I licheni, organismi derivanti dalla simbiosi tra un fungo e un’alga, sono particolarmente indicati a registrare su se stessi le informazioni su ciò che accade ad un essere vivente se viene sottoposto per un lungo tempo alle sostanze inquinanti. L’inquinamento atmosferico provoca infatti un deterioramento degli esemplari presenti nella zona interessata, fino ad impedire la crescita delle specie meno adattabili agli inquinanti: nei casi più gravi si assiste alla totale scomparsa anche delle specie più resistenti (deserto lichenico). Il biomonitoraggio lichenico può essere un valido supporto, non sostitutivo dell’analisi chimica tradizionale, per valutare il grado di alterazione ambientale del territorio: studi a livello internazionale indicano la biodiversità lichenica quale parametro per classificare la qualità dell’aria nelle nostre città. Questo obiettivo può essere raggiunto con modalità di rilevo standardizzate ottenendo dati spaziali di tipo ambientale. Il presente lavoro riporta i risultati preliminari di una campagna di monitoraggio condotta nella provincia di Potenza, Basilicata, utilizzando la Pseudevernia furfuracea L. Zopf, specie lichenica epifita, segnalata da molti autori, molto sensibile ai contaminanti. Tale lichene non è presente naturalmente nell’area di studio, pertanto i talli di P. Furfuracea sono stati prelevati in una zona boscata d’alta quota, ed esposti all’aria in diversi cantieri per 6-12 settimane secondo un disegno di campionamento prestabilito. I criteri per la localizzazione delle stazioni sono stati dettati dall’esigenza d’incrociare i dati chimici con quelli atmosferici per cui le lichen bags sono state esposte presso tutte le stazioni metereologiche situate in zone a rischio. Le analisi dei metalli in traccia sono state effettuate adoperando tecniche spettofotometriche di assorbimento e di emissione (AAS-GTA e ICP-OES). I primi risultati hanno evidenziato nella matrice vegetale la presenza di cromo, nichel, zinco, ferro, alluminio, cadmio e piombo. Quest’ultimo elemento è presente anche nel lichene testimone pertanto sarà necessario approfondire la ricerca prelevando la stessa specie in altre zone boschive al fine di comprendere l’importanza del problema. Successivamente saranno correlati i dati di biomonitoraggio lichenico con quelli ottenuti dall’analisi del particolato atmosferico (campionamento nello stesso sito e nello stesso periodo temporale). E’ prevista, inoltre, l’elaborazione cartografica dei dati relativi alle stazioni al fine la realizzazione di mappe di isoconcentrazione di rilevante interesse per il controllo dell’alterazione ambientale a lungo termine.

Valutazione del bioaccumulo di metalli in traccia in “Pseudevernia furfuracea L. Zopf

BRIENZA, MONICA;SCRANO, Laura;POTENZA, GIOVANNA;FASCETTI, Simonetta;BUFO, Sabino Aurelio
2009-01-01

Abstract

I licheni, organismi derivanti dalla simbiosi tra un fungo e un’alga, sono particolarmente indicati a registrare su se stessi le informazioni su ciò che accade ad un essere vivente se viene sottoposto per un lungo tempo alle sostanze inquinanti. L’inquinamento atmosferico provoca infatti un deterioramento degli esemplari presenti nella zona interessata, fino ad impedire la crescita delle specie meno adattabili agli inquinanti: nei casi più gravi si assiste alla totale scomparsa anche delle specie più resistenti (deserto lichenico). Il biomonitoraggio lichenico può essere un valido supporto, non sostitutivo dell’analisi chimica tradizionale, per valutare il grado di alterazione ambientale del territorio: studi a livello internazionale indicano la biodiversità lichenica quale parametro per classificare la qualità dell’aria nelle nostre città. Questo obiettivo può essere raggiunto con modalità di rilevo standardizzate ottenendo dati spaziali di tipo ambientale. Il presente lavoro riporta i risultati preliminari di una campagna di monitoraggio condotta nella provincia di Potenza, Basilicata, utilizzando la Pseudevernia furfuracea L. Zopf, specie lichenica epifita, segnalata da molti autori, molto sensibile ai contaminanti. Tale lichene non è presente naturalmente nell’area di studio, pertanto i talli di P. Furfuracea sono stati prelevati in una zona boscata d’alta quota, ed esposti all’aria in diversi cantieri per 6-12 settimane secondo un disegno di campionamento prestabilito. I criteri per la localizzazione delle stazioni sono stati dettati dall’esigenza d’incrociare i dati chimici con quelli atmosferici per cui le lichen bags sono state esposte presso tutte le stazioni metereologiche situate in zone a rischio. Le analisi dei metalli in traccia sono state effettuate adoperando tecniche spettofotometriche di assorbimento e di emissione (AAS-GTA e ICP-OES). I primi risultati hanno evidenziato nella matrice vegetale la presenza di cromo, nichel, zinco, ferro, alluminio, cadmio e piombo. Quest’ultimo elemento è presente anche nel lichene testimone pertanto sarà necessario approfondire la ricerca prelevando la stessa specie in altre zone boschive al fine di comprendere l’importanza del problema. Successivamente saranno correlati i dati di biomonitoraggio lichenico con quelli ottenuti dall’analisi del particolato atmosferico (campionamento nello stesso sito e nello stesso periodo temporale). E’ prevista, inoltre, l’elaborazione cartografica dei dati relativi alle stazioni al fine la realizzazione di mappe di isoconcentrazione di rilevante interesse per il controllo dell’alterazione ambientale a lungo termine.
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