La conca intermontana drenata dall’alto corso del Fiume Bussento (“Bacino di Sanza” Auctt.), allungata in direzione E-O, è delimitata a nord dai carbonati mesozoici del Monte Cervati e a sud dalle successioni silicoclastiche e marnoso-calcaree cretacico-terziarie del Monte Centaurino e dai calcari cretacici del Monte Forcella. Il corridoio morfologico del bacino di Sanza rappresenta fisiograficamente un braccio del contiguo Vallo di Diano, di cui tuttavia non è tributario, colmato da una successione continentale conglomeratico-argillosa interessata da diverse famiglie di faglie e fratture. Lo studio morfostratigrafico e l’analisi delle associazioni di facies del riempimento clastico hanno permesso di differenziare i diversi ambienti deposizionali continentali e di correlare i depositi di Sanza con quelli del riempimento quaternario del Vallo di Diano, entro cui sono stati peraltro riconosciuti e datati due livelli vulcanoclastici. Il bacino fluvio-lacustre pleistocenico si estingue per erosione della soglia meridionale e successiva reincisione ad opera della rete idrografica. La diffrattometria, la spettroscopia IR e la termogravimetria hanno mostrato per i depositi pelitici di Sanza una composizione mineralogica costituita, in ordine di abbondanza, da illite e strati misti illite/smectite, caolinite/halloysite, vermiculite/clorite, quarzo, goethite/ematite e, in alcuni campioni, feldspati (sino al 5% in peso). Il riconoscimento di halloysite 7Å con habitus sferoidale, soprattutto nella frazione ultrafine (< 0,2 μm), e di cristalli di k-feldspato suggerisce la presenza di una componente vulcanoclastica. L’halloysite formatasi per alterazione del vetro vulcanico e pomice assume infatti una forma sferoidale o talvolta tubolare di piccole dimensioni, a differenza di quella originatasi dall’alterazione di feldspati in rocce granitiche, che assume una tipica forma tubolare. Anche il diagramma Zr/TiO2 vs (V+Ni+Cr)/Al2O3 mostra un input vulcanoclastico significativo, attribuibile all'attività vulcanica del Roccamonfina. I marker morfotettonici (superfici di spianamento, versanti di faglia e di linea di faglia, ecc.) e l’assetto delle principali morfostrutture positive e negative dell’area sono alcuni degli elementi utilizzati per lo studio dell'evoluzione a lungo termine del rilievo locale. Le indagini morfostrutturali e l’analisi del sistema di fratture e delle famiglie di faglie alla mesoscala nei carbonati mesozoici ai bordi del bacino e nei depositi continentali quaternari hanno permesso di riconoscere le direttrici tettoniche responsabili della formazione della depressione, mentre l'analisi dell'anisotropia della suscettività magnetica (AMS) condotta su brecce di versante antiche e silt lacustri ha permesso di determinare le direzioni degli assi dell'ellissoide di suscettività magnetica, che indicano una variazione del campo di stress locale nel corso del Pleistocene inferiore e medio compatibile con quella documentata a scala regionale. I dati ottenuti con le diverse metodologie hanno consentito di definire la cinematica di apertura del bacino e di ricavare un quadro esaustivo circa l’età, il contesto tettono-sedimentario, geomorfologico e paleoclimatico entro cui è stata generata e si è evoluta la depressione morfostrutturale di Sanza, anche in relazione alla complessa storia morfoevolutiva del vicino Vallo di Diano.

Evoluzione morfotettonica quaternaria del bacino intermontano di Sanza (Appennino meridionale)

GIANO, Salvatore Ivo
;
SCHIATTARELLA, Marcello
2009-01-01

Abstract

La conca intermontana drenata dall’alto corso del Fiume Bussento (“Bacino di Sanza” Auctt.), allungata in direzione E-O, è delimitata a nord dai carbonati mesozoici del Monte Cervati e a sud dalle successioni silicoclastiche e marnoso-calcaree cretacico-terziarie del Monte Centaurino e dai calcari cretacici del Monte Forcella. Il corridoio morfologico del bacino di Sanza rappresenta fisiograficamente un braccio del contiguo Vallo di Diano, di cui tuttavia non è tributario, colmato da una successione continentale conglomeratico-argillosa interessata da diverse famiglie di faglie e fratture. Lo studio morfostratigrafico e l’analisi delle associazioni di facies del riempimento clastico hanno permesso di differenziare i diversi ambienti deposizionali continentali e di correlare i depositi di Sanza con quelli del riempimento quaternario del Vallo di Diano, entro cui sono stati peraltro riconosciuti e datati due livelli vulcanoclastici. Il bacino fluvio-lacustre pleistocenico si estingue per erosione della soglia meridionale e successiva reincisione ad opera della rete idrografica. La diffrattometria, la spettroscopia IR e la termogravimetria hanno mostrato per i depositi pelitici di Sanza una composizione mineralogica costituita, in ordine di abbondanza, da illite e strati misti illite/smectite, caolinite/halloysite, vermiculite/clorite, quarzo, goethite/ematite e, in alcuni campioni, feldspati (sino al 5% in peso). Il riconoscimento di halloysite 7Å con habitus sferoidale, soprattutto nella frazione ultrafine (< 0,2 μm), e di cristalli di k-feldspato suggerisce la presenza di una componente vulcanoclastica. L’halloysite formatasi per alterazione del vetro vulcanico e pomice assume infatti una forma sferoidale o talvolta tubolare di piccole dimensioni, a differenza di quella originatasi dall’alterazione di feldspati in rocce granitiche, che assume una tipica forma tubolare. Anche il diagramma Zr/TiO2 vs (V+Ni+Cr)/Al2O3 mostra un input vulcanoclastico significativo, attribuibile all'attività vulcanica del Roccamonfina. I marker morfotettonici (superfici di spianamento, versanti di faglia e di linea di faglia, ecc.) e l’assetto delle principali morfostrutture positive e negative dell’area sono alcuni degli elementi utilizzati per lo studio dell'evoluzione a lungo termine del rilievo locale. Le indagini morfostrutturali e l’analisi del sistema di fratture e delle famiglie di faglie alla mesoscala nei carbonati mesozoici ai bordi del bacino e nei depositi continentali quaternari hanno permesso di riconoscere le direttrici tettoniche responsabili della formazione della depressione, mentre l'analisi dell'anisotropia della suscettività magnetica (AMS) condotta su brecce di versante antiche e silt lacustri ha permesso di determinare le direzioni degli assi dell'ellissoide di suscettività magnetica, che indicano una variazione del campo di stress locale nel corso del Pleistocene inferiore e medio compatibile con quella documentata a scala regionale. I dati ottenuti con le diverse metodologie hanno consentito di definire la cinematica di apertura del bacino e di ricavare un quadro esaustivo circa l’età, il contesto tettono-sedimentario, geomorfologico e paleoclimatico entro cui è stata generata e si è evoluta la depressione morfostrutturale di Sanza, anche in relazione alla complessa storia morfoevolutiva del vicino Vallo di Diano.
2009
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