadinanza”, così come questa si configura nelle società democratiche avanzate e, per conseguenza, in società che, come viene sottolineato da molti autorevoli interpreti, presentano un elevato livello di complessità nella loro organizzazione. Nei documenti ufficiali elaborati da diversi organismi sovranazionali (Commissione Europea, Consiglio d’Europa, varie Organizzazioni non governative, ecc., in particolare nel Trattato di Amsterdam), così come da parte di diversi studiosi che hanno approfondito tale questione, incluso l’autore di questo saggio, viene posto in evidenza come, oggi, nel contesto delle democrazie evolute, e quindi in special modo nel contesto dell’Europa unitaria, la cittadinanza non possa più essere considerata nei termini riduttivi di uno status riconosciuto ai cittadini sul piano formale (ossia in termini di riconoscimento giuridico di diritti e doveri nel quadro di una formulazione, nella Carta Costituzionale, delle relazioni fra cittadino e stato e quindi di una stipulazione delle condizioni de jure per l’esercizio dei primi e l’assolvimento dei secondi), ma vada definita piuttosto, essenzialmente, in termini di cittadinanza attiva. In linea molto generale si può affermare che la cittadinanza attiva si ha quando in una società democratica una quota significativa dei suoi membri esprime un elevato grado di interesse per la vita pubblica, in tutte le sue forme e manifestazioni, e, soprattutto, di partecipazione attiva e fattiva ai processi di sviluppo e di crescita a livello sociale, politico e civile. Questa visione si lega ad una interpretazione dinamica della democrazia, che rappresenta essenzialmente l’idea della democrazia sviluppata da John Dewey, il quale riguarda quest’ultima, in luogo che nei termini di un particolare sistema politico, fondato su un insieme conchiuso e ben definito – e quindi statico e di conseguenza astorico - di regole (che costituisce l’idea centrale della concezione politica, per esempio, di Norberto Bobbio, quantunque questi inquadri detta concezione nella prospettiva di un processo di graduale evoluzione da una democrazia di stampo liberale verso forme di democrazia contrassegnate in misura crescente da concreti impegni ed interventi atti a realizzare l’eguaglianza sostanziale oltre che a garantire quella formale), piuttosto come un processo continuo di crescita della società a vantaggio di tutti i suoi membri. Una società può essere infatti definita democratica, secondo Dewey, non tanto perché ha adottato una specifica forma di governo, ma piuttosto in quanto esprime una particolare forma di vita collettiva, ossia nella misura in cui è in essa presente una significativa molteplicità e varietà di interessi condivisi ed una fitta ed intensa rete di relazioni e scambi, basati sul reciproco interesse alla libera comunicazione, tra i gruppi sociali che la costituiscono. Queste due condizioni essenziali e fondanti della società democratica implicano una eguale opportunità per tutti i suoi membri di acquisire esperienze e ricevere stimoli dagli altri, nonché una notevole varietà di iniziative ed esperienze condivise, condizione sulla quale, a sua volta, si basa l’esigenza delle società democratiche, orientate al progresso e al cambiamento continui - a fronte di quelle totalitarie e comunque tese a conservare lo status quo -, di estendere e rafforzare il più possibile l’azione educativa, in modo da favorire il massimo sviluppo delle potenzialità di ogni individuo e consentire all’intera collettività di beneficiarne. Muovendo da tali presupposti e approfondendo il confronto tra le teorie politiche di J. Dewey, J. J. Rousseau, E. Durkheim e N. Bobbio, nonché richiamando i capisaldi dell’ideale educativo di Lorenzo Milani, l’autore perviene ad elaborare una proposta pedagogica fondata sull’educazione alla cittadinanza attiva e solidale. In tale modello educativo le forme di partecipazione alla vita pubblica centrate sull’impegno sociale attraverso attività di volontariato, esercitate nell’ambito di iniziative associative (formanti nel loro complesso la realtà del cosiddetto “Terzo Settore”) che concorrono, in virtù del principio di sussidiarietà, a promuovere il progresso sociale e civile e ad attuare concrete forme di sostegno a favore delle categorie di cittadini più deboli e svantaggiate, svolgono una funzione determinante nello sviluppo dell’identità sociale e della formazione civile dei futuri cittadini.
2005
9788849815818
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